Cessione del credito e sconto in fattura ora più che mai indispensabili per sostenere la maxi-detrazione
I fondi stanziati per il Superbonus 110% sono esauriti e le maggiori banche hanno annunciato di non avere più capienza fiscale per accettare nuovi crediti. Nello specifico si tratta di circa 5 miliardi di crediti incagliati che rischiano di paralizzare il settore edile.
Secondo i dati della Cna (Confederazione Nazionale dell’artigianato e della piccola e media impresa) ad essere colpite dal blocco del meccanismo di cessione sarebbero quasi 33 mila imprese.
Salvaguardare le aziende, soprattutto quelle di piccole dimensioni, è adesso di primaria importanza e il Parlamento è tornato al lavoro per permettere ai cantieri già iniziati di poter completare i lavori.
Tra le soluzioni avanzate per frenare l’urgenza, la più immediata coinvolge il Decreto Aiuti e prevede una serie di nuove misure da inserire nel procedimento di conversione in legge.
Possibile la proroga alla durata dei crediti
Il DL Aiuti dovrà essere ufficialmente approvato entro il 16 luglio 2022 e i partiti di maggioranza (tra cui M5S, PD e Forza Italia) hanno sfruttato l’occasione per presentare al Ministero dell’Economia un emendamento firmato da 53 deputati.
L’obiettivo è quello di valutare la possibilità di procedere con un intervento capace di garantire la liquidità e venire in soccorso ai contribuenti, per evitare che si ritrovino a dover saldare cifre esorbitanti per le opere lasciate incompiute.
Le modifiche proposte al Decreto Aiuti prevedono di:
- prolungare la validità dei crediti bloccati;
- aprire le cessioni anche ai privati con partita Iva, a patto che il bilancio sia superiore ai 50 mila euro;
- permettere alle banche di convertire i crediti in Buoni Poliennali del Tesoro (BTP), titoli a medio-lungo termine ceduti dallo Stato con una cedola fissa pagata semestralmente.
Se la conversione dei crediti in BPT sembra difficile da attuare, la proposta sull’estensione della validità dei crediti appare più allettante. La speranza è quella che la conversione in legge del DL Aiuti possa favorire la riapertura dei mercati, così che i crediti fiscali bloccati potranno essere usati anche nel 2023 per compensare le imposte dovute.
Si tratta ancora solo di ipotesi, ma il governo potrebbe anche considerare di accettare un’ulteriore cessione dei crediti da parte delle banche ai propri correntisti. Come stabilito dal Decreto Energia, attualmente questa opzione è concessa solo ai clienti professionali privati, tra i quali rientrano anche le imprese con bilancio pari o superiore a 20 milioni di euro.
Il testo dell’emendamento interviene sul tema delle villette unifamiliari e chiede una nuova proroga che permetta di usufruire del Superbonus sulle case popolari nell’aliquota al 110% fino a tutto il 2025, e non fino al 2023 come previsto dalla Legge di Bilancio 2022.
Lo scenario per i cantieri
I cantieri intanto vanno avanti e l’ultimo monitoraggio di Enea non fa registrare nessun blocco. A ben guardare, invece, le detrazioni previste ammontano a più di 33,712 miliardi euro.
Si tratta di un aumento di circa tre miliardi rispetto al mese di aprile 2022, con un ritmo di crescita che non sembra aver risentito delle misure antifrode introdotte a novembre 2021.
Nonostante gli interventi sul DL Aiuti, le troppe incertezze sul futuro rendono rischioso avviare adesso nuovi cantieri, soprattutto se si considera anche che è già stata superata la soglia di 33,3 miliardi di euro stanziati dallo Stato per il Superbonus.
Lo sforamento del platfond, però, non sembra costituire un problema per i lavori attualmente in corso. Proprio a questo proposito Christian Dominici, commercialista specializzato nella gestione dei crediti tributari, ha dichiarato al Corriere della Sera che “una volta che siano rispettate le norme relative al Superbonus il credito che arriva nei cassetti fiscali delle banche è del tutto esigibile e lo sarà per tutti i crediti ceduti prima di uno stop formale a nuovi fondi”.
Ipotizzare già ora se nella prossima Legge di Bilancio vi saranno ulteriori risorse è difficile, soprattutto considerata la posizione poco favorevole del Premier Mario Draghi rispetto alla maxi-detrazione.
Quello che è possibile affermare adesso è che occorre rimodulare i bonus edilizi e promuovere una politica industriale a lungo raggio che punti, per il settore delle costruzioni, al risparmio energetico e alla rigenerazione urbana.