Il terremoto che scosse la Valle del Belìce

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Case distrutte dopo il terremoto della Valle del Balice
Credit foto: Rai News

Quando la natura decide di fare il proprio gioco, i risultati possono essere devastanti. È esattamente quello che accadde nella Valle del Belìce nel gennaio 1968, quando un terremoto scosse e sconvolse per diversi mesi tutta la Sicilia. Ora, decenni dopo il disastro, è possibile valutare come questo evento abbia influenzato la vita quotidiana e l’intera comunità della Valle.

Nel 1968 l’Italia ha subito la prima grave emergenza del dopoguerra. Nella notte tra il 14 e il 15 gennaio la Sicilia occidentale e, in particolare, le province di Palermo, Trapani e Agrigento, sono state scosse da un violento terremoto di magnitudo 6.5. La Valle del Belìce ne è uscita devastata e diversi comuni sono stati gravemente danneggiati o addirittura rasi al suolo.

Il bilancio è pesante: 296 persone hanno perso la vita, più di 1.000 sono rimaste ferite e gli sfollati sono circa 100mila. Le catastrofe ha messo in luce i difetti di un patrimonio edilizio obsoleto, incapace di resistere alle numerose scosse che hanno continuato a succedersi per tutto l’anno, fino a febbraio 1969.

La difficile gestione dell’emergenza, i ritardi nei soccorsi, le persone senza casa costrette all’emigrazione sono state le conseguenze più evidenti del terremoto del Belìce. La ricostruzione è stata lunga e complessa: i centri abitati sono stati spostati in luoghi distanti da quelli colpiti dal terremoto, senza tenere conto delle esigenze di vita e lavoro della comunità. La Valle ne è uscita pesantemente trasformata: vediamo come.

Demografia ed economia

Le conseguenze di un terremoto non si limitano solo alla distruzione materiale. Un evento così catastrofico può lasciare un’impronta indelebile nella demografia e nell’economia di un luogo. Nella Valle del Belìce, infatti, la popolazione si è ridotta drasticamente e la capacità economica ha subito un duro colpo che si fa ancora sentire.

Come il terremoto ha modellato la demografia

L’evento sismico non solo ha portato alla perdita di vite umane, ma ha anche scosso profondamente la struttura demografica dell’area. Prima del terremoto, la Valle del Belìce già mostrava segni di sottosviluppo e declino demografico. Tuttavia, l’impatto del terremoto ha accentuato questa tendenza, portando a un invecchiamento della popolazione e a una diminuzione costante degli abitanti.

Il fenomeno migratorio

La fuga dalle aree colpite era già un problema precedente al terremoto, ma l’evento ha amplificato questa tendenza. Le nuove generazioni, in particolare, hanno cercato altrove migliori opportunità di lavoro e di vita. Lo Stato italiano ha addirittura agevolato la migrazione, offrendo a tutti gli abitanti dei territori colpiti biglietti gratuiti per i treni ed agevolando le procedure per il rilascio del passaporto.

Il terremoto e il mercato del lavoro

L’economia locale è stata fortemente colpita. Dalla diminuzione dei posti di lavoro alla perdita di opportunità economiche, l’impatto è stato significativo. La transizione da un’economia prevalentemente agricola a settori come la manifattura e i servizi ha subito un arresto, lasciando l’area in una situazione economica precaria.

Redditi e situazione economica attuale

L’analisi dei redditi delle famiglie evidenzia un divario significativo rispetto alla media nazionale e regionale. Nonostante un leggero miglioramento nel reddito imponibile, la Valle del Belìce continua a trovarsi in una situazione svantaggiata rispetto ad altre aree.

Speranze per il futuro

Nonostante le sfide, il terremoto ha avuto anche un lato positivo. Ha spinto i comuni a collaborare, dando vita a un’associazione per affrontare le difficoltà economiche. Inoltre, ha rinvigorito il settore agricolo, creando nuove opportunità e attirando risorse nell’area.

Conclusioni finali

I risultati evidenziano una continua diminuzione demografica e un progressivo invecchiamento dei comuni colpiti fino al 2011, accompagnati da un rallentamento dello sviluppo economico sia occupazionale che reddituale.

Questi impatti a lungo termine non sono solamente il risultato del disastro naturale, ma anche della mancanza di un processo di ricostruzione capace di generare dinamiche durature nell’area del cratere. Nonostante i fondi per la ricostruzione e lo sviluppo, stimati a circa 9,2 milioni di euro, si siano esauriti rapidamente senza generare un impatto duraturo sull’economia locale.

Tuttavia, il terremoto ha portato anche a due elementi positivi per il territorio colpito. Ha incoraggiato i comuni a unirsi formando una rete collaborativa, creando un’unità per affrontare le ripercussioni economiche e promuovere lo sviluppo. Questo networking ha dato vita al Gal, considerato uno strumento di promozione e sviluppo socio-economico per la zona rurale.

Inoltre, l’area ha sviluppato un nuovo rapporto tra società e agricoltura, con un passaggio verso un modello imprenditoriale e un cambiamento nelle colture, come l’uliveto e il vigneto. Questi settori agricoli, sebbene con margini di miglioramento come la vendita diretta e l’informatizzazione delle aziende, hanno contribuito a rendere la Valle del Belìce una realtà economica dinamica nel settore agro-alimentare della Sicilia occidentale.

Tuttavia, per mantenere un percorso di sviluppo costante, è essenziale continuare con una strategia di cura e tutela del territorio nel tempo.

Fonti:

INGV – “Il Cretto di Burri e il terremoto del Belice: dalle macerie alla più grande opera di Land Art al mondo, per non dimenticare” – Francesca Pezzella;
Servizio Nazionale Protezione Civile – “Terremoto del Belìce
La Sicilia – “Nel 1968 il terremoto nel Belice, ecco le immagini Rai dell’epoca in un servizio da Gibellina di Sergio Zavoli

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