Il tetto verde è una soluzione efficace e alternativa alle coperture tradizionali.
È sempre più utilizzato da progettisti per ottenere benefici ambientali e energetici sia per i singoli edifici che per intere aree urbane. A determinare quali elementi possono comporre una stratigrafia (perché non ci siano danni alle strutture), quali sono i requisiti essenziali e, soprattutto, gli standard da seguire lo definisce la normativa UNI 11235:2007.
La diffusione di questa tipologia di copertura ecosostenibile deriva da diversi aspetti. Innanzitutto dall’esigenza di ripristinare il verde urbano in città. Per la mancanza di spazi è stato necessario trovare soluzioni alternative, come ad esempio pareti e tetti verdi.
La stessa Commissione Europea, nella direttiva UE 2018/844 sottolinea l’importanza di soluzioni di tipo naturale, quali: “una vegetazione stradale ben progettata, i tetti verdi e i muri che garantiscano isolamento e ombreggiamento agli edifici, contribuiscono a ridurre la domanda di energia, limitando la necessità di riscaldamento e rinfrescamento e migliorando la prestazione energetica di un edificio”. In particolare, i tetti verdi offrono moltissimi vantaggi sia per il microclima locale, che per l’edificio su cui si installano.
Il tetto verde, infatti, può essere utilizzato sia per gli edifici pubblici, sia per quelli privati, oltre che per i fabbricati nuovi o esistenti.
Tetti verdi: cosa sono? E quante tipologie ne esistono?
Ne esistono principalmente di due tipi, distinguibili in base alla profondità del substrato vegetale: quelli estensivi con uno spessore di terra tra gli 8-5 cm e quelli intensivi che raggiungono i 25-50 cm. Si può optare per diversi tipi di piante, che ovviamente sono selezionate sulla base delle caratteristiche climatiche dei siti dove vengono collocate.
Quindi, il tetto verde deve tenere conto, oltre dei fattori strutturali e termici, anche di quelli agronomici e drenanti, in quanto bisogna garantire un’ottima impermeabilizzazione.
Nelle coperture estensive l’inverdimento è applicabile a superfici di grandi estensioni. Lo spessore del substrato del terreno deve essere compreso tra gli 8 e i 12 cm ed è possibile utilizzare diverse tipologie di piante ma di piccole dimensioni. Il peso che incide sull’edificio non super i 150 kg/m2. Il tetto verde estensivo necessita di poca manutenzione (solitamente un intervento ogni 6-12 mesi) ma non è calpestabile.
Diversamente le coperture di tipo intensivo possono avere uno strato colturale superiore: dai 25 cm a un metro. Questa tipologia di tetto verde prevede interventi più cadenzati, solitamente 4-5 all’anno, ed incide sull’edificio con un peso nettamente superiore determinato dalla scelta delle piante. Quest’ultimo fattore è da considerare attentamente quando si valuta l’idoneità della struttura su cui si posa.
Tetti verdi: quali sono i vantaggi?
I green roof permettono di contrastare l’inquinamento dell’aria tipico delle aree urbane. Infatti, intercettano le sostanze inquinanti (ad esempio le polveri sottili pm10 e pm 2,5), assorbono CO2, monossido di carbonio, ossidi di azoto e di zolfo, solfuri e VOC. Contribuiscono ad abbattere diverse sostanze chimiche presenti nell’aria e, producono ossigeno.
I tetti verdi in sostanza contribuiscono all’arricchimento della biodiversità urbana, favoriscono la purificazione dell’aria in città e contribuiscono alla riduzione del fenomeno delle isole di calore. I vantaggi di un tetto verde, però, riguardano anche il singolo edificio e il benessere dei suoi abitanti. Rispetto ad un tetto tradizionale, infatti, un green roof assicura migliori prestazioni energetiche, grazie al controllo dell’assorbimento solare, termoigrometrico e all’isolamento termico.
Il risparmio energetico, quindi, è assicurato.