Rapporto OICE-CER: un 2015 non positivo per le società di ingegneria e architettura

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Per le società di ingegneria e di architettura italiane il 2015 non si è chiuso in positivo. È quanto emerge dal rapporto curato dall’OICE, Associazione aderente a Confindustria che raggruppa circa 400 società di ingegneria ed architettura, in collaborazione con il CER, Centro Europa Ricerche.

Il rapporto, intitolato Rilevazione annuale sulle società di ingegneria italiane, non porta dati positivi per il 2015, descrivendo una situazione di difficoltà per il settore che oramai si protrae da anni.
Il valore della produzione è sceso del 10% rispetto al 2014, passando da 1.938 a 1.733 milioni di euro.
Più confortante la stima per il 2016, che prevede invece un recupero quasi ai livelli del 2014 e quindi su una cifra di 1.907 milioni di euro.
L’occupazione cresce dell’1,1%, raggiungendo 13.411 unità, con numeri più alti per le imprese con meno di 50 addetti (1,5% in più) che per quale con più di 50 addetti (0,7%).
Per leggere i due dati, produzione e occupazione, che sembrerebbero in controtendenza bisogna tenere conto che per l’anno oggetto dell’analisi il Jobs Act ha permesso a molte aziende di far emergere professionisti con partite iva non strutturali che prima non configuravano nel computo degli addetti.

Un altro dato negativo si registra sul fronte estero, pari nel 2015 al 30,6% del mercato. Qui si evidenzia una diminuzione del valore della produzione pari al 12,1%. E nemmeno le previsioni per il 2016 fanno ben sperare prevedendo un calo del 13,2%.
Previsioni negative anche per l’andamento del portafoglio ordini, che dopo la sostanziale tenuta tra il 2014 e il 2015, dovrebbe registrare una diminuzione del 18% nel 2016.
I contratti acquisiti dovrebbero invece raggiungere 2,2 miliardi nel 2016, grazie soprattutto all’apporto delle società di maggiore dimensione, con un incremento del 18,9% sul 2015.

Resta consistente la quota di attività delle società di ingegneria e architettura nel mercato privato, nonostante anche in questo settore si registri un calo, passando da 944 milioni di euro nel 2014 a 736 milioni di euro nel 2015. Per il 2016 si prevede un recupero a 899 milioni.

Il rapporto fa anche un’analisi geografica dei dati sottolineando per esempio che la produzione all’estero, concentrata nel 2014 per quasi il 50% tra Penisola Arabica e Asia, diminuisce nel 2015 in queste aree, però cresce in Unione Europea. Dati che parlano di un riposizionamento della produzione all’estero delle imprese OICE.

Un dato interessante è che il 61% degli associati OICE segnala l’insufficiente livello della domanda pubblica (molto più bassa della media europea) e il ritardo dei pagamenti percepito in peggioramento rispetto al 2014.

Non siamo ancora fuori dalle secche della crisi, ce lo confermano i dati del 2015 che un anno fa avevamo previsto in moderata crescita, ma che la realtà dei fatti ci dice che sono invece in arretramento” – è il commento presidente Oice, Gabriele Scicolone, pubblicato dall’AnsaLe dinamiche internazionali vedono all’orizzonte diverse incertezze e anche gli spostamenti nella collocazione delle nostre società sui mercati esteri lo confermano. Siamo però moderatamente ottimisti per l’anno in corso, che dovrebbe vedere un forte recupero, annullando la riduzione del valore della produzione del 2015”.

“Premesso che l’evento Brexit rende difficile qualsiasi previsione – ha commentato invece il Direttore Generale del Cer, Stefano Fantacone, secondo quanto pubblica lavoripubbilci.itquella che si va prefigurando è una fase di stabilizzazione dell’economia italiana intorno a tassi di crescita contenuti, tanto che a fine 2019 i livelli di attività pre-crisi non saranno ancora recuperati. Il passo della ripresa, d’altronde, è rallentato proprio dalle incertezze del quadro internazionale, di cui Brexit è parte, che depotenziano le misure di sostegno ciclico adottate dal nostro paese nell’ultimo biennio. L’Indagine OICE di quest’anno riflette tutti gli elementi di vischiosità che stanno caratterizzando il passaggio dal lungo periodo di recessione a un’espansione che si realizza in presenza di un indebolimento della domanda mondiale.”

Foto credit: Gonmi

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