Case abbandonate, in Italia nel 2024 sono una su tre

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Casa abbandonata in campagna
Foto di cengiz74 via Canva

La presenza di case abbandonate è sia causa che conseguenza dell’indebolimento del tessuto comunitario. I bonus edilizi e i programmi di ripopolamento potrebbero essere una soluzione al problema

In poco più di un decennio, nel nostro Paese, il numero di immobili abbandonati è aumentato del 123%, con un totale di oltre 620.000 nel 2023. Così riporta Qui Finanza, che richiama un’analisi condotta da Confedilizia. Dal punto di vista economico, il valore complessivo delle abitazioni non occupate supera i mille miliardi di euro

Questo dato riflette il progressivo declino di diverse aree, sia rurali che urbane. La presenza (o l’assenza) di case abitate su una zona può dipendere dal calo demografico, da crisi economiche e dall’eventuale distanza dai centri con servizi più efficienti e accessibili.

Si tratta di una dinamica ampiamente diffusa su tutto il territorio nazionale, con conseguenze a livello sociale, economico, ambientale e urbanistico. Rispetto a quest’ultimo punto, infatti, l’abbandono degli edifici esistenti spinge verso nuove costruzioni, con un maggiore consumo di suolo (attualmente l’Italia è tra le prime nazioni UE per eccessiva cementificazione).

Indice

Geografia del degrado urbano

Il Censimento ISTAT 2021 dichiarava che, su 35,5 milioni di immobili censiti, 10 milioni risultavano non occupati. Già allora il 28,3% degli appartamenti era vuoto e la distribuzione delle case abbandonate non era uniforme lungo la nostra penisola.

Nel Nord Italia il fenomeno è tuttora meno gravoso rispetto al Sud, ma comunque presente. A Milano, ad esempio, si registrano circa 80 mila abitazioni vuote, il 10% del patrimonio immobiliare della città.

Nel Mezzogiorno, invece, il problema è più complesso. In Calabria il 44,1% delle abitazioni non è occupato. Subito sotto in classifica sta il Molise, con il 41,2%. Si tratta di regioni caratterizzate da aree interne montuose e con piccoli borghi: ciò spiega perché soffrono lo spopolamento e l’abbandono.

Ancora oggi la migrazione interna dal Sud Italia verso il Nord è molto forte. Su Adnkronos leggiamo che, negli ultimi 50 anni, oltre 2 milioni di italiani hanno abbandonato i comuni con meno di 5.000 abitanti, e quindi le loro case. 

Dal punto di vista sociale, l’alto numero di case vuote è insieme causa e conseguenza dell’indebolimento del tessuto comunitario. Lo spopolamento, infatti, porta con sé la chiusura di servizi essenziali, scuole, negozi, uffici postali; ciò crea un circolo vizioso che accelera ulteriormente l’abbandono.

Una popolazione che sta diminuendo

Una causa che spiegherebbe il fenomeno del degrado urbano è la crisi demografica. Nel 2023 sono nati poco più di 390 mila bambini: il dato rappresenta un segnale di stabilizzazione, ma tale andamento potrebbe non essere abbastanza se non viene mantenuto nel lungo periodo.

Con questo ritmo, i numeri mostrati su Adnkronos prevedono che entro il 2080 la popolazione potrebbe scendere a 46,1 milioni, contro i 59 milioni del 2023. Ciò sarebbe dovuto proprio alla diminuzione delle nascite, che tra l’altro sbilancia anche il numero di anziani. Secondo l’ISTAT, citato da Openpolis, nel 2050 le persone con più di 65 anni saranno oltre un terzo della popolazione, ovvero il 34,9% del totale.

Interni di un edificio abbandonato
Foto di Priit90 via Canva

Se cambia la composizione della popolazione, cambia anche la vita delle comunità. Da un lato, si riduce il numero dei contribuenti, con ripercussioni sulla finanza pubblica locale e nazionale. Dall’altro lato, mutano i bisogni comunitari: una popolazione più vecchia richiede infatti servizi, strutture e figure specializzate nell’assistenza degli anziani.

Quali soluzioni?

Un altro fattore che contribuisce al degrado urbano è legato alla difficoltà di manutenzione e ristrutturazione di molti immobili, soprattutto quelli antichi o quelli situati in zone non interessanti per il mercato immobiliare. 

Come abbiamo visto in un altro articolo, poco più del 70% del patrimonio edilizio italiano ha superato i 40 anni. Questi edifici necessitano di interventi costosi per essere adeguati agli standard e alle normative in vigore, come la Direttiva Case Green.

A tale fine potrebbero essere d’aiuto gli incentivi fiscali, che sostengono anche chi non ha i mezzi per ristrutturare. Particolarmente utili sembrerebbero l’Ecobonus e il Bonus Ristrutturazioni, sui quali il Governo sta intervenendo con la Legge di Bilancio 2025.

Un’altra possibilità sarebbe dare una nuova vita alle case abbandonate con il riuso adattativo. Si tratta di strategie per un futuro sostenibile, messe in opera sia dagli architetti ma anche dai privati che aderiscono ai progetti delle “Case a 1 euro” per rilanciare i piccoli borghi.

Recuperare queste strutture permette di ripensare lo sviluppo urbano in modo sostenibile. Le case abbandonate dovrebbero essere oggetto di rigenerazione e riqualificazione, così da favorire la transizione ecologica del settore edilizio.

Fonti:
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