Il restauro di Notre-Dame, la cattedrale simbolo di Parigi

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Notre-Dame
La Cattedrale di Notre-Dame prima dell'incendio • Foto di Michal Collection via Canva

I lavori sono terminati nei tempi previsti dal Presidente Macron e hanno richiesto gli sforzi di 200 aziende e 2 mila professionisti

Il “restauro del secolo”, così come molti lo hanno definito, è stato completato. La Cattedrale di Notre-Dame ha riaperto al pubblico l’8 dicembre 2024, 5 anni dopo l’incendio che ne ha distrutto la copertura in legno e la guglia.

All’indomani dell’incidente, e per tutta la durata dei lavori, la domanda che ha guidato i progettisti è stata solo una: come affrontare l’equilibrio tra conservazione e ricostruzione? 

Se per altre opere è stato possibile seguire la strada dell’integrazione architettonica, per Notre-Dame il discorso è sempre stato diverso. La cattedrale, infatti, è il principale luogo di culto cattolico di Parigi e dal 1991 rientra tra i Patrimoni dell’Umanità dell’UNESCO.

In questi anni la sfida è stata quella di preservare l’originale architettura gotica per quanto possibile, aggiungendo alcune migliorie studiate per proteggere la struttura. Vediamo i dettagli.

La macchina della ricostruzione

Il 15 aprile 2019 Notre-Dame si è ritrovata avvolta dalle fiamme. Il motivo non è ancora chiaro: l’ipotesi più accreditata parla di un cortocircuito interno del sistema che gestiva il movimento delle campane.

L’incendio è andato avanti per circa 9 ore e ha distrutto più della metà dell’antica copertura in legno, causando il crollo della guglia e danneggiando i rosoni in vetro. Non ci sono state vittime: solo paura e la pena di perdere un patrimonio, culturale più che economico, dal valore inestimabile.

Due giorni dopo il disastro, la raccolta fondi per l’avvio del maxi-cantiere aveva già registrato cifre esorbitanti. In totale le donazioni private hanno raccolto 846 milioni di euro, a fronte dei 700 milioni effettivamente spesi per la ristrutturazione. Adesso, chiusi i lavori all’interno della cattedrale, il surplus sarà destinato a completare il restauro degli esterni.

Foto di Duy Nguyen via Canva

Il rifacimento di Notre-Dame ha coinvolto circa 2 mila professionisti tra mastri muratori, falegnami, costruttori di tetti e restauratori di organi e di dipinti. I progettisti hanno scelto di conservare tutto quanto era possibile o di ripristinare gli elementi danneggiati così com’erano prima dell’incendio.

Per il restauro della cattedrale parigina sono state usate tecniche tradizionali e materiali autentici, rispettando la storia e l’integrità dell’opera originale. Per ricostruire il tetto, ad esempio, è stato utilizzato un pregiato legno di quercia che proviene da diverse regioni della Francia.

Particolare attenzione è stata data alla realizzazione della guglia. Dopo alcune verifiche sulla resistenza delle precedenti strutture lignee, si è deciso di ricostruire la struttura secondo il progetto autentico di Viollet-le Duc. Le analisi, infatti, hanno dimostrato che le antiche strutture sopportavano bene i carichi e le azioni meteorologiche previste dalle attuali normative. Grazie a questi risultati è stato possibile ridare alla guglia la sua altezza originale di 96 metri

Un progetto tra passato e futuro

In una lunga intervista realizzata da Ingenio, l’architetto Carlo Blasi, unico italiano a partecipare al restauro di Notre-Dame, ha dichiarato che il team di progettisti era contrario a “cambiare per il gusto di cambiare”. Le modifiche effettuate sulla cattedrale sono quindi delle migliorie, pensate per proteggere meglio la struttura.

I lavori degli ultimi anni hanno dotato Notre-Dame di nuove tecnologie di sicurezza come telecamere a infrarossi e barriere tagliafuoco. A livello strutturale, gli elementi di copertura sono stati realizzati più spessi di 15 mm. In più, si è optato per la compartimentazione dei volumi: in caso di incendio, le fiamme verrebbero isolate e questo permetterebbe di aumentare il tempo di esposizione della struttura alle alte temperature.

Foto di Andrey X. via Canva

All’interno, Notre-Dame oggi appare diversa, ma non per effetto della ristrutturazione. I lavori di restauro, infatti, hanno comportato una pulizia profonda che ha ripristinato il bianco originale della struttura. Ad annerire le pareti, nel corso dei secoli, era stata la fuliggine delle candele.

Fatta questa eccezione, la cattedrale si presenta adesso quanto più simile alla sua versione ottocentesca (che comunque aveva già subito delle modifiche rispetto all’originale del XIV secolo). La Notre-Dame che possiamo ammirare adesso è la stessa di cui ci parlava Victor Hugo: una chiesa immensa, che “stagliando contro il cielo stellato la sagoma nera delle sue due torri, dei suoi fianchi di pietra e della sua groppa mostruosa, sembrava un’enorme sfinge a due teste seduta al centro della città”.

Fonti:

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