Il pacchetto Clima Energia

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Continua la rubrica “Go Green”, con i suoi approfondimenti sulla bioedilizia e sulle norme che la regolamentano e incentivano. Nel numero di oggi è la volta dell’obiettivo 20/20/20 e della strategia dell’Unione Europea.

 

 Nell’ambito della strategia contro il cambiamento climatico e il miglioramento della sicurezza
energetica, l’Unione Europea – avendo aderito agli obiettivi del protocollo di Kyoto con l’emanazione della Direttiva 2010/31/CE, nota come Direttiva 20/20/20 – si è dotata di nuovi strumenti che fissano al 2020 i termini: per la riduzione del 20% delle emissioni di gas serra; per la riduzione del 20% del consumo energetico; e per un aumento del 20% della copertura del consumo energetico attraverso il ricorso alle fonti rinnovabili.
E’ proprio la Direttiva 2010/31/UE che ci conduce al tema della Bioedilizia.
Per l’Italia l’adempimento alla suddetta Direttiva 20/20/20 impone il decremento del 14% dei gas serra rispetto al 2005 e il raggiungimento di una quota di energia rinnovabile pari al 17% del consumo finale lordo (nel 2005 tale consumo è stato del 5,2%).

Questa Direttiva, sostitutiva della direttiva 2002/91/CE, promuove il miglioramento della prestazione energetica degli edifici, tenendo conto delle condizioni locali e climatiche e dell’efficacia sotto il profilo dei costi, e delinea il quadro comune generale per il calcolo della prestazione energetica degli edifici al quale gli Stati membri dovranno presto adeguarsi. E’ prevista la redazione di piani nazionali destinati ad aumentare il numero di “edifici a energia quasi zero”, cioè di edifici ad altissima prestazione energetica.
A buona ragione può ritenersi una proposta concreta per superare l’attuale crisi di sistema, procurando al contempo uno straordinario contributo al benessere dei cittadini, alla salvaguardia dell’ecosistema e, perché no, a un ritorno “di valore” nelle esauste casse degli Stati e degli Enti locali.
La proposta quindi è quella di spostare la priorità dalla crescita indifferenziata del Prodotto Interno Lordo alla crescita selettiva dell’occupazione in professioni e lavori utili, investendo su una miriade di interventi di risparmio energetico e recupero edilizio, favorendo il lavoro di piccole e medie imprese, con interventi anche finanziabili dalla Comunità Europea e da appositi fondi stanziati da alcune banche italiane.
Per ogni 10miliardi di € di investimenti si stima una crescita di circa 150.000 nuovi posti di lavoro di buona qualità.

Dobbiamo poi considerare che i costi delle opere di efficientamento energetico e di riqualificazione immobiliare si ripagherebbero in pochi anni e con il risparmio ottenuto – e in meno di un decennio – i soldi investiti sarebbero di nuovo disponibili per nuovi utilizzi.
Inoltre con commesse medio-piccole e diffuse sul territorio, diminuirebbero sicuramente anche i fenomeni di corruzione. Infine il denaro speso per far lavorare decine di migliaia e migliaia di piccole-medie imprese resterebbe nei territori, contribuendo in maniera determinante al riavvio delle economie locali! In questo necessario cambio di paradigma culturale consiste la strategia che sta adottando l’Unione europea alla quale tutti gli Stati membri devono attenersi. Entriamo in tal maniera nello specifico di questa rubrica proprio declinando le tre proposte fondamentali ovvero le tre direttive comunitarie:

1. TAGLIO DELLE EMISSIONI DI GAS SERRA (Direttiva 2009/29/CE)
La Direttiva dispone che vengano aumentate le riduzioni delle emissioni dei gas a effetto serra al fine di evitare cambiamenti climatici pericolosi e ciò modificando la precedente 2003/87/CE che organizzava il sistema comunitario per lo scambio di quote di emissione di gas a effetto serra (Emission Trading System). In particolare la più recente Direttiva si propone di raggiungere un abbattimento delle emissioni complessive di gas a effetto serra nell’Unione Europea di almeno il 20% rispetto al 1990 e ciò entro il 2020, allargando peraltro il campo di applicazione rispetto a quanto originariamente previsto solo per settori industriali scelti tra le attività umane che producono grandi quantitativi di CO2, (produzione di elettricità da combustione, raffinerie di petrolio, acciaierie, produzione di materiali ceramici, di vetro, carta…).

2. RIDUZIONE DEL CONSUMO DI ENERGIA DEL 20% (Direttiva 2009/28/CE)
La Direttiva, che sostituisce la precedente 91/2002/CE ormai abrogata dal 1° febbraio 2012, si propone invece di promuovere il miglioramento della prestazione energetica degli edifici all’interno dell’Unione introducendo il concetto di “edifici a energia quasi zero” a cui dovranno uniformarsi tutti gli edifici di nuova costruzione occupati a partire dal 31 dicembre 2020” (articolo 9 comma a) e dal 31 dicembre 2018 per tutti gli edifici di nuova costruzione occupati da enti pubblici e di proprietà di questi ultimi (articolo 9 comma b).
La Direttiva impone inoltre agli Stati membri di adottare le misure necessarie per l’istituzione di un sistema di certificazione energetica degli edifici quanto più omogeneo possibile e di incentivare la trasformazione degli
edifici ristrutturati in edifici a energia quasi zero.

3. COPERTURA DEL 20% DEL CONSUMO ENERGETICO TOTALE ATTRAVERSO FONTI RINNOVABILI (Direttiva 2010/31/CE)
La Direttiva si propone di arrivare nel 2020 a una quota pari almeno al 20% di energia da fonti rinnovabili nel consumo finale lordo di energia della Comunità europea, fissando obiettivi obbligatori per ogni singolo stato membro (per l’Italia il 17%).
Il consumo finale lordo di energia viene definito dai prodotti forniti a scopi energetici all’industria, ai trasporti, alle famiglie, ai servizi, all’agricoltura, alla silvicoltura e alla pesca, ivi compreso il settore del consumo elettrico per la produzione di elettricità e di calore, incluse anche le perdite di elettricità o di calore con la distribuzione e la trasmissione.
Per energia da fonti rinnovabili la Direttiva indica l’energia proveniente da fonti rinnovabili non fossili,
vale a dire energia eolica, solare, geotermica, idrotermica, idraulica, biomassa per ricordare le più note e vicine alla nostra vita quotidiana. Al fine di conseguire più facilmente gli obiettivi fissati, la Direttiva invita ogni Stato membro a promuovere e incoraggiare l’efficienza e il risparmio energetico.
Come notiamo i termini ricorrenti, e di riferimento, sono due: Edifici a energia quasi zero ed Edifici passivi.
I cosiddetti Edifici a energia quasi zero sono edifici energeticamente efficienti che soddisfano il loro piccolo fabbisogno energetico mediante l’uso di fonti rinnovabili; e i cosiddetti Edifici passivi, sono caratterizzati da perdite di calore così basse che il calore fornito dagli apporti solari (attraverso finestre e vetrate esposte a sud) e quello prodotto e recuperato da sorgenti interne (persone, apparecchiature, macchinari, illuminazione artificiale) può coprire quasi tutta l’energia necessaria per il riscaldamento invernale. Questo potrebbe essere lo standard energetico che permette di rinunciare a un convenzionale impianto di riscaldamento e, se necessario, di coprire il fabbisogno energetico residuo mediante una pompa di calore.
Sono proprio i 2 temi attorno a cui ruota il mondo della Bioarchitettura,della ricerca e dell’innovazione nel settore delle tecnologie costruttive atte, da un lato a innovare le vecchie pratiche e la “regola d’arte”, dall’altro a recuperare in modo virtuoso gli antichi saperi della tradizione.
Ma tutto questo concretamente cosa significa? Quali accorgimenti progettuali è necessario adottare? Quali tecnologie e materiali utilizzare?
Ne parliamo nel prossimo numero.

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