Sono 1712 i progetti che le Province hanno pronti a partire, ma restano fermi in attesa delle risorse necessarie. A censirli un monitoraggio condotto dall’Unione delle Province italiane (UPI) appena presentato a Ravenna.
“Ci sono – ha affermato Michele De Pascale, Presidente dell’UPI, come si legge su edilportale.com – 1. 712 progetti pronti per mettere in sicurezza chilometri di strade provinciali e garantire ai cittadini il diritto alla mobilità. Un piano delle piccole opere pubbliche che invieremo al Presidente Conte. Noi siamo pronti ad aprire i cantieri, il Governo ora sostenga questo impegno con le risorse necessarie”.
Sul totale, 1561 progetti risultano cantierabili nel 2019 – 2020. Per partire servirebbero 2 miliardi e 318 milioni.
Il monitoraggio condotto da UPI assegna al Lazio il primo posto con 202 opere da sbloccare. Seguono Emilia Romagna e Lombardia, rispettivamente con 189 e 187 progetti in stand-by.
Sembrano intravedersi i primi segnali di ripresa degli investimenti delle Province e delle Città metropolitane, che dopo un crollo di oltre il 70% dal 2008 al 2018, mostrano un +5,1% nel raffronto tra il primo bimestre 2018/2019.
Le gare bandite da Province e Città metropolitane per la realizzazione di opere pubbliche sono passate da 912 del 2016 a 1850 nel 2018.
Il problema non è solo relativo alla crescita economica: secondo la Cgia Mestre, il gap infrastrutturale oltre a costare 40 miliardi di euro all’anno, ci fa stare in coda 38 ore ogni anno, contro una media europea di 30 ore. È quindi una questione di qualità della vita.
Secondo quanto rivelato dalla Commissione Europea, l’Italia si colloca agli ultimi posti per qualità delle strade, efficienza dei servizi ferroviari e portuali e copertura della linea internet veloce. Le punte di eccellenza, seppure presenti nel Paese, non bastano a colmare il divario.
Al Governo sono in discussione varie proposte di legge per lo sblocco dei cantieri fermi, tra cui il decreto Sblocca Cantieri che potrebbe essere approvato definitivamente, con qualche modifica, al prossimo Consiglio dei Ministri.
Tardano a partire invece i decreti che regoleranno il funzionamento di Investitalia e Strategia Italia, strutture di missione per la programmazione degli investimenti che dovrebbero collaborare con la Centrale/Struttura per la progettazione di beni ed edifici pubblici.
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