Ecobonus: sconto immediato al posto della detrazione, le aziende protestano

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Il Decreto Crescita ha introdotto la possibilità di ottenere uno sconto immediato al posto della detrazione fiscale prevista dall’Ecobonus. Una novità che però ha suscitato molte polemiche.

Secondo la proposta del Governo, il beneficiario delle detrazioni fiscali dell’Ecobonus per gli interventi di efficientemente energetico e di miglioramento antisismico potrà optare, in alternative alle detrazioni previste, per un contributo di pari importo da ricevere sotto forma di sconto direttamente sulla spesa, anticipato dal fornitore che ha effettuato i lavori.

Importo che poi il fornitore recupererà sotto forma di credito d’imposta da utilizzare in compensazione in 5 rate annuali, senza l’applicazione dei limiti di compensabilità.

Lo prevede l’articolo 9 del Decreto Crescita (bozza del 2 aprile 2019). “La misura – si legge nella relazione illustrativa, come pubblica edilportale.com – ha lo scopo di incentivare la realizzazione degli interventi di efficientamento energetico e di prevenzione del rischio sismico, superando alcune criticità operative riscontrate nel funzionamento dello strumento della detrazione fiscale”.

Secondo molte aziende però, tra cui Caseitaly – format innovativo che promuove il settore dell’involucro edilizio, fondato da ACMI, ANFIT, ASSITES, PILE con il supporto di FINCO – la proposta  è “apparentemente positiva ma in realtà comporta delle ‘spalle’ finanziarie che solo le utilities o gruppi come Enel hanno e di fatto si risolve in un grave restringimento del mercato a sfavore delle piccole imprese, che certamente continueranno a operare, ma come subfornitori o subappaltatori di gruppi più grandi e quindi ‘schiacciate’ nei loro diritti e nella loro autonomia ma soprattutto, per rimanere nel concreto, nei prezzi”.

Caseitaly, sollecita altresì il Governo a:

– ripristinare il 65% di detrazioni fiscali per infissi e schermature solari;
– desistere dall’ipotesi di applicare dei tetti di spesa, peraltro comprensivi della posa in opera, che avrebbero il solo effetto di favorire le produzioni extra nazionali;
– stabilizzare, per un periodo adeguato, tali misure senza dovervi ritornare ad ogni manovra di bilancio.

Le richieste sono supportate dai dati emersi lo scorso novembre dallo studio realizzato dalla Camera dei Deputati in collaborazione con il CRESME sull’impatto positivo sull’economia nazionale delle detrazioni fiscali per le ristrutturazioni edilizie e per la riqualificazione energetica.

Dal 1998 ad oggi sono stati, infatti, 17,8 milioni gli interventi di ristrutturazione, hanno cioè coinvolto oltre il 57% delle abitazioni italiane stimate dall’Istat (31,2 milioni), per investimenti complessivi pari a 292,7 miliardi di euro.

“Quanti studi, elaborazioni, ricerche, panel di esperti e, quindi, quanta spesa di denari pubblici dovrà essere effettuata per acquisire ciò che è del tutto evidente e cioè che tali misure hanno nel tempo costituito non solo un volano di sviluppo – ed ancor prima una barriera alla de-industrializzazione di questi settori – ma anche uno stimolo all’innovazione, alla stabile emersione del nero sia fiscale che contributivo, all’abbattimento della bolletta energetica del Paese, oltre che, naturalmente, al miglioramento della qualità ambientale e del valore degli edifici”, è il commento di Angelo Artale, Direttore Generale FINCO.

“Molti interventi potevano avere un rapporto costo-beneficio più alto? Alcune sostituzioni di infissi sono state fatte per ragioni più estetiche che di efficienza energetica? Va bene: e allora? Non vogliamo considerare che comunque tali misure hanno sostenuto la filiera industriale italiana e la relativa occupazione ed innovazione tecnologica e che in ogni caso si è certamente prodotto un risultato complessivamente assai favorevole anche dal punto di vista dell’efficienza energetica?

Nessuna risposta alle polemiche è giunta fino ad oggi dal Governo, al momento in stallo sia col decreto Sblocca Cantieri, scomparso da quasi un mese dai radar dopo l’approvazione in Consiglio dei Ministri, e anche del Decreto Crescita approvato poco dopo, ma ancora fermo.

Foto credit: Michael Gaida

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