Un progetto rivoluzionario, pensato per venire incontro alle future esigenze dell’ambiente e della popolazione mondiale.
È ormai chiaro che le calamità naturali degli ultimi anni non possono più essere ignorate: siccità e desertificazione, alluvioni e fenomeni ciclonici, scioglimento dei ghiacciai, innalzamento del livello del mare richiedono interventi urgenti per salvare il salvabile.
Non un passo indietro rispetto a ciò che è stato fatto, ma un ripensamento a 360 gradi che comprenda e coinvolga ogni aspetto del nostro vivere, passando anche per l’edilizia. I processi di estrazione delle materie prime, di realizzazione dei materiali e di demolizione degli edifici sono infatti tra i più inquinanti e dispendiosi dal punto di vista energetico.
L’impatto del mondo edile sul cambiamento climatico è notevole e i dati pubblicati nel Global Alliance for Building and Construction hanno indicato, per l’anno 2019, che il settore è stato responsabile del 36% dei consumi energetici globali e del 39% delle emissioni di anidride carbonica nell’atmosfera.
Dati questi motivi, si capisce perché il progetto presentato dallo studio di architettura SOW (Skidmore, Owings & Merrill) appare avveniristico. Durante la scorsa Conferenza sul Clima (COP 26), il trio statunitense ha presentato un prototipo dal nome di Urban Sequoia, nato da un’idea di base molto semplice: perché non trasformare l’edilizia in una soluzione, piuttosto che lasciarla essere un problema?
Oltre il concetto di “zero emissioni”
Ispirandosi agli ecosistemi naturali, SOM ha elaborato un grattacielo intelligente capace di assorbire gli elementi inquinanti presenti nell’aria. Un po’ come i già esistenti tetti verdi, ma con delle conseguenze su larghissima scala.
Urban Sequoia, infatti, è stato progettato per le grandi aree metropolitane e si stima che in un anno possa catturare fino a 1,6 tonnellate di CO2 circa – l’equivalente del lavoro di 48.500 alberi.
Inoltre, nel giro di 60 anni dalla sua costruzione, il grattacielo assorbirebbe fino al 400% di diossido di carbonio rispetto a quanto ne avrebbe potuta emettere durante la sua costruzione.
La biomassa e le alghe utilizzate per rivestire le facciate, poi, trasformerebbero l’edificio in una fonte di biocarburante capace di alimentare i sistemi di riscaldamento interni e le automobili.
Un cambio di passo significativo, quindi, che cerca di rispondere al problema dell’inquinamento tenendo a mente le esigenze della popolazione, che entro il 2060 avrà bisogno di altri 230 miliardi di metri quadri di nuovo parco edilizio.
Se tutte le città del mondo si dotassero di grattacieli e strutture simili a Urban Sequoia, sarebbe possibile creare un ambiente più vivibile in un tempo relativamente breve. Per rendere il progetto compatibile ad ogni realtà urbana, SOM ha sviluppato diverse configurazioni del grattacielo e quindi differenti linee di design sostenibile che integrano materiali sani e innovazioni tecnologiche.
Se, insieme a ciò, le infrastrutture grigie obsolete venissero convertite in parchi orizzontali con spazi verdi pensili e sistemi per il drenaggio dell’acqua piovana, si arriverebbe ad assorbire fino a 120 tonnellate di anidride carbonica per chilometro quadrato.
Anni e anni di negligenza e scorrettezza hanno certamente causato il loro danno, ma forse siamo ancora in tempo a raddrizzare il corso del cambiamento climatico. Magari proprio con dei grattacieli in materiale organico, alti e slanciati come delle enormi sequoie.