Il Ministro dei Trasporti Matteo Salvini: “È un’opera non più rinviabile e di assoluta strategicità per l’Italia e l’Europa”
La Legge di Bilancio 2023 apre nuovi scenari sulla possibile realizzazione del Ponte sullo Stretto di Messina, il progetto più vagheggiato nella storia del nostro Paese. La Manovra parla infatti di un’ “opera prioritaria e di preminente interesse nazionale” e all’articolo 82 dichiara la necessità di un “collegamento stabile, viario e ferroviario tra la Sicilia e il continente”.
Il punto di (ri)partenza indicato dalla Finanziaria prevede in primis la riattivazione della società Stretto di Messina spa liquidata nel 2013 e l’eventuale sospensione dei contenziosi in corso qualora il provvedimento venisse approvato.
Il testo stabilisce inoltre che il commissario liquidatore resti in carica in qualità di commissario straordinario del Governo, per la gestione ordinaria della Società nelle more della nomina degli organi sociali.
Scopo del progetto è quello di “rilanciare l’economia del Paese attraverso il completamento della rete infrastrutturale primaria e contribuire agli obiettivi dell’Unione Europea relativi alla Rete transeuropea”.
Il Ponte sullo Stretto potrebbe diventare il volano per la ripresa dell’economia dell’intero Sud Italia, non solo della Sicilia e della Calabria. La sua costruzione permetterebbe la creazione di nuovi posti di lavoro, ma soprattutto eviterebbe alla Sicilia l’onerosa condanna all’isolamento. Il problema, secondo i dati della Regione Sicilia, costa infatti ai siciliani circa 6 miliardi di euro l’anno.
La questione resta però spinosa. I diversi studi di fattibilità condotti dagli anni Settanta hanno dimostrato che il progetto deve fare i conti con problematiche ambientali peculiari, prime fra tutte l’elevato rischio sismico della zona.
Le ultime analisi di fattibilità, supportate dal Governo Draghi con un finanziamento da 50 milioni di euro, indicano tre diverse opzioni: un ponte a campata unica, un ponte a più campate o l’opzione zero del non fare nulla.
Da regolamento, gli studi per ciascuna delle alternative dovrebbero essere presentati entro l’11 agosto 2023 e a quel punto seguirebbe un nuovo dibattito pubblico e politico.
Perché sì, perché no: le ultime dichiarazioni
Il Centrodestra si riconferma ancora una volta storico sostenitore del ponte e il neoeletto Governo Meloni ha accolto così l’appello del Vicepremier e Ministro delle Infrastrutture Matteo Salvini, impegnato in prima linea nello sviluppo dell’opera.
“In 38 giorni ho fatto almeno una decina di riunioni tecniche per studiare i progetti. – ha dichiarato il leader della Lega – Il ponte vuol dire lavoro vero, sviluppo e attrattiva per tutta l’Italia, un’occasione per attirare i migliori ingegneri del mondo”.
E riguardo alle tempistiche Matteo Salvini ha già chiarito: “Vorrei che i primi scavi partissero tra due anni. Possibile si concludano tra cinque anni? No, ma avvieremo i lavori”.
Non si tratta infatti di tempi brevi. Secondo una ricerca curata dalla Regione Sicilia nel 2021, intitolata “Stima dei costi dell’insularità in Sicilia”, la costruzione del ponte potrebbe richiedere fino a dieci anni e un costo totale stimato intorno a 4 miliardi di euro.
I vantaggi sarebbero però superiori. L’analisi prevede che la realizzazione dell’infrastruttura potrebbe contribuire ogni anno al PIL siciliano in una misura pari al 7,4%, ovvero 6,54 miliardi di euro l’anno, che quindi giustificherebbero i costi dell’impresa.
Anche stavolta non mancano naturalmente le voci contrarie, come quella di Fabio Zonta, tra i massimi esperti di approvvigionamenti in Italia a margine degli Stati Generali della Logistica.
Zonta si è soffermato proprio sui costi troppo alti e ha dichiarato a Today.it: “Il ponte sullo Stretto è un’opera colossale, che peraltro si somma a un’ampissima quantità di piccole o grandi opere pubbliche già cantierizzate da molti anni e in molti casi ferme per motivi di budget, burocrazia, scarsità di materie, se non anche bloccate dall’Autorità giudiziaria. […] Nutro perplessità non tanto sulle buone intenzioni e sulla volontà di dotare il nostro Paese di un’opera importante, bensì sulla scelta dei tempi”.
Attacca anche Europa Verde (ma l’invettiva è più indirizzata a Salvini che non al progetto), mentre invece gli ambientalisti di FareAmbiente sul Giornale salutano il Ponte sullo Stretto come un importante passo avanti.
Per il professor Vincenzo Pepe, a guida dell’associazione, l’opera viene infatti osteggiata per ragioni prettamente ideologiche che non tengono troppo conto della sua effettiva utilità. Il ponte abbatterebbe le emissioni di CO2 perché sposterebbe il trasporto dai mezzi inquinanti (navi, traghetti e auto) a una linea ferroviaria veloce, con un impatto positivo sul cambiamento climatico.
Cosa sarà, staremo a vedere, consci però che la storia potrebbe essere ancora lontana dall’arrivare al suo capitolo finale e che riprenderemo nuovamente l’argomento nel prossimo futuro.