Abusivismo in Sicilia: il caso delle villette sul mare, tra anticostituzionalità e “revisionismo giuridico”

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Foto di Charlotte Fosdike su Unsplash

L’emendamento di recente approvato dall’Assemblea regionale siciliana potrebbe sanare gli immobili costruiti a 150 metri dalla battigia tra il 1978 e il 1985. Per chi lotta contro l’abusivismo, sarebbe una vera e propria beffa nei confronti dell’ambiente e del territorio.

L’abusivismo è un fenomeno profondamente radicato in Sicilia e, purtroppo, tollerato dai più. Lo dimostrano dati piuttosto sconfortanti:

  • il rapporto tra le ordinanze di demolizione effettivamente eseguite e quelle emesse è del 19%, del 5% nella provincia di Catania (i dati sono dell’ultimo rapporto Legambiente);
  • in Sicilia 46 abitazioni su 100 sono abusive (fonte: Openpolis);
  • i reati collegati all’abusivismo edilizio sono aumentati, nel 2022, del 25,7%;
  • si cerca, da anni, di far passare un nuovo condono: l’emendamento presentato dal deputato Assenza è il terzo tentativo in tre legislature diverse.

Una possibile sanatoria per gli immobili abusivi sulla spiaggia

L’ipotesi si fa strada a seguito dell’emendamento presentato dal capogruppo di Fratelli d’Italia all’Ars Giorgio Assenza, approvato lo scorso ottobre in commissione Territorio all’Assemblea regionale siciliana.

Più precisamente, si tratta di una norma che mira alla riapertura della sanatoria del 1985, permettendo l’approvazione delle domande, già presentate, per gli immobili realizzati entro i 150 metri dalla battigia fra il giugno del 1976 e il giugno del 1985 (dopo quella data, la “legge Galasso” ha definitivamente vietato di realizzare immobili sulle spiagge). Alla base dell’emendamento ci sarebbe, quindi, una “interpretazione autentica” della legge relativa al primo condono. 
Gli immobili interessati sarebbero circa 30 mila e cesserebbero di far parte di quei 250 mila immobili abusivi e insanabili presenti in tutto il territorio siciliano. 

Le posizioni di chi è a favore della sanatoria

Per Giorgio Assenza, firmatario dell’emendamento, sarebbe la soluzione per risolvere una condizione “paradossale”. Citando le parole di Assenza, intervistato da QdS, «Si avvicina finalmente la possibilità di sanare decine di migliaia d’immobili in Sicilia che si trovano da 40 anni in una specie di “limbo”: sono accatastati, c’è gente che ci vive, paga l’Imu e altre imposte eppure sono abusivi, poiché non è stato loro concesso di usufruire del condono edilizio del 1985 a causa di una difformità di interpretazioni fra uffici burocratici e per un susseguirsi poco chiaro e contraddittorio della normativa siciliana al riguardo. Si tratta di una doppia diseguaglianza. La prima è interna, perché le pratiche esaminate prima della modifica giurisprudenziale e legislativa, sono state sanate mentre quelle, incappate nella follia normativa successiva, sono rimaste in un limbo. La seconda diseguaglianza è con il resto dell’Italia in cui la sanatoria del 1985, che non prevedeva alcun limite del 150 metri, gli immobili sono stati tutti sanati».

Sulla questione è intervenuto anche il presidente della Regione Renato Schifani, per il quale l’emendamento «non è un condono […] È mettere ordine su una confusione legislativa che ha indotto persone a potere costruire, in buona fede, sul presupposto che la norma glielo consentisse».

Le ragioni di chi critica la possibilità di sanare le “villette sul mare”

Molti sindaci siciliani sono contrari all’emendamento e chiedono un tavolo alla Regione, soprattutto per capire gli effetti che una sanatoria edilizia potrebbe avere sul lavoro degli uffici tecnici dei Comuni, già parecchio impegnati con i progetti per i vari bandi del PNRR. 

Tra i sindaci ce n’è uno in particolare che da anni combatte la propria lotta contro l’abusivismo: Giovì Monteleone, sindaco di Carini, provincia di Palermo. Nel corso del suo mandato, ovvero dal 2015, l’amministrazione comunale ha emesso 1280 provvedimenti restrittivi tra ordinanze di demolizione, di inottemperanza alla demolizione, di acquisizione al patrimonio comunale e di sgombero, e demolito 303 immobili.

A QdS, Monteleone ha dichiarato che la sanatoria «È una follia perché significa vanificare tanto lavoro svolto per ripristinare le spiagge. È un’ingiustizia nei confronti di chi vuole fruire del mare per la balneazione e anche nei confronti degli stessi abusivi che già hanno subìto le demolizioni. Inoltre istiga i destinatari delle ordinanze di demolizioni a resistere in sede amministrativa rallentando le procedure avviate con tanta fatica».

Come ha fatto notare l’ex deputato Giorgio Trizzino, intervenuto sulla questione «Al di là della tenuta costituzionale dell’emendamento, è appena il caso di ricordare che l’interpretazione autentica di una norma così datata è un’operazione pericolosa perché fa retrocedere i suoi effetti al tempo in cui fu emanata, dando vita a sperequazioni tra chi ha subito l’abbattimento di un immobile e chi invece oggi per la stessa tipologia di abuso otterrebbe la sanatoria».

Per Stefano Ciafani, presidente nazionale di Legambiente «Quello approvato in commissione all’Ars è l’ennesimo tentativo, palesemente anticostituzionale, di aggirare nell’Isola le leggi nazionali».

I rischi dell’abusivismo

L’abusivismo edilizio porta con sé una serie di rischi per l’ambiente e la sicurezza delle persone. Gli immobili costruiti abusivamente non sono il più delle volte conformi agli standard di sicurezza fissati dalle normative vigenti e questo aumenta il rischio di crolli e incidenti. 

La costruzione incontrollata, accompagnata da una pessima gestione del territorio e dal cambiamento climatico, ha conseguenze che possono essere disastrose perché compromette le capacità naturali di un territorio di difendersi da eventi eccezionali. Il caso di Ischia è soltanto uno degli esempi più recenti. 

La discussione dell’emendamento, e il successivo voto, dovrebbero avvenire nel prossimo mese di gennaio. Anche se approvato, l’ultima parola spetterà a Roma e alla Corte Costituzionale.

Fonti: Qds.it, Linkiesta.it, Ilmanifesto.it, Gds.it, Ilfattoquotidiano.it

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