A Vico Equense, un ecomostro vista mare

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A Vico Equense, in provincia di Napoli, sorge un ecomostro la cui tormentata storia è inziata 50 anni fa. Un albergo a picco sul mare, mai completato, nè demolito.

Il Comune di Vico Equense rilascia nel 1964 una licenzia edilizia per la costruzione di una struttura alberghiera di 23mila metri quadrati con cento camere, piscina olimpionica e minigolf.
Tre anni dopo la licenza viene ridimensionata: l’albergo potrà avere 50 camere più accessori e potrà raggiungere un’altezza massima di cinque piani.
Nel 1971, però, la Soprintendenza sospende i lavori. Il titolare della licenza presenta ricorso, lo vince, e i lavori ripartono. Ma per poco: nel 1976 è la Regione Campania ad annullare le licenze rilasciate dal Comune perchè in contrasto con il Programma di fabbricazione. Tar della Campania prima, nel 1979, Consiglio di Stato poi, nel 1982, annullano gli atti adottati dalla Regione. I lavori riprendono, per fermarsi definitivamente nel 1986, quando arriva l’ennesima sospensione per il consolidamento del costone roccioso.

Da allora la struttura fatiscente non solo deturpa e inquina il paesaggio, ma è diventata punto di ritrovo ad alto rischio, oltre che vera e propria discarica a cielo aperto.
Molti lo usano come trampolino per tuffi pericolosi, nonostante il divieto di transito per pericolo caduta massi.

Lo scempio della conca di Alimuri, naturalmente figura tra gli ecomostri selezionati da Legambiente nel dossier Mare Monstrum ed è stato meta di numerosi raid di Goletta Verde al grido di “Abbattiamolo!”.

Come se non bastasse, la struttura è stata oggetto anche di speculazioni economiche: nel 1988 è stato rilevato da La Conca Srl per 240 milioni di lire. Nel 1993 la stessa società lo cede alla Sa.An per un importo di 2 miliardi e 700 milioni di lire. Nel 2006 subentra nella proprietà anche la Sica Srl. La domanda è lecita: che l’abattimento sia meno remunerativo che non farlo?

L’ipotesi di demolirlo è stata prospettata la prima volta nel 2007, grazie anche all’interessamento dell’allora Ministro dell’Ambiente Francesco Rutelli. Ma non è mai stata realizzata. Il costo dell’abbattimento, del ripristino del fronte mare e del costone alle spalle del manufatto verrebbe così spalmato: 600mila euro a carico del governo e della Regione, 500mila a carico dei privati che in cambio ottengono una nuova licenza per costruire un altro hotel di pari cubatura a Vico Equense. Ma le condizioni dell’accordo fanno gridare allo scandalo il presidente della commissione Ambiente del Senato Tommaso Sodano e altri trenta parlamentari. “Condizioni troppo vantaggiose per i privati – afferma Sodano in un’interpellanza – perché oltre alla discutibile distribuzione dei costi, c’è anche una clausola che include la possibilità che un qualsiasi incremento delle spese ricada solo sugli enti pubblici”. Una martellante campagna stampa del Corriere del Mezzogiorno, che sottolinea il legame tra l’imprenditrice proprietaria dell’immobile e l’assessore più potente della giunta Bassolino, di fatto manda a gambe all’aria l’intesa ministeriale.

Qualche mese fa sembra aprirsi, però, una nuova ipotesi: una delibera della giunta comunale ha adottato un atto politico e di indirizzo per la demolizione della struttura.
Sarà l’ennesima promessa caduta nel vuoto?

 
Il 30 novembre 2014 La Stampa dà notizia dell’abbattimento dell’ecomostro.

Foto credit: Vico Equense Online

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