L’aumento delle temperature può compromettere le operazioni edili e la salute dei lavoratori. In Sicilia arriva un divieto, fino al 31 agosto 2024, che limita i turni di lavoro nei giorni con le temperature più alte
Il Presidente della Regione Siciliana, Renato Schifani, ha firmato un’ordinanza straordinaria che ferma i lavori dei settori edile, agricolo e affini quando le temperature esterne si fanno elevate. In particolare, il provvedimento è rivolto a chi svolge attività fisica intensa e rimane esposto al sole per periodi prolungati.
L’ordinanza stabilisce che fino al 31 agosto 2024, in tutto il territorio siciliano, vengano sospese le attività lavorative nella fascia oraria dalle 12:30 alle 16 nei giorni in cui la mappa dell’INAIL segnali un rischio alto. Per le operazioni di pubblica utilità, i datori di lavoro dovranno adottare misure organizzative per garantire i livelli minimi dei servizi essenziali.
Il Presidente Schifani ha dichiarato a Palermo Today di aver assunto il provvedimento in piena autonomia, poiché nella stagione estiva la Sicilia è spesso interessata da eccezionali ondate di caldo con temperature elevate e un alto tasso di umidità.
Per chi opera in queste condizioni, i rischi possono anche essere letali. Ecco perché serve una pianificazione attenta degli interventi, così come l’INAIL aveva già suggerito nel 2023 con la pubblicazione del suo decalogo.
Il vademecum contro i colpi di calore
Riorganizzare i turni di lavoro, ridurre le esposizioni al calore, formare il personale e dotarlo di acqua fresca e protezioni adeguate: sono questi alcuni dei punti promossi dall’INAIL per affrontare l’allerta caldo in cantiere e, in generale, nei luoghi di lavoro all’aperto.
Le temperature estive in Italia aumentano pericolosamente ogni anno, con maggiori rischi sulla sicurezza dei lavoratori. Non è difficile immaginare, quindi, che ai problemi del lavoro in cantiere si aggiungeranno anche quelli legati al caldo.
La prima metà dell’estate 2023 ha registrato diversi decessi per le alte temperature. Da allora, i sindacati si sono messi in movimento per chiedere la cassa integrazione per i lavoratori del comparto edile quando le temperature esterne superano i 35°C, reali o percepiti. Esiste infatti una circolare dell’INPS che ammette la possibilità di usare questo ammortizzatore sociale e riconosce la causale per “eventi meteo”.
Nel frattempo, nel quadro del progetto “Worklimate” per contrastare lo stress termico sul lavoro, l’INAIL ha realizzato un vademecum pronto all’uso per la prevenzione delle patologie da calore. Il documento si rivolge in particolar modo a lavoratori, datori di lavoro e figure aziendali della salute e sicurezza.
Vediamo in dettaglio alcune delle voci nel decalogo.
Identificare i pericoli e il responsabile per la sorveglianza
Non solo le temperature elevate: i rischi legati al caldo dipendono anche dall’umidità e dall’esposizione al sole o ad altre fonti di calore. Per questo tornano utili alcuni strumenti di identificazione, come la piattaforma previsionale di allerta da caldo sviluppata nell’ambito del progetto Worklimate.
È importante poi nominare un responsabile nel luogo di lavoro per la sorveglianza delle condizioni climatiche. Questa figura deve essere formata sull’utilizzo dell’indice di calore e degli indicatori di rischio di stress termico e deve poter mettere in atto le azioni di tutela contro le patologie da caldo.
Allo stesso modo, occorre che gli addetti ai lavori siano informati sugli effetti del caldo per la salute e che conoscano le regole di prevenzione e protezione da adottare. L’ideale sarebbe promuovere il reciproco controllo tra lavoratori, soprattutto durante le ondate di calore e nei momenti della giornata con temperature particolarmente elevate.
Idratazione: bere un litro d’acqua ogni ora
È compito del datore di lavoro rendere disponibile acqua sia da bere che per rinfrescarsi, posta dentro a dei contenitori che andrebbero installati in diverse aree del cantiere.
Al verificarsi delle ondate di calore è bene incoraggiare i lavoratori a bere, ma le bevande energetiche sono da escludere perché possono provocare disturbi elettrolitici. Meglio preferire sempre l’acqua, ma attenzione a non berne troppa: il consiglio è di non superare il litro e mezzo in un’ora, perché l’eccesso di liquidi può provocare una carenza di sali minerali. In genere, un’alimentazione equilibrata basta a reintegrare i sali persi con la sudorazione.
Abbigliamento: mai a pelle nuda
Coprirsi è fondamentale e si consiglia di farlo con abiti leggeri in fibre naturali, traspiranti e di colore chiaro. Quando possibile, è bene usare copricapo con visiera o a tesa larga e gli occhiali da sole con filtri UVA.
Nelle parti del corpo che rimangono scoperte, meglio applicare una crema solare ad alta protezione (almeno SPF 50).
Limitare l’esposizione al sole
Consultare le previsioni di allerta caldo è fondamentale per programmare responsabilmente gli orari di lavoro e le mansioni da svolgere, in modo da evitare i momenti più critici della giornata. L’INAIL in questo caso propone di alternare i turni tra gli addetti ai lavori per minimizzare l’esposizione al caldo, ma arriva a raccomandare l’interruzione degli interventi nei casi più estremi.
Quando possibile, occorre assicurare la disponibilità di aree ombreggiate o climatizzate per i momenti di pausa. Sarebbe meglio anche pianificare pause brevi, ma frequenti: diversamente, il lavoro rallenta e aumenta il rischio di errore umano.
Favorire l’acclimazione
I carichi di lavoro e l’esposizione al sole andrebbero aumentati gradualmente: per acclimarsi, infatti, sono necessari dai 7 ai 14 giorni, durante i quali è importante favorire le pause per l’approvvigionamento di acqua e il riposo all’ombra. I neo-assunti e chi è tornato al lavoro da poco, dopo un’assenza prolungata, dovrebbero iniziare con il 20% del carico di lavoro; i lavoratori esperti, con il 50%.
Come richiedere la cassa integrazione
È possibile usufruire alla cassa integrazione guadagni ordinaria (CIGO) per le sospensioni o le riduzioni dell’attività lavorativa causate dall’aumento delle temperature. Le istruzioni sono contenute nella Circolare INPS n. 139/2016 e nel messaggio Hermes INPS n. 1856/2017, dove viene precisato che sono considerate “elevate” le temperature superiori ai 35°C, anche solo percepite.
In caso di domanda di CIGO, l’azienda deve indicare le giornate di sospensione o riduzione dell’attività e specificare il tipo di lavorazione in atto nelle stesse giornate. Non è tenuta, invece, a dichiarare l’entità della temperatura e i bollettini meteo. Questi ultimi vengono infatti acquisiti autonomamente dall’INPS, che provvede a effettuare una valutazione anche in base alla tipologia di lavoro svolto.