Casa Italia: un programma in divenire con il contributo di molte realtà

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Si svolgono in questi giorni le consultazioni del Governo con associazioni, rappresentanti dei professionisti, mondo dell’industria e delle istituzioni, per raccogliere proposte sul programma “Casa Italia”, un piano per agire sul patrimonio edilizio, le infrastrutture e i servizi investendo più tematiche come la sicurezza delle costruzioni, il dissesto idrogeologico, le periferie e la prevenzione su larga scala.

Regista di “Casa Italia” sarà Giovanni Azzone, Rettore del Politecnico di Milano e presidente di Arexpo, società che gestirà il futuro dell’area Expo a Milano.

Il piano sarà pluriennale: “dobbiamo immaginare una scommessa non per i prossimi mesi ma per i prossimi anni – ha sostenuto il Premier Matteo Renzi durante uno degli incontri, secondo quanto pubblica l’Ansa – un lavoro che non deve dare risultati domattina, ma che rappresenti un’opera di vera prevenzione e serietà”.

“Si tratta di un piano almeno ventennale che tocca diverse tipologie di insediamenti. Non bisognerà pensare al singolo edificio, ma agli edifici nel loro contesto e nel loro complesso essendo interessate grandi città, ma anche piccoli e medi centri – è invece il commento di Giuseppe Capocchin, Presidente del Consiglio Nazionale degli architetti, pianificatori, paesaggisti e conservatori in occasione della consultazione con il Governo, come si legge in un comunicato dello stesso CNAPPC – Visto le ingentissime risorse necessarie – altre stime, come la Rete delle Professioni Tecniche parlano di 100 miliardi – non si potrà che operare attraverso incentivi modulari a seconda del diverso livello di anti-sismicità (65%, 70%, 80% e restando aperto il nodo della relativa certificazione) che verrà messo in atto. Questa potrebbe essere l’occasione per far compiere al settore delle costruzioni un salto in avanti verso l’innovazione: non solo sicurezza ma anche risparmio energetico e smart building (innovazione) attraverso politiche che indirizzino e accompagnino verso questi obiettivi.”

Il lancio di un piano condiviso è stato accolto positivamente anche dall’Anci, che a sua volta ha messo in campo le proprie proposte: “Chiediamo di poter assumere il personale necessario – ha spiegato Piero Fassino, Presidente dell’Associazione, come si legge nel sito della stessa – con le deroghe ai blocchi delle assunzioni. Abbiamo poi proposto una semplificazione delle procedure amministrative per la messa in sicurezza degli edifici, che spesso sono burocraticamente lunghe e farraginose, e questo cozza con la necessità di fare in modo che interventi siano tempestivi. Infine abbiamo posto il tema di una banca dati aggiornata di carattere nazionale sugli interventi fatti e che via via si attiveranno, per un lavoro di monitoraggio, l’Anci è disposta insieme a governo e Regioni alla sua realizzazione”.

“Abbiamo sottolineato al Presidente del Consiglio che il modello Casa Italia è una strada importantissima da perseguire per cambiare le cose nel nostro Paese”- è, invece, il commento di Gabriele Buia, Vice Presidente vicario dell’Ance – “Troppo spesso siamo intervenuti sull’onda dell’emergenza, mentre tutto deve partire da un maggiore senso civico e da una più approfondita conoscenza delle problematiche del nostro territorio e delle nostre abitazioni. È un nuovo modello di lavoro che condividiamo e che rappresenta uno stimolo per l’intera filiera dell’edilizia per arrivare a una qualificazione di tutti gli operatori del settore anche nel settore privato e garantire interventi all’insegna della qualità, dell’efficienza e della trasparenza”.

Una proposta normativa arriva dalla CGIL:“serve una legge quadro che stabilisca una condotta omogenea nel momento dell’evento calamitoso – ha sostenuto il segretario della Fillea Cgil, Alessandro Genovesi, in un’intervista rilasciata a Jobnews.it – Non è possibile che la gestione dell’emergenza sia diversa da territorio a territorio. Per questo serve una norma che stabilisca linee di condotta per governare da subito con coerenza, trasparenza ed efficacia le diverse dinamiche sociali, politiche, economiche che coinvolgeranno le comunità colpite. Qui voglio fare un esempio, anche per dare l’idea della concretezza delle nostre proposte: la legge quadro che abbiamo in mente dovrebbe indicare un trattamento base per tutti gli eventi calamitosi cui poi, considerata l’eterogeneità delle diverse situazioni, si possano aggiungere soluzioni più specifiche a livello locale. Mi riferisco a interventi in materia di fisco, contributi previdenziali, ammortizzatori straordinari, metodologie di intervento e di solidarietà in tutta la fase dell’emergenza, definizione degli standard nella fase di ricostruzione, finanziamento, procedure anti-delocalizzazioni di imprese, applicazione dei protocolli esistenti per la prevenzione e il contrasto delle organizzazioni mafiose e criminali (codice antimafia, linee guida Ccasgo, ecc.), anticipazione della liquidità e del credito.

Le consultazioni e le riunioni continueranno, così come le proposte dalle varie realtà chiamate in causa, al momento le linee di intervento individuate sembrano essere quattro: mappatura del Paese, progettazione degli interventi con la redazione di linee guida contenenti le procedure da seguire per assicurare la logica della prevenzione nella fase di progettazione, finanziamenti e procedure e, infine, formazione con le nuove tecnologie, ovvero l’aggiornamento di tecnici e professionisti, ma anche di amministratori pubblici per diventare committenza di qualità.

foto credit: Agenziami

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