Codice Appalti: possibile proroga delle deroghe o addirittura sospensione?

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Al Governo arrivano da più fronti proposte e richieste di deroghe al Codice Appalti, definite ormai indispensabili per la realizzazione delle opere con tempi spediti.

In gioco ci sono i cantieri da aprire per far fronte alla crisi economica, tra cui quelli delle 58 infrastrutture prioritarie, ma anche la volontà di semplificare i procedimenti amministrativi per spendere in modo efficiente le risorse del Recovery Fund.

La proposta che più sta suscitando polemiche dei sindacati e dell’Autorità nazionale anticorruzione (Anac), ma anche di alcuni addetti ai lavori, è quella dell’Antitrust: sospendere il Codice Appalti per poi procedere ad una riforma organica.

La situazione attuale

Una commissione ad-hoc, costituita con l’Autorità nazionale anticorruzione (Anac), sta valutando la possibilità di prorogare le deroghe al Codice Appalti contenute nei decreti Sblocca Cantieri e Semplificazioni.

Lo Sblocca Cantieri, lo ricordiamo, ha introdotto temporaneamente norme molto impattanti sui contratti pubblici: ha elevato dal 30% al 40% il tetto al subappalto, ha sospeso l’obbligo di indicare la terna dei subappaltatori in sede di offerta, ha previsto la possibilità di affidare i contratti di manutenzione ordinaria e straordinaria sulla base del progetto definitivo (ad esclusione dei lavori che prevedono il rinnovo o la sostituzione di parti strutturali di opere e impianti), ha liberalizzato l’appalto integrato.

Alcune di queste deroghe, che dovevano essere temporanee, sono state già prorogate dal Milleproroghe fino al 30 giugno 2021, ma il Governo potrebbe decidere di andare oltre.

Il Decreto Semplificazioni ha invece disposto l’affidamento diretto degli incarichi di progettazione fino a 75mila euro e dei lavori fino a 150mila euro, nonché la nomina di commissari per le opere complesse. Si tratta di deroghe che saranno in vigore fino al 31 dicembre 2021, ma anche in questo caso, il Governo potrebbe ritenere necessario un allungamento di questi termini.

L’ipotesi di sospensione totale dell’Antitrust

L’idea dell’Antitrust è quella di sospendere il Codice Appalti: i contratti pubblici sarebbero quindi regolati solo dalle Direttive comunitarie. Un’ipotesi giuridicamente singolare dal momento che solo i regolamenti europei sono direttamente applicabili nell’ordinamento interno, mentre le Direttive hanno bisogno di un decreto di recepimento.

In questa fase emergenziale, verrebbero eliminati immediatamente vincoli sul subappalto, l’avvalimento, l’appalto integrato, i criteri di valutazione delle offerte, l’obbligo di nomina dei commissari esterni.

La sospensione sarebbe temporanea, mentre nel medio periodo si dovrebbe procedere ad una revisione del Codice. Il nuovo testo, a parere dell’Antitrust, dovrebbe dare più spazio alla discrezionalità delle stazioni appaltanti.

Il periodo di sospensione potrebbe durare per il tempo necessario a realizzare gli investimenti del Recovery Plan ed essere limitato a queste opere oppure avere una portata generalizzata.

Le preoccupazioni e le polemiche

La proposta di sospensione genera non poca preoccupazione. L’Associazione Nazionale Costruttori di Impianti, dei Servizi di Efficienza Energetica – ESCo e Facility Management, aderente a Confindustria (Assistal) ritiene che negli ultimi trent’anni è stato raggiunto un equilibrio normativo, che verrebbe stravolto con il riferimento troppo generico alle norme comunitarie, e che il Codice dei Contratti rappresenta la sintesi di anni e anni di confronto per il miglioramento della regolazione del mercato. 

I sindacati Feneal Uil, Filca Cisl e Fillea Cgil hanno diramato una nota per dire “no alla legge della giungla” affermando che, pur essendo interessati a spendere presto e bene le risorse del Recovery Fund, “non siamo disponibili a destrutturazioni delle regole e delle tutele, come di fatto ha proposto l’Antitrust”. “Supponiamo davvero di fare a meno del Codice – continua la nota – come verrebbero assegnati i lavori? Tutti a trattativa privata? Con quale criterio? Ognuno farebbe come meglio crede, con buona pace della legalità”. Per l’accelerazione delle opere pubbliche, sostengono i sindacati, sono state previste deroghe mirate. A detta dei sindacati, il Codice va migliorato, senza liberalizzare il subappalto e il dumping contrattuale.

L’idea è stata bocciata anche dall’Autorità nazionale anticorruzione (Anac). Il presidente, Giuseppe Busia, ha dichiarato all’Ansa: “Non possiamo immaginare una semplice sospensione, totale e immediata, del Codice degli appalti e il ricorso alle sole direttive europee per l’utilizzo dei fondi Next Generation EU”, anzi, “tale scelta, lungi dal portare un’accelerazione, rischierebbe di bloccare le gare per l’improvvisa assenza di riferimenti certi“.

Critica anche l’OICE, l’Associazione delle società di ingegneria e architettura aderente a Confindustria. Per il l Presidente Gabriele Scicolone nella segnalazione ci sono condivisibili proposte in tema di sburocratizzazione, “ma la proposta di sospendere il codice e affidare appalti e concessioni soltanto con le  direttive UE  non ci trova in alcun modo favorevoli. Cancellando in un solo secondo pacchetti di regole fondamentali come quelle sulla progettazione e sull’esecuzione del contratto, si va incontro ad un certo blocco degli appalti. Altro che velocizzazione degli affidamenti!”.

Scicolone ha ribadito, come si legge su edilportale.com, che “soprattutto per gli interventi del Pnrr occorre assicurare qualità progettuale; non ci convince affatto quanto propone l’Antitrust sulla liberalizzazione dell’appalto integrato e ancora di più sulla necessità di smontare la regola della centralità del progetto esecutivo. L’esperienza dimostra infatti che, nonostante la farraginosità delle fasi approvative, vero tema da affrontare, avere messo in gara progetti esecutivi ha assicurato l’aumento della qualità dei progetti, la riduzione delle varianti in fase esecutiva e quasi annullato i ritardi sui tempi. Il ritorno all’appalto integrato libero non consentirebbe affatto risparmi di tempo e finirebbe per essere una falsa semplificazione a beneficio delle riserve e degli aumenti, oltre che un asservimento del progetto esecutivo alle logiche delle imprese e non della qualità degli interventi di cui dovrà beneficiare la collettività.”

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