Degrado dell’intonaco: origine, tipologia e procedura diagnostica

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Un intonaco trascurato non è un problema solo dal punto di vista estetico: a lungo andare rischia di compromettere la salute di chi occupa l’edificio alterato

Sollecitazioni meccaniche, umidità ed errori di progettazione sono tra le principali cause del deterioramento dell’intonaco. I rivestimenti, in quanto parte più esposta di un edificio, sono infatti soggetti a numerose discontinuità e anomalie che ne influenzano le prestazioni.

Osservazione, verifica e diagnosi finale: come per tutte le patologie edilizie, è buona pratica studiare il problema già alla sua prima manifestazione. Risolvere i difetti di un edificio non è infatti una spesa da poco: in Italia le spese di ricostruzione si aggirano intorno ai 14 miliardi di euro all’anno.

Ordini di degrado e patologie diffuse

L’intonaco è una malta composta da una parte definita legante (indurente) e una parte costituita da aggregati solitamente inorganici, come sabbie, pozzolana, cocciopesto o polvere di marmo, di dimensione granulometrica selezionata.

Le proprietà degli intonaci dipendono dai leganti utilizzati e dalle loro rispettive proporzioni, due aspetti che determinano anche l’insorgenza di un’anomalia invece che di un’altra.

Il primo passo da compiere per intervenire su un intonaco deteriorato è quello di riconoscere il corretto ordine di degrado in base al comportamento dei quadri fessurativi. Le fessure si formano per sollecitazioni che si possono ricondurre a:

  • fenomeni di ritiro dell’intonaco;
  • movimenti tra gli strati dell’intonaco;
  • movimenti termo-igrometrici, fisiologici, del supporto;
  • rottura del supporto.

Gli ordini di degrado sono tre e sono classificati come segue:

  • degrado estetico: i quadri fessurativi interessano solo lo strato pittorico e sono visibili a occhio nudo, anche a grande distanza, perché sono in grado di far penetrare e trattenere l’acqua di ruscellamento o laminazione e le polveri presenti nell’aria;
  • degrado statico: le fessure che si creano nell’interfaccia tra l’intonaco e il supporto isolano intere porzioni dell’intonaco stesso e creano tensioni che ne provocano il distacco;
  • degrado igienico: quando il quadro fessurativo interessa l’intero spessore dell’intonaco, fino al supporto, l’acqua di laminazione e ruscellamento, o anche la pioggia battente, riesce ad attraversare la muratura e altera l’equilibrio igrometrico interno all’edificio – ovvero, aumentano l’umidità relativa e l’innesco di fenomeni condensativi.

Le patologie dell’intonaco sono spesso una combinazione di fattori esterni ed errori di realizzazione della struttura. Tra le anomalie più comuni ricordiamo:

  • alterazione cromatica: si manifesta attraverso la variazione di uno o più parametri che definiscono il colore, vale a dire la tinta, la chiarezza e la saturazione. Può riferirsi a zone ampie o localizzate;
  • rigonfiamenti: sollevamenti superficiali e localizzati del materiale, con forme e consistenze variabili;
  • croste: alterazioni dello strato superficiale del materiale, hanno spessore variabile e possono distaccarsi anche spontaneamente dal substrato;
  • esfoliazione: degradazione che si manifesta con distacco, spesso seguito da caduta, di uno o più strati superficiali subparalleli fra loro (sfoglie).
  • distacco: soluzione di continuità tra strati superficiali del materiale, sia tra loro che rispetto al substrato. Di solito anticipa la caduta degli strati stessi;
  • efflorescenza: intende la formazione sulla superficie del rivestimento di sostanze di colore biancastro e aspetto cristallino, pulverulento o filamentoso.

Le procedure diagnostiche

Per analizzare un intonaco è bene seguire una precisa sequenza diagnostica che permetta di ottenere le informazioni corrette a ricostruire le cause del deterioramento. L’analisi viene suddivisa in due fasi, ognuna con determinate verifiche.

In primo luogo si procede con le analisi eseguibili in situ, che comprendono:

  • esame visivo: serve a osservare le evidenze macroscopiche come quadri fessurativi, efflorescenze saline, croste, patine biologiche, distacchi esposti;
  • ermografia all’infrarosso: si registrano i flussi evaporativi, i distacchi occulti e i quadri fessurativi;
  • esame igrometrico: relativo al contenuto di umidità dell’intonaco e del supporto;
  • prove di adesione: determina la forza di adesione dell’intonaco al supporto;
  • indagine sonica;
    • diffusa, si batte direttamente con il martello per verificare la presenza di distacchi in facciata o intradossali;
    • di dettaglio, osserva i distacchi intradossali e si procede percuotendo la superficie intonacata per rilevare il ritorno sonoro mediante sensore microfonico.

La seconda fase viene condotta in laboratorio su campioni di intonaco estratti in situ. Si distinguono essenzialmente due tipologie di prelievi: uno selettivo, in cui le caratteristiche del campione sono valide solo per una porzione della superficie intonacata; l’altro rappresentativo, valido per una porzione molto estesa della superficie da indagare.

In base allo scopo dell’indagine, i campioni possono essere sottoposti a diversi accertamenti strumentali, come ad esempio:

  • analisi gravimetrica (termobilancia): determina la percentuale di umidità presente nell’intonaco attraverso una media ponderata del contenuto d’acqua;
  • osservazione dei parametri di tessitura, petrografia e mineralogia degli inerti;
  • analisi stratigrafica: studia la stratigrafia delle malte applicate e il rilievo di fenomeni di scorrimento e distacco;
  • diffrattometria a Raggi-X (XRD): è un’analisi delle fasi mineralogiche presenti nel campione di intonaco;
  • cromatografica ionica: determina, dal punto di vista qualitativo e quantitativo, la concentrazione di sali idrosolubili nel campione di intonaco o dei sali in esso depositati (le efflorescenze);
  • microscopia elettronica a scansione (SEM): analisi specialistica per comprendere meglio la morfologia del campione, la sua struttura e le forme cristalline delle componenti della malta (legante e inerte).

Una volta conclusa la procedura diagnostica, e individuato il tipo di problema, si può finalmente procedere con i lavori di riparazione o di ricostruzione nei casi più gravi.

Se non possiamo pensare di intervenire del tutto sui fattori esterni (umidità, condensa, sbalzi di temperatura, inquinamento atmosferico), resta però possibile imparare a scegliere l’intonaco più adatto alle nostre esigenze.

Molte delle patologie sono infatti direttamente riconducibili all’incompatibilità tra l’intonaco e il suo supporto. Il nostro esperto ha lungamente affrontato la questione, ma in linea generale possiamo affermare che il segreto per la giusta scelta dell’intonaco dipende da due fattori: la permeabilità al vapore acqueo e l’assorbimento d’acqua dello specifico materiale.

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