A luglio 2021, dopo quasi 20 anni, sarà inaugurata la nuova fermata “Duomo” della linea metropolitana di Napoli.
Un importante progetto, che trasformerà la metro in una stazione del tutto nuova.
L’arte incontrerà la funzionalità in un racconto attuale del dialogo continuo tra passato e presente caratteristico della città partenopea.
Il cantiere, infatti, ha subito diversi fermi e rallentamenti a causa del ritrovamento, a circa 8 metri di profondità, di un tempio romano risalente al I secolo d.C.
Un episodio di tale importanza che ha visto gli architetti Massimiliano Fuksas e Doriana Mandrelli rivoluzionare il proprio progetto. L’obiettivo è diventato così valorizzare il tempio e conservarne la bellezza ma, contemporaneamente, collocare la costruzione in una visione di ecosostenibilità urbana. In linea con l’attuale tendenza, sempre più diffusa, di integrare simbioticamente gli edifici con l’ambiente circostante (un chiaro esempio la residenza Net Zero House).
Metropolitana di Napoli: una storia lunga e travagliata
La fermata “Duomo” della metropolitana di Napoli è considerata un punto nevralgico per il miglioramento della viabilità urbana. Collocata nel cuore della città, in una delle piazze principali, assume nel racconto della sua storia un valore di continuità davvero rilevante.
Oltre al ritrovamento archeologico, la linea metropolita di Napoli può vantare un primato di “anzianità”. È stata, infatti, la prima linea a essere stata costruita in Italia.
Napoli era anche alla fine dell’ottocento una città caotica e piena di vita. La necessità di una linea ferroviaria era evidente. Furono, infatti, vagliati e (a volte pure avviati) diversi progetti, come quello di Lamont Young del 1884 e dei due ingegneri Ferdinando Serio e Dionigi Doganati del 1902. Alla fine l’appalto fu affidato a una società franco-italiana con sede a Parigi che avrebbe dovuto concludere i lavori della linea metropolitana in 5 anni.
Si deve aspettare però il 1933 per l’inaugurazione della prima metropolitana di Napoli e de ‘la direttissima’ che oggi corrisponde all’attuale linea 2.
Il nuovo progetto Fuksas: tra passato e presente.
“L’intera struttura sarà una vera e propria passeggiata da astronauti” – ha dichiarato Massimiliano Fuksas, sarà possibile scendere a 40 metri di profondità e camminare “indietro nel tempo” su pannelli retroilluminati che cambieranno la propria cromia in relazione al momento della giornata o delle condizioni meteologiche.
La struttura, inoltre, realizzata in acciaio corten e in vetro, sarà visibile dalla strada grazie alla copertura semitrasparente e sarà collocata nel cuore di Napoli, esattamente in Piazza Nicola Amore.
La costruzione sarà suddivisa su due livelli. Il primo che ospita la cupola emerge dalla strada a forma di ellisse e permetterà anche dall’esterno di vedere il tempio romano dall’alto. Il secondo, invece, sarà un vero e proprio percorso “in profondità” costruito in travertino e pietra lavica.
Il progetto della linea metropolitana di Fuksas continuerà ad evolversi. È previsto infatti di continuare a scavare anche dopo l’apertura della linea per riportare alla luce l’intero tempio, trasformando così la metro in un vero e proprio museo urbano.
Se prima, erano le città ad adattarsi all’architettura, oggi è quest’ultima che si plasma in funzione delle strutture preesistenti. Passato e presente si intrecciano in armonia.
Grazie a questa nuova linea metropolitana, infatti, l’intera area urbana del centro storico di Napoli subirà una rigenerazione urbana, come ha affermato il presidente della Società Metropolitana di Napoli, Ennio Cassetta intervistato da “architettura ecosostenibile”: <<La metropolitana delle tre A: Archeologia, Architettura, Arte, ovvero la grande sfida di attraversare la città di Napoli dalla collina al mare, passando per il centro storico, aprendo la più vasta campagna di scavi archeologici del dopoguerra e impiegando tecniche di avanguardia nello scavo di gallerie e stazioni>>.