Il gesso

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“La leggenda vuole che a scoprire il gesso fu un ortolano parigino che per cuocere il suo desinare sulla collina Montemarte aveva improvvisato un focolare con pietre del luogo. Una volta spento il fuoco con dell’acqua si accorse che le pietre utilizzate erano diventate una pietra unica: il gesso era stato scoperto!”

Tra i più antichi materiali da costruzione, la pietra da gesso fa risalire il suo primo utilizzo ad oltre cinquemila anni fa. Impiegata ancora prima della calce aerea nel campo dell’edilizia, si hanno testimonianze di utilizzo da parte degli Egizi. Infatti, si trovano tracce negli intonaci delle pareti delle loro tombe, nel fasciamento dei corpi umani dopo la mummificazione, nei vasetti, nelle statuette ed altri elementi decorativi fatti con gesso crudo e cotto.

Da i documenti che emergono, e visto l’uso raffinato e la perfezione nella preparazione del gesso, si suppone che l’origine del materiale debba essere fatto risalire ad un’epoca ancor più remota di quella Egizia.
Infatti, da un’analisi fatta sul materiale della piramide di Cheope, si è desunto che la malta cementizia contiene l’83% di gesso; questo costituisce un’evidente prova della conoscenza e dell’uso di questo materiale come prodotto perfezionato nel tempo e tecnicamente adoperato, quindi non più conosciuto solamente nelle sue caratteristiche rudimentali.
Forse anche all’uomo primitivo, che abitava in grotte create in rocce gessose, non sarà stata ignota la trasformazione che subisce la pietra da gesso a contatto con il fuoco e la proprietà di riacquistare la sua originaria durezza a contatto con l’acqua.

Se da un lato non si può avere certezza di come avvenne il passaggio dell’uso della pietra da gesso dall’Egitto alla Grecia, si può affermare che i Romani appresero ben presto i segreti della lavorazione del gesso e che sin dal 300 a. C. lo utilizzarono oltre che in edilizia, come malta affine alla calce, anche per decorazioni ed elementi architettonici.
Si trova riscontro di questo tipo di utilizzo del materiale oltre che nelle opere di Giovene, Vitruvio e Plinio anche dai resti di antichi monumenti riapparsi alla luce ad Ercolano, Pompei, Roma ed altri Paesi dell’Impero.
Lo stesso Plinio, ne evidenzia le caratteristiche nell’”Albarim opus”, dove, oltre a descrivere l’arte della decorazione in stucco e scaiola, afferma che il gesso veniva usato diffusamente per la conservazione della frutta e per dare limpidezza e miglior sapore al vino.

piramideNei tempi in cui il vetro era ancora sconosciuto, il gesso venne usato come lastre trasparenti, per la fabbricazione di finestre in molti templi gotici e bizantini e in varie abitazioni signorili. Tali lastre presero il nome di Seleniti, dai Greci, perchè la luce attraversandole sembrava quella della luna.
Possiamo trovare testimonianza di questi esemplari oggi, uno fra tanti è costituito dalle finestre del cortile di Santo Stefano a Bologna (oggi rinnovate con altra selenite perchè quella originaria è stata consumata dal tempo).
Ancora, si evince dall’opus di Plinio che Nerone edificò un tempio alla Dea Fortuna, con pietra da gesso scelta, dove dai muri traspariva la luce anche quando le aperture erano chiuse.

Dopo l’epoca romana la conoscenza della pietra da gesso è andata perduta; solo dal 1200 si potranno trovare in Italia, soprattutto nell’area bolognese, i segni del suo impiego come materiale per stucco e da costruzione.
Con il tempo l’uso del gesso si è esteso a nuovi campi di applicazione fra cui quello delle materie plastiche, degli elementi prefabbricati per costruzione, dell’isolamento termo-acustico.
Inoltre con l’aumento delle applicazioni anche la tecnica della trasformazione della pietra da gesso si è andata affinando; oggi troviamo infatti sul mercato una vasta gamma di gessi capaci di adattarsi anche alle singole lavorazioni a cui sono destinati.

L’utilizzo del gesso oggi trova maggior applicazione negli elementi prefabbricati per costruzioni, dimostrandosi spesso superiore ad altri materiali cementizi, garantendo attraverso la semplicità dei mezzi e l’economia della mano d’opera, le sempre più crescenti esigenze della tecnica della prefabbricazione.

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