L’allarme arriva da Finco (Federazione industrie, prodotti, impianti, servizi e opere specialistiche per le costruzioni) attraverso in un documento contenente alcune proposte di modifica del Decreto Rilancio.
I superbonus, infatti, sono stati ideati per dare nuovo impulso al settore edile, ma con un carico di responsabilità sui professionisti che potrebbero creare qualche ostacolo. Soprattutto considerando i meccanismi burocratici relativi alla cessione del credito.
Quali sono i rischi
I professionisti, in base a quanto riportato dal DL Rilancio, sono chiamati “ad asseverare, oltre ai risultati raggiunti con gli interventi, la congruità delle spese sostenute in relazione ai lavori agevolati“.
Per i tecnici, dunque, è prevista una sanzione da 2 euro per mila “per eventuali attestazioni e asseverazioni infedeli“. E l’obbligo, al fine di proteggere i clienti da eventuali danni, di stipulare una polizza assicurativa, coperta da un massimale superiore ai 500 mila euro.
La Federazione, pertanto, ritiene necessario definire i criteri secondo cui misurare la congruità delle spese. Nonché il calcolo dei rischi soggetti a copertura assicurativa.
Perché, considerando la forza dell’incentivo, bisogna limitare l’insorgenza di comportamento opportunistici o truffaldini, ma non si può non tener conto dei costi di capitolato, per i quali non esistono riferimenti univoci di mercato.
Cosa contesta Finco
Le perplessità di Finco riguardano soprattuto l’entità dei danni rispetto a cui il professionista è chiamato ad assicurarsi. Elementi che, per forza di cosa, si ripercuotono sul premio annuale da corrispondere. In questo contesto i costi potrebbero diventare insostenibili per i professionisti.
Infatti se ad un tecnico venisse contestata veridicità delle sue attestazioni si potrebbe verificare:
- che vengano detratte al privato le spese sostenute, correggendo la parte ritenuta non congrua;
- che si rinunci alla cessione del credito o allo sconto in fattura;
- che si debba sostenere l’intero importo delle spese.
La proposta alternativa
Per ripartire velocemente le imprese hanno bisogno di liquidità immediata.
La proposta di Finco è quella di consentire la cessione a terzi anche dei crediti d’imposta acquisiti, ma non utilizzati e presenti ancora nei cassetti fiscali. Ovviamente relativi ad interventi realizzati prima del 2020.
Sarebbe fondamentale, inoltre, accelerare l’utilizzo dei crediti di imposta. Per i quali, al momento, l’utilizzo è vincolato all’invio della comunicazione telematica. Peccato che, al momento, può essere inviata, per i condomini, solo l’anno successivo alla conclusione dei lavori.
Ne consegue che, spiega Finco, “per un tipico intervento Eco- Sisma bonus su un condominio di media grandezza dove si devono considerare dei tempi di 3-4 mesi per definire, deliberare, e progettare gli interventi nonché di 6-7 per affidarli e realizzarli, ed ulteriori tempi per approntare le attestazioni da parte dei professionisti, è evidente che l’impresa potrà ricevere sul cassetto fiscale il relativo credito d’imposta solo nel marzo del 2022”.
Il rischio è che le imprese preferiscano rimandare le commesse dal 2020 al 2021 onde ridurre il periodo di esposizione finanziaria. Generando quindi ulteriori effetti negativi sul PIL 2020.
Rendendo possibile l’utilizzo dei crediti fiscali dal mese successivo, le imprese potrebbero subito negoziare la cessione dei crediti fiscali ed acquisire altre commesse.
Rispetto all’attuale impostazione della norma, conclude Finco, “si avrà un immediato effetto positivo sui conti dello Stato: diretto, per il maggior volume dei crediti Iva per gli anni 2020 – 2021, ed indiretto per il maggior gettito IRPEF dovuto all’immediata ripresa dell’occupazione edilizia ed alla drastica riduzione di richiesta di ore di cassa integrazione”.