Monumentale e ambizioso, l’edificio sarà il principale polo della cultura locale e globale in Asia.
Lo scorso venerdì 12 novembre 2021, nella baia di Victoria Harbour a Hong Kong, il museo M+ ha accolto per la prima volta la sua folla di visitatori. Tanta è stata l’attesa per la sua inaugurazione, sia perché si tratta del primo spazio permanente dedicato alla cultura visiva contemporanea in Asia, ma anche perché il progetto vede finalmente la luce dopo 14 anni.
Nel 2007 il museo M+ era stato proposto per la prima volta come centro per rilanciare il distretto culturale di West Kowloon, ma nel tempo la sua realizzazione ha conosciuto diverse fasi di arresto dovute a questioni di ordine burocratico.
I continui ritardi non hanno però smorzato l’entusiasmo del pubblico, che vede nel museo M+ una preziosa aggiunta all’elegante skyline di Victoria Harbour, e soprattutto il simbolo dell’orgoglio dell’identità hongkonghese e asiatica.
L’edificio ospita quasi ottomila opere tra pittura, scultura, architettura, design, fotografia e video. L’obiettivo di Herzog & de Meuron, lo studio svizzero responsabile del progetto, infatti, è sempre stato quello di celebrare tutte le forme d’arte del XX e XXI secolo.
A guidare i progettisti, in collaborazione con TFP Farrells, è stata la volontà di creare un’esperienza fluida e interconnessa, secondo la stessa filosofia che ha ispirato il Padiglione Italia a Expo Dubai 2020.
Il museo M+ vuole dare libero accesso ad ogni espressione artistica e le varie esposizioni, infatti, sono state pensate per esaltare una cultura mondiale senza confini e diversità, in modo da parlare lo stesso linguaggio universale del visitatore.
L’ambizione negli intenti trova una perfetta corrispondenza anche nella struttura, alta 18 piani e composta da due imponenti volumi che si intersecano a formare una “T” rovesciata. Ancora una volta Herzog & de Meuron hanno dato vita a un’architettura raffinata e sobria, che si interseca con estrema facilità nel tessuto urbano esistente. La lezione potrebbe essere ispirata in parte dal modello cartesiano di Le Corbusier per la città di New York, o chi lo sa, anche dai più moderni Sauerbruch e Hutton.
Il podio e la torre, ovvero il blocco orizzontale e quello verticale, rievocano infatti le tipologie del paesaggio architettonico di Hong Kong e dimostrano una certa sensibilità alle condizioni urbane locali. Entrambi i volumi, poi, sono rivestiti di piastrelle di ceramica che riflettono la luce nelle diverse ore del giorno e fanno emergere l’intero complesso sui grattacieli in vetro e acciaio che lo circondano.
Il museo occupa una superficie espositiva pari a circa 65 mila mq, a cui si aggiungono i 14 ettari che ospitano il parco pubblico. Il podio orizzontale è suddiviso in 33 gallerie e accoglie cinema, mediateca, learning hub, negozi, ristoranti un roof garden con vista sull’incantevole Victoria Harbour. L’interno è in cemento armato e il foyer è tagliato in diagonale da un cavedio, dove si sviluppa la circolazione principale del museo.
La torre, invece, ospita in più anche gli uffici e presenta nella facciata un sistema a LED che permette di proiettare immagini in movimento relative ai contenuti multimediali del museo, che possono essere viste dal lungomare di West Kowloon e dall’isola di Hong Kong.