Ponte sullo Stretto: l’analisi costi-benefici sull’economia italiana

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Veduta dello Stretto di Messina
Foto di Blueplace via Canva

Il Ponte tra Sicilia e Calabria dovrebbe generare un netto economico di 1,8 miliardi di euro, che impatterebbe positivamente sulle casse locali e nazionali

23 miliardi di euro di Pil, 36.700 posti di lavoro stabili e 10,3 miliardi di entrate fiscali. Ecco quali sarebbero i benefici della cantierizzazione del Ponte sullo Stretto, esaminati nel dossier di Uniontrasporti e Openeconomics.

L’opera comporterebbe investimenti per 9 miliardi, ma la cifra dovrebbe essere recuperata dai quasi 11 miliardi di euro attesi come risultato. Il guadagno netto, secondo il dossier, sarebbe di 1,8 miliardi. Questa somma potrà essere reinvestita o distribuita nell’economia italiana, con effetti positivi a diversi livelli, anche a sostegno all’occupazione.

Neanche stavolta, però, mancano dibattiti e controversie. Le recenti discussioni intorno al Ponte sullo Stretto riguardano soprattutto le prescrizioni del Via-Vas e l’aggiornamento del valore dell’opera.

Indice

I vincoli della Commissione tecnica

Poche settimane fa il Ponte ha ottenuto l’approvazione della Commissione tecnica Via-Vas del Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica. Tuttavia, il “sì” è vincolato da 62 prescrizioni tecniche che andranno risolte per garantire la compatibilità territoriale della struttura.

In particolare, le osservazioni della Commissione chiedono soprattutto di:

  • aggiornare gli studi geo-sismotettonici, integrando nuove analisi del rischio sismico e delle dinamiche geodinamiche dell’area;
  • adeguare il profilo strutturale dell’opera, portando la campata principale a un’altezza di 77,50 metri per garantire il passaggio delle navi;
  • implementare misure di protezione della biodiversità, con un’attenzione specifica sulla gestione delle terre e delle rocce da scavo;
  • valutare gli impatti sulla salute pubblica e sulla qualità dell’aria, in particolare durante la fase di cantiere.

Solo quando questi vincoli saranno sciolti si potrà procedere verso la realizzazione del Ponte.

Le criticità sismologiche

Secondo i progettisti, il Ponte sullo Stretto sarà in grado di resistere a un terremoto di magnitudo 7.1 della scala Richter. Come abbiamo osservato in un altro articolo, infatti, l’opera è destinata a sorgere in un’area ad elevata sismicità. Per questo motivo è fondamentale una valutazione accurata dei rischi geologici. 

In particolare, l’analisi deve comprendere:

  • studi avanzati delle faglie attive, soprattutto di quelle che potrebbero interessare l’area di fondazione dei piloni;
  • rilevamenti specifici sul rischio tsunami, sia per le opere in fase di costruzione che per la futura operatività del ponte;
  • valutazioni della pericolosità locale, basate su modelli sismici aggiornati e sui dati storici dei più importanti eventi sismici dell’area, come il terremoto del 1908.

Secondo la Commissione tecnica, la documentazione sul rischio sismico del Ponte è attualmente completa solo in parte. Per poter avviare i cantieri servirà integrare le analisi già esistenti, anche con ulteriori approfondimenti da completare durante la fase esecutiva.

Render del Ponte sullo Stretto di Messina
Immagine via We Build

La questione economica

Altro punto che sta facendo discutere è l’aggiornamento del valore del Ponte, stimato a 13,5 miliardi di euro. Per l’amministratore delegato della Stretto di Messina S.p.A., Pietro Ciucci, in questo modo si rischia di superare i vincoli europei sulla spesa. L’UE impone infatti di non superare il 50% del progetto dell’appalto originario. 

Anche la Commissione tecnica del Via-Vas ha espresso delle incertezze sulle sostenibilità economica del progetto. Alcuni di questi dubbi riguardano:

  • l’assenza di analisi complete e aggiornate sulla domanda di trasporto, che potrebbe risultare inferiore alle stime iniziali;
  • l’aumento dei costi di costruzione, legata a imprevisti tecnici e alle condizioni geologiche della zona;
  • le difficoltà nel garantire una redditività a lungo termine, specie in mancanza di un piano strategico che integri l’opera con le reti logistiche nazionali ed europee.

Nonostante le obiezioni mosse su questo fronte, il Ministro delle Infrastrutture Matteo Salvini ha dichiarato a SkyTG24 che il Ponte sullo Stretto produrrà più benefici economici e sociali dei suoi costi.

Sul tema dei finanziamenti è intervenuto infine anche Renato Schifani, Presidente della Regione Siciliana. Alla Gazzetta del Sud ha dichiarato che “sarà decurtato neanche un euro dei 5,3 miliardi già assegnati all’Isola con l’Accordo di coesione sottoscritto nel maggio scorso”.

I vantaggi del Ponte: gli altri numeri

Per la senatrice della Lega Tilde Minasi, il Ponte sullo Stretto di Messina è più di un’infrastruttura: “è un simbolo di unità nazionale e un motore per la crescita economica e sociale dell’intera area del Mezzogiorno”, ha dichiarato a Reggio Today.

Secondo il report di Uniontrasporti, la costruzione del Ponte tra Sicilia e Calabria consentirà di risparmiare:

  • 7.759 milioni di minuti nell’attraversamento tra le due sponde;
  • 2.580 milioni di CO2 nell’aria;
  • 270 milioni di euro dai costi operativi delle imprese;
  • 212 milioni di euro per via della riduzione dell’inquinamento locale.

Tuttavia, è da prendere in considerazione anche un esborso di 108 milioni di euro per l’aumento degli incidenti stradali

Le nuove rilevazioni della Commissione tecnica e il dibattito sul valore dell’opera rischiano di far slittare ulteriormente l’avvio dei cantieri, già in ritardo rispetto sulla tabella di marcia. Il Ministro Salvini, però, si dice sicuro di star navigando nella giusta direzione e ribadisce l’importanza di approvare il progetto definitivo entro dicembre 2024. Non ci resta che attendere i prossimi sviluppi.

Fonti:

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