Dibattiti, ripensamenti e controversie: da decenni quest’opera monumentale attraversa la storia del nostro Paese (ma non riesce ad attraversare il mare tra Sicilia e Calabria)
Il Governo Meloni torna a far parlare della realizzazione del Ponte sullo Stretto di Messina e, a tal proposito, il Ministro dei Trasporti Matteo Salvini non ha dubbi: l’opera servirà a rilanciare l’economia italiana e i lavori potrebbero iniziare entro due anni.
Da parte delle istituzioni governative europee, fondamentali per finanziare il progetto, il messaggio è stato chiaro. Lo riporta Il Giornale: “L’Italia prepari con la dovuta precisione il progetto, a cui seguirà una rigorosa analisi e quindi partecipazione economica”.
Quale che sarà la sorte dell’opera, ripercorriamo intanto l’iter della sua realizzazione dagli albori fino ai giorni nostri.
1850 circa – 1992
L’idea del Ponte sullo Stretto di Messina fu annunciata per la prima volta nell’Ottocento, sotto l’effetto galvanizzante della rivoluzione industriale. Fu allora, infatti, che il Ministro dei Lavori Pubblici Giuseppe Zanardelli dichiarò profeticamente: “Sopra i flutti o sotto i flutti, la Sicilia sia unita al Continente”.
In realtà, però, si tratterebbe di un affare ben più antico. Plinio il Vecchio ricordava un primo tentativo di realizzazione nel 251 a.C., quando il console romano Lucio Cecilio Metello ordinò di costruire un passaggio con barche e botti in legno per trasportare alcuni elefanti fino alla penisola.
Verità o leggenda non è dato saperlo. Quello che possiamo affermare è che il progetto fu davvero preso in considerazione solo dal 1969, anno in cui il Ministero dei Lavori Pubblici promosse un “Concorso internazionale di idee” per la realizzazione del ponte.
Furono inviate 143 proposte e vinsero a pari merito sei progetti, italiani e non. Eppure, l’esito del concorso non portò a nessuna soluzione netta. Nel 1981 fu fondata la società dello Stretto di Messina per dare una nuova scossa ai lavori, ma la progettazione proseguì a rilento per tutto il decennio e lo scoppio di Tangentopoli nel 1992 pose un freno sulla realizzazione.
Anni 2000
Sin dalla prima discesa in campo, nel 1994, Silvio Berlusconi ha da sempre fatto del Ponte sullo Stretto uno dei capisaldi del suo Governo. I lavori per un po’ sono sembrati procedere e nel 2002, sotto il terzo Governo Berlusconi, il progetto ha mosso qualche timido passo. Nel maggio 2006, però, il neoeletto centrosinistra di Romano Prodi blocca ancora l’intervento, giudicandolo dispendioso e privo di senso.
Nel 2008 è ancora la volta di Berlusconi, che rilancia nuovamente l’opera. Viene presentato il disegno definitivo e si decide addirittura che ad occuparsi della progettazione delle strutture principali sarà l’archistar Daniel Libeskind, noto tra l’altro per il World Trade Center di New York.
I tempi però non sono ancora maturi: prima l’Unione Europea, che ha negato i fondi comunitari, e poi il governo Monti nel 2012 fermano in maniera decisa l’iter.
Il centrosinistra, da sempre opposto al ponte, fa marcia indietro nel 2016 con Matteo Renzi che si dichiara favorevole alla realizzazione del progetto. La caduta del suo Governo non dà seguito alla sfida e il progetto viene rimesso nel cassetto fino al 2020.
Oggi
Conte, Draghi e Meloni spingono la realizzazione fino ai giorni nostri e, a quanto pare, anche un po’ più là. Il filo rosso che lega gli ultimi tre Governi, così diversi tra loro, è solo uno: il Ponte sullo Stretto sarebbe un’opera maestosa, che potrebbe dare prestigio all’Italia.
La Legge di Bilancio 2023, all’articolo 82, definisce il ponte come un’infrastruttura prioritaria e stabilisce che “entro 90 giorni dall’entrata in vigore della legge (avvenuta lo scorso 29 dicembre 2022), la Società Stretto di Messina rinuncia a tutte le pretese nei confronti della pubblica amministrazione, e viene revocato lo stato di liquidazione in deroga a quanto previsto dal Codice Civile, mentre Rfi e Anas (in quanto soci della Stretto di Messina) sono autorizzate a fare un aumento di capitale di 50 milioni per riorganizzare la società”.
In breve, ciò significa che i fondi destinati al nuovo studio di fattibilità, pari a 50 milioni di euro, serviranno adesso a riattivare la Stretto di Messina spa.
Per attraversare in auto, sul ponte, il mare che separa Sicilia e Calabria servirà ancora del tempo, e forse anche un pizzico di buona sorte. La nota positiva, intanto, è che il PNRR ha pianificato 500 milioni di euro nella rete di treni e traghetti per collegare più velocemente Sicilia e Calabria.