Previsioni al negativo per il settore costruzioni, nell’ultimo rapporto CRESME

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CRESME presenta il XXXV Rapporto Congiunturale e Previsionale, con le previsioni per il settore delle costruzioni nel periodo 2024-2027. Lo scenario, purtroppo, non è positivo. La fine del Superbonus e la conseguente contrazione delle riqualificazioni, i cambiamenti delle condizioni economiche ed energetiche e l’aumento del contenzioso disegnano un futuro pieno di sfide per l’edilizia.

La frenata degli investimenti che il settore delle costruzioni sta vivendo nell’ultimo anno (-0,6%) diventerà più brusca nel 2024, con una caduta del -8,5%. L’edilizia risentirà soprattutto della fine del Superbonus, che aveva dato grande slancio al settore negli ultimi anni, e le opere pubbliche finanziate dal PNRR non basteranno a compensare questa mancanza.

Sono solo alcuni dei temi che emergono dal XXXV Rapporto Congiunturale e Previsionale elaborato dal CRESME. Accanto a questi, le tensioni internazionali sul fronte geo-politico ed economico, l’inflazione e alcuni nodi ancora irrisolti per molte imprese del settore edile, come la digitalizzazione e la qualità della manodopera, contribuiscono a peggiorare le prospettive dell’immediato futuro.

Investimenti in calo senza il Superbonus

Con il Superbonus in via di estinzione, gli investimenti nel settore delle costruzioni hanno già fatto refilare un calo. Secondo CRESME, si avrà una diminuzione degli investimenti del -8,6% solo nel 2024.
L’immediata conseguenza sarà la diminuzione delle attività di manutenzione sul patrimonio residenziale, che diventerà molto pesante nei prossimi due anni,  passando dai 120 miliardi a valori correnti del 2022 ai 60 del 2026.

Restando nel comparto della riqualificazione residenziale, il mancato collocamento dei crediti fiscali comporta notevoli rischi per le imprese medie e medio-piccole. L’interruzione dei flussi di liquidità e delle forniture provocheranno l’aumento dei casi di non completamento dei lavori e, quindi, dei contenziosi. 

A peggiorare il quadro, l’inflazione, le politiche monetarie restrittive, l’aumento dei costi di costruzione e i picchi toccati dalle compravendite hanno determinato un brusco raffreddamento nell’immobiliare residenziale, persino nelle aree più dinamiche del Paese.

Eppure, c’è un’importante questione da affrontare: l’adeguamento in termini di performance energetica del patrimonio edilizio, residenziale e non, che la nuova direttiva europea (la direttiva “Case Green”) intende raggiungere. Difficile pensare ai nuovi obiettivi senza il supporto di nuovi incentivi fiscali, certamente da pianificare con una maggiore attenzione. 

Le opere pubbliche e le risorse del PNRR

Tra gennaio 2019 e agosto 2023 sono stati messi in gara 267 miliardi di euro di lavori pubblici, dei quali 74 afferenti al PNRR, e ne sono stati aggiudicati 204, dei quali 48 PNRR.

La sfida delle opere pubbliche, adesso, sta nella capacità esecutiva delle imprese
Qui, uno dei problemi maggiori potrebbe essere rappresentato dalla verifica dei costi dell’appalto dopo l’aggiudicazione, che potrebbe far emergere difficoltà finanziarie e operative.

Come si legge nel Rapporto CRESME, la spinta delle opere pubbliche non basterà comunque a garantire la tenuta dell’intero mercato, ma soltanto ad attenuarne la caduta. 

L’edilizia, tra vecchio e nuovo

La produttività del settore, la qualità della manodopera, l’appeal verso i giovani e la sicurezza sul luogo di lavoro rappresentano importanti sfide  per l’edilizia. Innovazione, industrializzazione, digitalizzazione e riduzione del costo dell’errore sono obiettivi che non possono essere più rimandati, cambiamenti già in atto in altri settori che, adesso, diventano necessari anche per la filiera delle costruzioni. 

Secondo CRESME, i prossimi dieci anni saranno quelli di una forte polarizzazione nel mercato delle costruzioni tra domanda e offerta che guardano al futuro e domanda e offerta che guardano al passato.

Fonti: Cresme.it

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