Redditi professionisti: il quadro italiano secondo AdEPP

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Il reddito medio dei liberi professionisti nel 2015 si è attestato sui 34.000 euro, per i tecnici (ingegneri, architetti, geometri, periti industriali e agrotecnici) si è però fermato a 22 mila euro di media.

I dati arrivano dal VI Rapporto annuale del Centro Studi AdEPP (Associazione degli Enti previdenziali privati).

Dal Rapporto si evince che l’area delle professioni tecniche ha subìto tra il 2005 e il 2015 un decremento del 9,4%, molto più netto di quello sul reddito medio generale (cioè relativo a tutte le categorie professionali) che è stato pari al 2,14%: un calo secondo AdEPP cinque volte più pesante rispetto al decremento dell’intero collettivo di professionisti presi in esame.

Il decremento dei redditi del biennio 2014-2015 è stato più contenuto rispetto al trend del periodo 2005-2015 attestandosi sullo 0,3% in meno, ma restano evidenti i gap di genere, di generazione e relativi alla posizione geografica.

I giovani professionisti (entro i 35/40 anni) guadagnano tra il 24% e il 34,4% del reddito percepito da un loro collega di età compresa tra i 55 e i 60 anni. Guadagnano cioè ¼ del reddito medio dei colleghi più anziani.

Su 85.000 donne professioniste che tra il 2005 e il 2015 hanno avuto almeno un figlio, poi, secondo l’indagine il 65% ha perso il proprio reddito o lo ha visibilmente ridotto dopo la maternità.
Il 15% delle donne prese in esame è definitivamente o temporaneamente uscito dal mondo professionale, il 50% ha avuto un calo del reddito medio oltre il 40%.

Nel 2015 le regioni che presentano il più alto reddito medio delle iscritte di sesso femminile sono il Trentino Alto Adige (circa 35.590 euro) e la Lombardia (circa 33.400 euro) mentre le regioni che presentano i redditi più bassi sono la Calabria (circa 11.700 euro) e il Molise (circa 14.000 euro).
Le professioniste del Trentino Alto Adige hanno dunque un reddito medio di 3 volte superiore alle colleghe calabresi evidenziando una disparità nord/sud decisamente rilevante.

La disparità più evidente è però nel paragone con i colleghi uomini. 
Per fare un esempio concreto nel 2015 nel Lazio, in Liguria e in Valle d’Aosta le professioniste hanno guadagnato un reddito medio compreso tra il 52,4% e il 54,8% del reddito dichiarato dai loro colleghi di sesso maschile. In queste regioni le donne quindi guadagnano circa la metà degli uomini. Le altre regioni si attestano su valori dell’indicatore compresi tra il 55% e il 64,4%. La regione in cui la differenza tra i redditi degli uomini e delle donne risulta essere meno accentuata è la Sardegna: qui le donne guadagnano il 70,2% del reddito medio lordo dichiarato dai loro colleghi di sesso maschile. Risulta comunque un dato allarmante il fatto che le donne guadagnino in media (media semplice di tutte le regioni) circa il 60% del reddito guadagnato dai colleghi maschi.

Dal punto di vista geografico in generale i redditi medi più alti si collocano come ci si aspetterebbe al Nord, con Lombardia, Trentino Alto Adige ed Emilia Romagna che registrano i valori più alti (rispettivamente 60.000 euro di media, 59.200 euro di media e 49.000 euro di media).

Le regioni con i redditi più bassi sono invece Molise (23.000 euro medi), Basilicata (22.700 euro medi) e Calabria (20.300 euro medi). In termini assoluti, la differenza tra il reddito medio più alto e il reddito medio più basso sia di circa 40.000 euro.

Nel periodo compreso tra il 2010 e il 2015 le regioni che hanno subito i maggiori decrementi del reddito medio nel solo caso dei professionisti di sesso maschile sono l’Umbria (-8,02%), la Sicilia (-9,04%), la Puglia (-9,68%), il Molise (-10,24%), la Basilicata (-10,57%) e la Valle d’Aosta (-10,64%).

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