Rifiuti edili: l’Italia ne recupera l’80%, ma serve nobilitarne gli utilizzi

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Il Rapporto Rifiuti Speciali 2023 di Ispra fa il punto sulla produzione e gestione dei rifiuti speciali. Il settore edile, responsabile di quasi la metà del totale di questa categoria di rifiuti, ha registrato un comportamento virtuoso: l’80% dei rifiuti da costruzione e demolizione è stato riciclato, superando ampiamente l’obiettivo del 70% fissato dalla normativa al 2020.

Il settore delle costruzioni è responsabile del 47,7% del totale dei rifiuti speciali prodotti in Italia. Di questi, l’80,1% viene recuperato: è un dato molto positivo, che porta l’Italia tra i Paesi più virtuosi d’Europa, e che supera l’obiettivo del 70% fissato  dalla direttiva 2008/98/Ce per il 2020.

Sono alcuni dei dati che derivano dal Rapporto Rifiuti Speciali di Ispra (che può essere consultato integralmente qui), pubblicati lo scorso 18 luglio e riferiti all’anno 2021.

Il rapporto Ispra mostra innanzitutto la ripresa delle attività produttive in generale e del settore edile in particolare, dopo il calo registrato a causa della pandemia.

Il settore delle costruzioni e demolizioni, con 78,7 milioni di tonnellate, si conferma quello con la maggiore produzione totale di rifiuti speciali. Di pari passo aumenta il recupero di materia: nel 2021 si è arrivati a circa 47,6 milioni di tonnellate, l’80,1% del totale, con una crescita del 21,7% rispetto all’anno precedente. 

La produzione di rifiuti edili a livello regionale

I maggiori valori di produzione dei rifiuti speciali da costruzione e demolizione si rilevano al Nord e in particolare in: 

  • Lombardia (17,1 milioni di tonnellate, ovvero il 37,8% della produzione complessiva di questa tipologia di rifiuti nell’area Nord-Italia);
  • Veneto (7,4 milioni di tonnellate, 16,4%);
  • Piemonte (quasi 7 milioni di tonnellate, 15,4%).

Al Centro Italia, troviamo:

  • Lazio (5,5 milioni di tonnellate di rifiuti da costruzione e demolizione, pari al 42,7% del totale della macroarea);
  • Toscana (quasi 4 milioni di tonnellate, 30,8%).

Al Sud, dove la produzione complessiva di rifiuti da costruzione e demolizione si attesta a poco più di 19 milioni di tonnellate, in cima alla classifica abbiamo:

  • Sicilia (quasi 5,7 milioni di tonnellate, ovvero il 29,7% del totale della macroarea);
  • Campania (4,7 milioni di tonnellate, 24,8%);
  • Puglia (3,7 milioni di tonnellate, 19,6%).

Il riutilizzo dei rifiuti edili

Il recupero dei rifiuti da costruzione e demolizione riguarda prevalentemente la produzione di rilevati e sottofondi stradali. Si tratta di impieghi di bassa qualità, mentre gli utilizzi andrebbero nobilitati con una riconversione in nuovi prodotti.

Come si legge in un articolo de Il Sole 24 Ore, che riporta le parole di Lucia Rigamonti, docente del dipartimento di Ingegneria civile e ambientale del Politecnico di Milano, «L’aggregato che si produce in Italia non ha la qualità necessaria per utilizzi più nobili, come la realizzazione di fondazioni. Secondo un nostro studio, la demolizione selettiva con la separazione dei vari materiali, di base più costosa di quella tradizionale, non porta i benefici che dovrebbe perché non si è ancora sviluppata una filiera. Anche se i materiali sono separati, spesso non è chiaro dove inviarli, o il centro di riciclo preposto è così lontano da non giustificare le spese di trasporto. Così l’impianto di riciclo non ha un buon rifiuto in ingresso, e il risultato è un aggregato riciclato misto, non di alta qualità, verso cui c’è diffidenza da parte degli acquirenti». 

L’obiettivo a cui guardare sarebbe quindi quello di avere un’alta percentuale di recupero di rifiuti legata ad utilizzi più nobili, come suggerito dal Programma Nazionale per la Gestione dei Rifiuti, approvato nel giugno 2022 e valido fino al 2028.

Fonti: IlSole24Ore, IspraAmbiente.gov

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