Dopo due anni di stallo il Governo concede altri tre anni di tempo per l’avvio degli interventi finanziati dal Bando Periferie 2015. Il Dpcm del 20 gennaio 2020 dispone, infatti, che il Capo Dipartimento per le pari opportunità e gli Enti locali responsabili dei profeti che avevano vinto il Bando sottoscrivano le convenzioni per il finanziamento e la realizzazione entro il 31 dicembre 2022. Il termine previsto dal Bando fissava la scadenza il 31 luglio 2017.
A distanza di tutto questo tempo è utile ricordare che il Bando Periferie 2015 prevedeva il finanziamento di progetti di riqualificazione di aree urbane degradate con una dotazione di poco meno di 200 milioni di euro, poi ridotti a 78 milioni di euro.
I Comuni avevano risposto al Bando inviando 870 progetti, di cui furono ritenuti finanziabili 451. Nel giugno 2017 fu pubblicata la graduatoria: i 78 milioni di euro sono bastati per finanziare solo 46 progetti sul totale di 451.
Al fine di finanziare i progetti dal numero 47 in avanti, fino alla copertura di tutti quelli presentati dai Comuni del Mezzogiorno, nell’agosto 2017 sono stati assegnati 90 milioni di euro (20 milioni per ciascuno degli anni dal 2018 al 2021 e 10 milioni per il 2022 a valere sul Fondo Sviluppo e Coesione). Lo stanziamento complessivo, a metà del 2017, ammontava a 168 milioni di euro e il progetto si arenò, non senza polemiche.
La Legge di Bilancio 2018 ha poi incrementato la dotazione per il Piano, aggiungendo 5,4 milioni di euro per il 2018 e 97,3 milioni di euro di euro per il 2019.
Ad oggi quindi, il totale dei fondi assegnati al Piano nazionale per la riqualificazione sociale e culturale delle aree urbane degradate è pari a circa 270 milioni di euro.
Come si legge nelle premesse del Dpcm 20 gennaio 2020, l’attuazione del Piano “ha evidenziato ritardi e criticità” e anche la Corte dei conti, nella relazione relativa al Bando Periferie 2015, pubblicata a luglio 2019, ha sollecitato la Presidenza del Consiglio ad intervenire per velocizzare l’iter che è stato rallentato dalla complessità degli adempimenti richiesti agli enti e dalla moltiplicazione delle competenze dirigenziali.
A distanza di due anni, infatti, solo una piccola parte delle Convenzioni è stata perfezionata: la Corte dei conti, nella relazione del luglio 2019, spiega che “tra i mesi di febbraio e luglio 2018, rispetto ai primi 46 Comuni finanziati iscritti in graduatoria risultano definite 25 Convenzioni; per i rimanenti 21 Comuni le relative procedure sono ancora in corso“. I ritardi sono dovuti a criticità nella “acquisizione della documentazione propedeutica alla sottoscrizione delle convenzioni, anche per le difficoltà organizzative e gestionali rappresentate in itinere da alcune amministrazioni comunali”.
La palla passa ora nelle mani della Ministra per la Famiglia e le Pari Opportunità, Elena Bonetti, che secondo quanto pubblica edilportale.com ha dichiarato: “destiniamo risorse ad un progetto importante, nato dall’intuizione dell’utilità di recuperare il patrimonio edilizio esistente, senza consumo di territorio, e rivitalizzare luoghi di incontro e di socialità, sul quale continuiamo a credere ed investire”.
“Lo facciamo – ha continuato Bonetti – in una necessaria sinergia con i comuni, che significa alleanza di competenze nel Paese per mettersi al servizio di tutti i cittadini. È un provvedimento con il quale vogliamo affermare anche un modo diverso di guardare ai territori e di interpretarli: non si tratta di ‘periferie sociali’ ma di ‘luoghi di umanità’ ovvero il centro del nostro essere sociale e comunità”.
Foto credit: Mike Rasching