Una “norma pericolosa”, uno “Sblocca Porcate che ci riporta indietro di anni e che non sbloccherà alcuna opera”. Sono questi, in estrema sintesi, i giudizi sul decreto Sblocca Cantieri espressi nei giorni scorsi da Raffaele Cantone, presidente Anac, e dai segretari generali dei sindacati dei lavoratori edili Fillea Cgil, Feneal Uil e Filca-Cisl.
“Credo che il DL Sblocca Cantieri sia una norma pericolosa” – ha dichiarato il Presidente Anticorruzione (Anac) in un’intervista a “Circo Massimo” su Radio Capital – “credo che questa norma non sia corretta, soprattutto al fine di garantire migliori servizi per la pubblica amministrazione. Mantengo le mie riserve – ha aggiunto – non mi va di dire che è una norma sblocca tangenti, è esagerato, ma non va nella giusta direzione. E non credo che servirà davvero a sbloccare gli appalti”.
“A me non risulta che ci siano mai stati blocchi per gli appalti sotto i 200mila euro – ha spiegato Cantone – Il vero problema del Paese sono i grandissimi appalti, per i quali spesso viene fatta una progettazione non corretta o gare fatte male. La norma fino ai 200mila euro non so che effetti avrà, ma non sono quelli gli appalti che rappresentano i problemi del Paese”.
Fillea Cgil: “Sempre più… sblocca-porcate!”
Non mancano le critiche anche dal mondo dei sindacati.
“Anche per le aree del terremoto il decreto Sblocca Cantieri si rivela in tutta la sua luce, quella di un autentico Sblocca Porcate, che non solo non darà una accelerazione alla ricostruzione ma la renderà più selvaggia e meno trasparente, per l’effetto combinato di un insieme di fattori: il ritorno al massimo ribasso, il ritorno in capo ai comuni non capoluogo della possibilità di mettere in gara lavori sopra soglia senza passare da soggetti aggregatori (unione dei comuni, Regione, ecc.), la liberalizzazione degli interventi in area sismica di minor rilevanza, il silenzio assenso per le autorizzazioni ambientali e paesaggistiche”. È quanto denuncia Alessandro Genovesi, segretario generale della Fillea Cgil.
Non ci sarà una accelerazione nei tempi della ricostruzione “a causa dell’ampliamento dei casi in cui si potrà ricorrere al massimo ribasso, con i Comuni che potrebbero sostituirsi per l’erogazione del contributo agli Uffici Speciali per la Ricostruzione (e quindi rendere molto più incerti anche i controlli che subordinano i contributi al lavoro regolare e sicuro), con il superamento di fatto del tetto agli incarichi professionali”.
Infine, per la Fillea c’è il rischio che “sparendo l’obbligo dei tre preventivi per l’accesso al contributo per la ricostruzione, vi sia minor trasparenza e una lievitazione dei costi a carico della finanza pubblica, visto che i contributi coprono il 100% della ricostruzione senza entrare nel merito della singola ricostruzione”.
“Stiamo assistendo – conclude Genovesi – al ritorno a quella filosofia tutta berlusconiana e liberista del ‘laissez-faire’ per cui per fare bene l’unica strada è, secondo il legislatore, avere meno controlli, meno trasparenza, meno qualità, meno tutele. Siamo certi però che sulla trasparenza, sulla qualità, sulla legalità non si possano fare sconti a nessuno. Come Fillea e sindacati delle costruzioni ci batteremo affinché la ricostruzione si faccia presto ma anche bene: non servono sceriffi o ritorno alla legge della giungla, servono invece pianificazione, risorse, partecipazione e controllo sociale”.
Feneal Uil: “non è la strada giusta. Così si torna indietro di anni”
“Siamo molto delusi dal testo finale del decreto Sblocca Cantieri che più che sburocratizzare e sbloccare finirà per esporre ancora di più il settore a irregolarità e illegalità”- è, invece, il commento di Vito Panzarella, Segretario Generale Edili Uil, secondo il quale “non è di certo questa la strada per riaprire cantieri e rilanciare l’edilizia”.
“Il decreto introduce una serie di norme che riportano il settore indietro di anni, indebolendo un sistema di regole che andava piuttosto migliorato e non smantellato per frenare infiltrazioni mafiose, dumping contrattuale e riduzione di diritti, fenomeni questi all’ordine del giorno nel nostro settore”.
“Liberalizzare il subappalto e aumentare le soglie per gli affidamenti diretti – continua il segretario – così come non intervenire efficacemente per la riduzione e la qualificazione delle stazioni appaltanti, allargare le procedure negoziate senza bando di gara, reintrodurre il criterio del massimo ribasso per gli appalti sottosoglia e riaffidare la direzione dei lavori al Contraente Generale finiranno per far diminuire i controlli e la trasparenza colpendo lavoratori e imprese sane. Per questo motivo continueremo a contrastare questo provvedimento, che più che sbloccare, secondo noi, finirà per bloccare il Paese, e a mobilitarci, come il 15 marzo, contro tutte le iniziative e i provvedimenti che non favoriscono una crescita vera e di qualità”.
Filca-Cisl: “è sblocca-illegalità e i cantieri resteranno chiusi”
“Il nostro giudizio sullo Sblocca Cantieri resta immutato, nel metodo e nel merito: siamo delusi e preoccupati da un testo che non solo non sbloccherà alcuna opera, ma che bloccherà invece quel percorso di legalità avviato faticosamente nel settore delle costruzioni, notoriamente terra di conquista della criminalità. Il Governo ne prenda atto e cambi subito il provvedimento sblocca-illegalità”. Ha dichiarato Franco Turri, segretario generale Filca-Cisl.
“Portare al 50% i lavori da subappaltare – spiega Turri – o innalzare la soglia massima per l’affidamento diretto dei lavori, sono due misure che non sbloccheranno un solo cantiere, ma che pongono invece un serio rischio di illegalità nel settore edile, perché favoriscono il riciclaggio del denaro sporco e le infiltrazioni delle organizzazioni criminali nel sistema degli appalti”.
“Il ricorso al subappalto a catena, per esempio, ha come effetto una riduzione della spesa per realizzare l’opera, pregiudica la concorrenza leale tra le imprese, abbassa la qualità del lavoro, si pensi a strade o ponti, costringe gli imprenditori ad abbassare le retribuzioni degli addetti, favorisce l’evasione fiscale e contributiva, fa aumentare i rischi di infortuni per i lavoratori, per il risparmio delle risorse destinate alla sicurezza. Davvero non si comprende il motivo per cui questo governo non ha tenuto in minimo conto le osservazioni nostre e della Cisl nazionale, evitando addirittura di consegnare alle parti sociali il testo definitivo del provvedimento. Un atteggiamento che stigmatizziamo perché calpesta le più elementari regole di relazioni sociali e non fa il bene del Paese” conclude il segretario generale Filca Cisl.
Progettisti contro incentivo 2% ai tecnici P.A. e appalto integrato
Scontenta anche Fondazione Inarcassa, la Fondazione architetti e ingegneri liberi professionisti iscritti ad Inarcassa, che conferma la propria contrarietà alla reintroduzione dell’incentivo del 2% per le attività di progettazione ad opera dei pubblici dipendenti e al ricorso all’appalto integrato.
“Queste misure rappresentano un duro colpo e un attacco alla dignità degli architetti e ingegneri liberi professionisti”. Ha commentato Egidio Comodo, presidente di Fondazione Inarcassa.
“La reintroduzione dell’incentivo del 2% – ha aggiunto – rischia infatti di avvantaggiare i soli dipendenti pubblici e svilire il ruolo dei liberi professionisti, mentre il ricorso all’appalto integrato non ha prodotto in passato vantaggi significativi né in termini di tempi né in termini di qualità progettuale. Fondazione Inarcassa, anche durante la fase di dibattito parlamentare, continuerà a vigilare affinché si giunga ad una revisione di queste due norme, lesive per la dignità di architetti e ingegneri liberi professionisti”, ha concluso Comodo.
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