Nella gestione dei cantieri, molto spesso, la sicurezza è considerata come un tema a parte. Questo approccio comporta diverse criticità che vanno oltre il mancato rispetto della normativa in vigore
Crescono gli occupati nel settore delle costruzioni e aumentano, di pari passo, anche le denunce di infortunio e gli incidenti mortali. Lo dimostra Inail: il 2022 ha registrato circa 40 mila denunce (+3,4% rispetto all’anno precedente) e il 2023 avrebbe visto crescere il numero di morti bianche dell’1,1%.
Il tema della sicurezza in cantiere si è imposto con maggior forza soprattutto dopo il crollo dell’Esselunga di Firenze, a febbraio 2024. All’indomani della tragedia, la soluzione avanzata dal Governo per contenere i rischi è la cosiddetta “patente a punti” per i cantieri. La misura, introdotta dal Decreto Legge PNRR, sarà in vigore dall’1 ottobre 2024.
È sempre bene ricordare, però, che la sicurezza edilizia interessa anche la progettazione dell’opera e non solo la sua fase di realizzazione. Il compito dei progettisti è quello di identificare i pericoli che possono presentarsi durante la realizzazione, l’utilizzo e la manutenzione degli ambienti di lavoro e intervenire per eliminarli o ridurne significativamente il rischio.
Il ruolo della progettazione
In un cantiere si riscontrano essenzialmente due tipologie di rischio: per la sicurezza e per la salute. I pericoli per la sicurezza sono quelli collegati alle macchine o ai materiali e possono avere conseguenze come cadute dall’alto, ribaltamento delle macchine, folgorazione e lesioni varie.
I rischi per la salute, invece, mettono in pericolo i lavoratori dal punto di vista fisico e biologico, causando anche malattie professionali. Ne sono esempi il rischio rumore e il rischio da movimentazione manuale dei carichi (sollevare, portare, spingere, tirare e in generale tutte le operazioni di trasporto che possono gravare sulla nostra struttura ossea).
Come nota Giorgio Gallo, Coordinatore per la Sicurezza nei cantieri temporanei e mobili, il problema sta nella mancanza di una buona cultura della sicurezza. Se non si conoscono i rischi, infatti, non è possibile intervenire per evitarli. Questo accade perché la gestione della sicurezza in cantiere viene spesso (ed erroneamente) intesa come slegata dagli altri aspetti dell’opera e quindi dalle componenti architettoniche, tecnologiche ed economiche.
La sicurezza in cantiere è fatta di molte leggi. Non tenerne conto, oltre a non rispettare il dettato normativo, comporta ulteriori criticità. Ecco quelle più comuni:
- le soluzioni del progettista potrebbero non essere concretamente realizzabili in cantiere;
- il cronoprogramma di lavoro, stilato nella fase di progettazione, potrebbe non essere rispettato per via di sovrapposizioni e interferenze operative;
- alcune fasi lavorative potrebbero includere delle difficoltà di realizzazione a causa della mancata (o sottostimata) valutazione delle interferenze nelle aree di lavoro;
- i lavoratori in cantiere possono subire diverse problematiche, come esposizioni da interferenza (per esempio le polveri), rischi derivanti dal contesto ambientale e pericoli di varia natura trasmessi dall’esterno del cantiere o dall’interno di questo verso l’esterno.
Considerate anche queste problematiche, occorre sottolineare, come dichiara Gallo, che “la corretta e ponderata gestione dei rischi tecnici e professionali è più efficace ed anche “più economica” (leggasi, anche più razionale) se risulta effettivamente integrata a monte di tutto il processo di definizione e di messa a punto di un progetto di una struttura, edificio, impianto o attrezzatura”.
Un decalogo per l’edilizia sicura
Per un cantiere sicuro è fondamentale chiedersi, a tutti i livelli di progettazione, quali siano i bisogni costruttivi e di benessere necessari per ogni opera. Ciò serve per avere una visione completa del lavoro, che possa supportare meglio la fase di realizzazione. Per essere considerato eseguibile, quindi, un progetto deve contenere anche gli aspetti di organizzazione in sicurezza degli interventi.
Queste riflessioni trovano corrispondenza nel manifesto elaborato da Filca CISL Lazio subito dopo la strage di Firenze. Il documento, articolato in 10 punti, si rivolge ai lavoratori e agli imprenditori e propone quanto segue:
- scorporo dal ribasso d’asta dei costi della sicurezza e del lavoro anche negli interventi privati per fornire da subito garanzie di qualità e di trasparenza nell’offerta con controllo sulle offerte anormalmente basse;
- garanzia, anche nei privati, di mantenimento degli stessi standard contrattuali per tutta la catena d’appalto;
- responsabilità in solido nei lavori privati ad alta intensità di manodopera parificata al pubblico;
- formazione obbligatoria come prerequisito per l’avvio di attività edile in Camera di Commercio, per garantire che le nuove imprese siano preparate alle sfide in modo responsabile;
- formazione obbligatoria preventiva sulla sicurezza rivolta a tutti coloro che entrano in cantiere. Per gli stranieri si prevede un corso di alfabetizzazione edile;
- esecuzione dei lavori più complessi affidata ad imprese specialistiche, con esperienze almeno quinquennali e certificate;
- premialità per le imprese asseverate presso il sistema bilaterale per una prevenzione consapevole e, in presenza di alta intensità di manodopera, visite preventive del CPT (ente paritetico per la sicurezza) obbligatorie;
- introduzione della figura del Promotore della Sicurezza con obbligo di presenza in cantiere almeno settimanale;
- per i lavori ad alta intensità di manodopera, affidamento preferenziale alle Reti di impresa/aggregazioni di impresa per incentivare la strutturalità aziendale volta alla qualità ed alla responsabilità datoriale;
- cartello digitale di cantiere, trasparente per tutti gli appalti.
Continueremo a tenervi informati sul tema, augurandoci che le misure finora proposte trovino terreno fertile.