Smart Villages: ecco cosa saranno le comunità rurali “intelligenti”

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Credit foto: Creative Motion

Dal 2017, la Commissione Europea lavora per trasformare i piccoli borghi in location digitalizzate e dedicate alla conoscenza, alla ricerca e all’innovazione.

Il Piano d’azione per gli Smart Villages si propone di potenziare i servizi a disposizione delle popolazioni che abitano i piccoli centri europei, innovando queste comunità in ambito digitale e sociale.

In Italia, in particolare, uno sviluppo in tal senso porterebbe a rilanciare molte delle aree del Mezzogiorno, che il Rapporto Italia Sostenibile 2021 ha presentato come le più problematiche dai punti di vista economico, sociale e ambientale.

Messa da parte l’utopia della Smart City, basata sulla gestione dei big data e sull’uso della tecnologia per migliorare i servizi, gli sforzi sono adesso tutti incentrati a sviluppare una rete di piccoli villaggi “intelligenti”.

Per queste comunità la digitalizzazione si pone più come un mezzo che come un fine, uno strumento per rendere agevole la vita nelle zone rurali.

Le linee guida tracciate dalla Commissione Europea individuano le seguenti aree di intervento:

  • Mobilità: introduzione di modalità di trasporto nuove e integrate
  • Governance: miglioramento dei servizi pubblici
  • Economia: avvio di nuovi modelli e strategie di approccio al business
  • Ambiente: intelligenza sostenibile applicata al territorio
  • Stili di vita: soluzioni originali che migliorino la qualità della vita
  • Popolazione: promozione di una società inclusiva

Proprio perché legati al territorio e alla tradizione locale, gli Smart Villages non prevedono la creazione di un modello universalmente valido. Si tratta di trovare, di volta in volta, i punti forti della specifica area e valorizzarla per mezzo delle sue risorse ambientali e del patrimonio culturale.

Il rilancio di queste zone verte proprio sulla capacità di raccogliere le sfide che si presenteranno e proporre visioni strategiche a lungo termine.

Veduta su un'area rurale, tra le zone di interesse nel progetto Smart Villages
Credit foto: Aggiornamenti Sociali

A rendere evidente l’urgenza di ammodernare queste località è stata la pandemia che, tra le altre cose, ha portato a riconsiderare le configurazioni e le modalità a cui il mondo del lavoro ci aveva da molto tempo abituati.

Durante l’emergenza sanitaria, in Italia, numerose piccole comunità sono state travolte dal fenomeno “smart working”, ma nella maggior parte dei casi non erano dotate di infrastrutture tecnologiche adatte a far fronte all’emergenza.

Attraverso i villaggi “intelligenti” sarà possibile far incontrare lo slow tourism con la creazione di nuovi poli di successo per la ricerca e l’innovazione.

Sfruttare il lavoro in remoto permette di cogliere al volo una serie di vantaggi che daranno maggiore respiro anche al mondo del turismo, tra i più colpiti dalla crisi. I dati dell’estate appena conclusa, infatti, hanno mostrato che il periodo medio di permanenza di un turista in smart working si è allungato da una a tre settimane. Un trend che apre buone prospettive e molti investimenti.

Infatti, migliori sono le infrastrutture tecnologiche, le reti e le telecomunicazioni, maggiore sarà il numero di professionisti che le piccole comunità riusciranno ad attrarre. La rivoluzione spinta dai villaggi digitalizzati sta nel riuscire a innescare questo circolo virtuoso.

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