Terremoti nei Campi Flegrei: tra cause e prevenzione

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Veduta di Napoli
Foto via Canva

Prima le scosse di ottobre 2023, poi quelle di maggio 2024. Negli ultimi tempi si è tornato a parlare delle strategie di prevenzione dei Campi Flegrei

I Campi Flegrei sono un’area vulcanica attiva con una struttura a “caldera”, che si è formata a seguito di grandi eruzioni esplosive nel passato. L’intera zona si estende per circa 450 km2 dall’isola di Procida a buona parte della città di Napoli

Da sempre il nome dei Campi Flegrei è legato al fenomeno del bradisismo, termine greco che significa “scossa lenta”. Il bradisismo corrisponde infatti a una lenta deformazione del suolo, che si alza e si abbassa. Ciò può causare fratture improvvise che rilasciano energia in forma di onde meccaniche, ovvero i terremoti.

Questi sismi non sono di origine tettonica, ma dipendono dalla pressione dei fluidi che viene esercitata dal vulcanismo. I terremoti vulcanici tendono ad essere superficiali e si attenuano più rapidamente con la distanza dalla sorgente sismica. Anche la magnitudo massima osservabile è di solito inferiore. Escluso il terremoto di magnitudo 4.4 che ha colpito Napoli e Pozzuoli a maggio 2024, i fenomeni bradisismici sono generalmente meno potenti.

Indice

L’origine delle scosse

I Campi Flegrei sorgono in un’area dove il Mar Adriatico scorre sotto gli Appennini e il Mar Tirreno si apre. Questo genera delle fusioni nel mantello sotto la crosta, che a loro volta producono il magma che sale in superficie.

L’eruzione più antica dei Campi Flegrei sembra risalire a circa 40 mila anni fa. L’esplosione ha generato la caldera, che da allora, nel tempo, ha sempre alternato crisi bradisismiche a periodi di subsidenza.

Secondo gli studi dell’Osservatorio Vesuviano, la crisi attualmente in corso sarebbe iniziata nel 2005. Fino a dicembre 2023, il tasso di deformazione rilevato ai vulcanologi era di 15 mm al mese (in passato il tasso è stato anche 10 volte più grande). La deformazione dipenderebbe da un degassamento del magma, che però rimane ancora in profondità e quindi non è legato a una possibile eruzione imminente.

Terremoti di magnitudo superiore a due registrati nel 2023 ai Campi Flegrei (sinistra) e loro distribuzione per classi di magnitudo (destra). Presa da: https://www.ingenio-web.it/articoli/alcune-considerazioni-di-ingegneria-sismica-in-merito-allo-sciame-in-corso-ai-campi-flegrei/
Terremoti di magnitudo superiore a due registrati nel 2023 ai Campi Flegrei (sinistra) e loro distribuzione per classi di magnitudo (destra) • Infografica via Ingenio

Una caratteristica del bradisismo è quella di generare numerose scosse di lieve entità in intervalli di tempo brevi. Gli esperti hanno osservato che i sismi seguono la legge di Gutenberg-Richter. Questa recita che ogni volta che la magnitudo aumenta di un’unità, il numero di scosse si riduce di un fattore dieci. Ne danno dimostrazione i grafici sui terremoti che si sono verificati nell’area Flegrea nel 2023.

Gli studi sulla vulnerabilità degli edifici

La zona tra Napoli e Procida è attentamente monitorata sia dal punto di vista sismico che da quello vulcanico. Uno dei sistemi che controllano i Campi Flegrei è la Rete Accelerometrica Nazionale (RAN), composta da 35 stazioni, fisse e mobili, che verificano la sismicità, la deformazione del suolo e il materiale emesso dalla caldera.

In un’ottica di tutela degli abitanti, il DL n. 140 di ottobre 2023 ha promosso lo studio della vulnerabilità del parco edilizio pubblico e privato e l’analisi di microzonazione sismica (ovvero, una valutazione della pericolosità locale attraverso l’individuazione di specifiche porzioni di territorio).

Le prime valutazioni sulle scuole Artiaco e Marconi di Pozzuoli hanno offerto un quadro interessante sulla resistenza degli edifici in cemento armato. In riferimento allo sciame sismico di maggio 2024, che si è distinto per una scossa di magnitudo 4.4, il Centro Studi Plinivs ha osservato che uno degli edifici monitorati ha subito uno spostamento di 1.5 cm nella parte superiore, senza però registrare danni strutturali permanenti.

Il direttore del Centro, il Professor Giulio Zuccaro, invita comunque a non abbassare la guardia. “In base alle nostre conoscenze – ha dichiarato ai microfoni di Cronache della Campaniaè ragionevole ipotizzare che gli edifici in cemento armato dovrebbero resistere senza danni strutturali se la magnitudo delle scosse si mantiene entro questi livelli”.

La situazione appare un po’ diversa per le strutture in muratura, che presentano un rischio maggiore in caso di sisma. Tuttavia, tranne in casi particolari, le scosse di magnitudo registrate finora non dovrebbero causare crolli. Per questi edifici si parla al massimo di danni medi a elementi fragili e danni non strutturali, come lesioni agli intonaci o caduta di tegole.

Noi di Tradimalt restiamo sempre dell’idea che costruire con buonsenso sia la migliore prevenzione possibile. Questo tema ci è particolarmente vicino: ne abbiamo parlato in occasione di Existing Building Forum e, ancora prima, abbiamo sviluppato un’apposita linea per il rinforzo strutturale, il Sistema Quakeproof.

Fonti:

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