Confermata l’intenzione del Governo di limitare sia il Superbonus che il bonus barriere architettoniche. La commissione Finanze della Camera ha completato l’esame della legge di conversione del decreto Salva-spese bocciando tutti gli emendamenti presentati.
Niente proroga di due mesi, niente SAL straordinario e nessun cambiamento sulle restrizioni al Bonus Barriere architettoniche. Il DL Superbonus arriva in Aula nella sua versione originale. Il testo in esame, infatti, è esattamente identico a come il Governo lo aveva approvato alla fine del 2023, nell’ultimo Cdm dell’anno. Non è improbabile un ricordo alla fiducia. Soprattutto se si tiene conto che, durante l’iter in commissione, non è stata accolta nessuna proposta dell’opposizione. Nonostante su alcuni emendamenti ci fosse una convergenza bipartisan.
Evidenziato anche dal Sole24ore “dal decreto, arriva anche il forte ridimensionamento del bonus barriere architettoniche: dal 2024 non è più applicabile a infissi e rifacimento dei bagni ed è cedibile solo in casi molto limitati.
Su questo il Parlamento non ha portato correzioni neppure minime. Così come non è intervenuto per riaprire, anche in maniera limitata, i termini del Superbonus, almeno per i cantieri in fase avanzata a fine 2023. Con questo passaggio, insomma, si chiude il percorso dell’agevolazione al 90 o al 110 per cento“.
Facciamo chiarezza: com’è nato il Superbonus
Nel secondo semestre del 2020 con il Decreto Rilancio, DL 34/2020, venne introdotto il Superbonus. Una misura che stabiliva un aumento temporaneo, al 110%, delle detrazioni dall’Irpef previste per alcune tipologie di lavori volti ad aumentare l’efficienza energetica degli edifici e a ridurre il rischio sismico.
Come ben ricorda Andrea Orlando, ex ministro e parlamentare del Partito Democratico, sulle pagine di Fanpage inizialmente doveva essere utilizzabile per gli interventi realizzati tra il momento della sua introduzione e la fine del 2021.
L’incentivo è stato prorogato con varie modifiche a dicembre 2022 e poi nel 2023, con alcune eccezioni, con la stessa aliquota di detrazione e poi con aliquote decrescenti nel tempo fino al 65%.
La legge, quindi, è sì del maggio 2020, ma solo nel secondo semestre del 2021 la procedura è stata uniformata. Pertanto prima del 2022 le imprese non hanno iniziato a partire con i lavori. Non è un caso se, come sottolinea Orlando, “nel 2021 il 110% ha sviluppato un fatturato minimo“.
Bisogna anche considerare che sono stati fatti nel tempo 21 diversi interventi del legislatore a modifica della norma. Una condizione che ha alimentato disagio e incertezza tra gli operatori e le famiglie.
Che impatto economico ha avuto il Superbonus
Il report Nomisma, pubblicato a luglio 2022, ha evidenziato che l’impatto economico complessivo del Superbonus è stato di 195,2 miliardi di euro. Nello specifico: un effetto diretto di 87,7 miliardi, 39,6 miliardi di effetti indiretti e 67,8 miliardi di indotto.
La crescita del Pil nel 2021 e nel 2022 è stata trainata dalla domanda interna, soprattutto nella parte degli investimenti (+9,4% per il 2022) e circa un terzo è attribuibile all’edilizia (32,9% nel 2021 e 30,8% nel 2022). Un elemento che ha consentito di abbassare il rapporto Debito/PIL dell’Italia.
L’Ufficio Parlamentare di Bilancio (UPB) ha condotto un’analisi sul profilo distributivo dei bonus ristrutturazioni e dell’Ecobonus ordinario fino al 2020, evidenziando che queste misure presentavano un “profilo regressivo“. Ciò conferma che tali agevolazioni favorivano maggiormente i contribuenti con un patrimonio immobiliare e un alto reddito, in quanto potevano scomputare le detrazioni dal debito di imposta grazie alla disponibilità di liquidità e capacità fiscale sufficienti.
Tuttavia, per quanto riguarda il Superbonus 110%, l’UPB ha sottolineato che l’elevato tasso di agevolazione, lo sconto in fattura e la possibilità di cedere il credito permettevano di superare il limite dell’incapienza fiscale.
L’incapienza fiscale si verifica quando l’imposta lorda del contribuente è inferiore alle detrazioni o quando il reddito imponibile è particolarmente basso da non permetterne le deduzioni spettanti dalla normativa fiscale.
Di fatto circa 2 milioni di italiani con reddito medio-basso beneficeranno del Superbonus. E questo lo rende di fatto un provvedimento accessibile a famiglie in condizioni economiche più difficili.
Quanto è costato allo Stato il Superbonus
A luglio 2022, Ance ha effettuato un’elaborazione, partendo da una stima di circa 1,3 milioni di unità abitative coinvolte e una corrispondente spesa agevolata di 57,4 miliardi. Ne emerge che in questa situazione le entrate dirette nel bilancio dello Stato per i lavori effettuati ammonterebbero a 25,8 miliardi.
In parole povere, se lo Stato spendesse 57 miliardi (per 1,3 milioni di unità abitative) per finanziare i bonus, ne incasserebbe direttamente 26 miliardi, ovvero il 47% della spesa complessiva.
Questa percentuale del 47% di entrate per lo Stato su 100% di lavori derivano dall’Iva, dai redditi pagati agli operai di quei cantieri, dai prodotti utilizzati, dalle parcelle dei professionisti e dai redditi degli imprenditori.
“Prendendo invece in considerazione anche gli effetti indiretti degli interventi e quelli da essi indotti (ad esempio derivanti dalla produzione dei materiali impiegati), arriviamo a risultati molto più rilevanti e, certamente, più vicini al vero con una percentuale di entrate per lo Stato pari a circa il 74%“.
Il problema delle truffe
A marzo 2023 il direttore dell’Agenzia delle Entrate, Ernesto Maria Ruffini, in un’audizione alla Commissione Finanze e Tesoro del Senato, aveva reso noto che l’attività di analisi e di controllo dell’Agenzia e della Guardia di Finanza aveva permesso di individuare “un ammontare complessivo di crediti d’imposta irregolari pari a circa 9,5 miliardi di euro“.
La stima pubblicamente disponibile dell’Agenzia delle Entrate sulle truffe dei bonus edilizi è quella resa nota a marzo 2023: 3,7 miliardi di euro sono crediti d’imposta sequestrati dall’autorità giudiziaria; mentre circa 2,6 miliardi di euro si riferivano a “crediti irregolari” che erano stati sospesi e scartati, “impedendo così il verificarsi di danni erariali“. I restanti miliardi erano oggetto di indagini o di richieste di sequestro preventivo. Si tratta di truffe non riferibili solo al Superbonus.
Nel febbraio 2022, infatti, l’Agenzia delle Entrate aveva comunicato che solo il 3% dei crediti utilizzati nelle truffe si riferivano al 110% mentre l’80% riguardava il bonus Facciate e l’Ecobonus.
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