Chi sono i vincitori del Premio Italiano di Architettura 2023

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foto: Anna Positano - Gaia Cambiaggi

Il Premio Italiano di Architettura, promosso da Triennale in collaborazione con il MAXXI – Museo nazionale delle arti del XXI secolo – nasce per valorizzare le opere di architetti italiani o attivi in Italia i cui progetti si concentrano su innovazione, qualità progettuale e ruolo sociale dell’architettura.

L’iniziativa, giunta alla sua quarta edizione, ci offre una panoramica dell’architettura italiana contemporanea e dalle direzioni intraprese dai suoi protagonisti. Per dirlo con le parole di Stefano Boeri, Presidente di Triennale Milano, “Tutti i progetti selezionati si contraddistinguono per la straordinaria qualità e per la grande capacità di sperimentazione. Il Premio mette in luce le proposte più significative del panorama dell’architettura contemporanea, che propongono soluzioni innovative e concrete rispetto ai complessi temi del presente”. 

Il Premio Italiano di Architettura è a sua volta articolato in tre premi differenti: uno per il miglior edificio degli ultimi tre anni, uno per il miglior progetto under 35 e uno alla carriera.

Miglior edificio degli ultimi tre anni

Il Premio per il miglior edificio realizzato negli ultimi anni è andato a due progetti, che si sono aggiudicati il titolo ex aequo: il Complesso parrocchiale di Santa Chiara, a Sini, e il nuovo complesso dell’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare di Torino.

Il primo è firmato dagli architetti e ingegneri Carlo Atzeni, Maurizio Manias, Silvia Mocci e Franceschino Serra. Come si legge nelle motivazioni della giuria, il Complesso parrocchiale di Santa Chiara “si colloca nell’area centrale del piccolo abitato di Sini, nella Sardegna interna, con rigore formale e consapevolezza contestuale, cogliendo l’occasione per ricucire una serie di elementi spaziali, espressivi e relazionali del tessuto centrale. Interpretando elementi tipici dell’edilizia spontanea locale e di un’architettura sobria della koiné mediterranea, il progetto agisce in un contesto difficile per rinnovare i nessi di senso con le comunità”.

foto: Studio Vetroblu

ELASTICOFarm è l’altro vincitore del Premio per il miglior edificio degli ultimi tre anni, con il nuovo complesso dell’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare di Torino. 

Il progetto si è distinto per essere “uno degli esempi più rappresentativi del lavoro di ricerca linguistico-tecnologica dello studio. Conferisce un forte carattere a una tipologia edilizia teoricamente ‘generica’ trasformandola in occasione di ricerca. L’edificio, infatti, trasforma la tecnologia tradizionale per gli edifici produttivi, la prefabbricazione pesante in cemento armato, in un’occasione di sperimentazione a tutto campo nella sua relazione con il contesto, e nelle sue declinazioni ambientali, atmosferiche, percettive e paesaggistiche”.

foto: Anna Positano – Gaia Cambiaggi

Miglior progettista under 35

Lo Studio Ossidiana – coinvolto da Fosbury Architecture nella progettazione de “La Casa Tappeto”, uno dei progetti del Padiglione Italia alla Biennale Architettura 2023 – si aggiudica il premio per il miglior progettista under 35 con l’Art Pavilion M. il museo temporaneo galleggiante di Almere, nei Paesi Bassi.
Secondo la giuria, il progetto “coniuga in un unico gesto sintetico le principali caratteristiche del lavoro dello studio, avviato con grande chiarezza seppur da pochi anni, tra ricerca formale e indagine sensibile sui temi ambientali e di relazione interspecie dell’architettura e del paesaggio”.

foto: Riccardo de Vecchi

Menzione d’onore per il restauro di Palazzo dei Diamanti

“Un esempio virtuoso di intervento architettonico come strumento di rilettura e attualizzazione funzionale e culturale di un edificio storico di enorme valore. Il progetto merita il riconoscimento non solo per la sua qualità intrinseca ma anche per essersi affermato nonostante la presenza dei pregiudizi e resistenze pseudo-preservazioniste che ha dovuto affrontare”.

Questa la motivazione della giuria che ha assegnato una menzione d’onore a Labics che ha firmato l’intervento di restauro, valorizzazione e ampliamento di Palazzo dei Diamanti, a Ferrara.

foto: Marco Cappelletti

Premio alla carriera ad Aimaro Oreglia d’Isola

La giuria del Premio assegna all’unanimità il Premio alla carriera ad Aimaro Oreglia d’Isola, architetto torinese a cui dobbiamo opere come l’ipogea Unità Residenziale Ovest Olivetti ad Ivrea (1968-71), il Nuovo Museo Egizio di Torino (2007-2015), il restauro e la valorizzazione di Palazzo Te a Mantova e la rifunzionalizzazione espositiva del MANN-Museo Archeologico di Napoli (2019-2022).

Il lavoro di Aimaro Oreglia d’Isola “ha nutrito il dibattito architettonico intorno ai temi del rapporto tra modernità e tradizione, naturale e artificiale, territorio e paesaggio, per tutta la seconda metà del Novecento, traghettandoli fino ad oggi, dove ci appaiono più che mai attuali. […] Unitamente all’intensa attività accademica e al valore del disegno che costituisce a sua volta un ulteriore percorso di ricerca parallelo, il pensiero e la pratica di Aimaro Oreglia d’Isola hanno dato e continuano a dare un contributo decisivo all’architettura, intesa come palinsesto culturale e come paesaggio.” 

foto: Gianluca Di Ioia

Fonti: Artribune.com, Archiportale.com

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