Infrastrutture in Sicilia: facciamo il punto

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Infrastrutture in Sicilia: autostrada interrotta
Foto di repertorio via Cronaca di Sicilia

I piani di investimenti non mancano, ma l’Isola fatica a recuperare il gap rispetto al resto dell’Italia. Il peso delle scelte passate e la cattiva manutenzione delle infrastrutture si fanno sentire oggi soprattutto sull’economia

Strade, ferrovie e rete idrica. Le condizioni di queste infrastrutture in Sicilia mostrano ancora diverse pecche e rischiano di mettere in difficoltà lo sviluppo economico della Regione. Dal lato dei trasporti, infatti, stando all’indagine di Unioncamere, l’inefficienza delle strade ha contribuito in modo importante al calo delle esportazioni registrato nel 2023. Insieme ad altri fattori di tardato sviluppo che riducono la competitività dei prodotti, l’export dell’Isola è crollato del 19,3%, ovvero circa 8 miliardi di euro.

Per quanto riguarda la rete idrica, il rapporto “Dall’emergenza all’efficienza idrica” pubblicato da Confindustria dichiara che la Sicilia ha il più alto tasso di dispersione d’acqua in Italia. Colpa di infrastrutture troppo usurate, che in alcune zone dell’Isola fanno registrare perdite idriche per il 75%. Questi numeri, uniti alla scarsità delle precipitazioni (da 4 anni al di sotto della media storica), complicano il quadro per i settori agricolo e zootecnico.

Strade e ferrovie: dove intervenire

Secondo Pino Pace, presidente di Unioncamere Sicilia, l’attrattività commerciale dell’Isola “si gioca sulla sostenibilità, rapidità ed economicità del trasporto: tre elementi che insieme possono rafforzare l’export dell’Isola e la nascita di poli di investimento e di interscambio Europa-Mediterraneo favoriti dalle opportunità della Zes unica”. In questo contesto, quindi, il Ponte sullo Stretto di Messina sarebbe un’opera fondamentale perché trascinerebbe con sé lo sviluppo dell’intera rete di trasporto.

Per migliorare la mobilità dell’Isola, oltre al collegamento Sicilia-Calabria, il Governo prevede infatti altri 15 miliardi di euro di investimenti. Destinatari di queste risorse sarebbero soprattutto le strade statali di collegamento, le tangenziali di Palermo, Agrigento e Catania e i lavori dell’autostrada Siracusa-Gela.

I dati presentati da Uniontrasporti dimostrano infatti che l’86% degli spostamenti sull’Italia avviene su gomma. Attualmente, però, l’indice KPI sulla qualità delle infrastrutture è uguale a 81,2 ed è inferiore sia alla media del Sud Italia che a quella nazionale, entrambe pari a 83. Eppure, considerata la condizione geografica e la grandezza, la Sicilia è “costretta” alla mobilità, che ancora oggi non appare troppo agevole.

La rete stradale siciliana mostra carenze sia strutturali che funzionali. A esclusione di Palermo, le strade di tutte le altre province hanno un indicatore di sintesi inferiore alla soglia di 50 punti, meno della metà. Il problema sarebbe anche a livello strategico: la limitata spesa per gli interventi e i tempi di realizzazione incerti ostacolano lo sviluppo.

Infrastrutture in Sicilia: prospetto dei lavori della rete ferroviaria
Rete RFI – Interventi in corso o programmati (data ultimo aggiornamento: 18/08/2023) • Elaborazione di In Progress

Situazione simile anche per la strada ferrata. Ad oggi, la rete ferroviaria è elettrificata al 58% e solo il 16% dei 1.396 km tracciati nel territorio procede su doppio binario. Il Presidente della Regione Renato Schifani, però, si mostra ottimista. In occasione dell’ultima conferenza stampa sullo stato di cantieri in Sicilia, ha ricordato che attualmente sono in corso lavori per 11,5 miliardi di euro.

Nella stessa sede il Presidente di Rete Ferroviaria Italia, Dario Lo Bosco, ha sottolineato inoltre che risultano già finanziati progetti per oltre 17 miliardi di euro. I lavori serviranno a potenziare la direttrice Palermo-Catania-Messina per realizzare il trasporto integrato delle merci e per creare una Sicilia interconnessa, collegando alla ferrovia anche porti e aeroporti.

Lo stato della rete idrica

La Sicilia sconta da tempo una cattiva gestione del sistema idrico e per questo resta dipendente dalle altre Regioni per l’approvvigionamento. L’Istat infatti ha rilevato che le infrastrutture idriche siciliane perdono un litro d’acqua per ogni 2 immessi in rete. In numeri, corrisponde al 51,6% per un volume di 339,7 milioni di metri cubi.

Per migliorare la rete idrica, l’Isola può contare sul sostegno economico del PNRR e dei Piani di Sviluppo e Coesione. Insieme alla Campania, la Sicilia dispone di un fondo da 275 milioni di euro per intervenire sugli impianti. I finanziamenti derivano dal PSC 2021-2027 e sono spendibili per realizzare infrastrutture sostenibili e resilienti e per gli interventi di contrasto del cambiamento climatico. Della cifra totale, 20 milioni sarebbero stanziati per il completamento delle dighe incompiute.

Al momento, però, la regione si trova in stato di emergenza per la siccità. La delibera è arrivata lo scorso 24 aprile dal Consiglio dei Ministri, su richiesta della giunta regionale. L’allarme durerà 12 mesi e include un primo finanziamento da 20 milioni di euro, con la possibilità di incrementare le risorse.

La Sicilia, infatti, ha già dovuto avviare un piano di razionamento dell’acqua in vista dei mesi più caldi. L’intervento interessa quasi un milione di persone, circa un quinto della popolazione, e prevede di ridurre le forniture di acqua potabile in 93 Comuni tra Agrigento, Caltanissetta, Enna, Messina, Palermo e Trapani.

Il governo siciliano ha già stilato una lista di interventi utili a limitare gli effetti della crisi idrica. Le soluzioni proposte dalla Cabina di Regia sono differenziate in base ai tempi di realizzazione.

I lavori di rapida attuazione comprendono:

  • l’acquisto di nuove autobotti nei Comuni in crisi e la sistemazione di altri mezzi in un centinaio di enti locali;
  • circa 130 interventi di rigenerazione di pozzi esistenti, trivellazione di pozzi gemelli e rinnovamento di una trentina di sorgenti;
  • il potenziamento degli impianti di pompaggio e delle condotte;
  • la costruzione di nuove condotte di interconnessione e bypass.

Tra gli interventi per i prossimi mesi, si sta valutando la ristrutturazione e il riavvio dei dissalatori di Trapani e Porto Empedocle, nell’agrigentino. Il Dipartimento Regionale di Protezione Civile ha istituito 9 tavoli tecnici negli uffici del Genio civile dei capoluoghi di ogni provincia: questi hanno individuato e selezionato ulteriori lavori secondo priorità e poi procederanno al monitoraggio delle fasi realizzative.

Fonti:

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