La differenza tra ristrutturazione, restauro e risanamento in edilizia

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Interno in rinnovamento
Foto di Francesco Ungaro via Pexels

Ristrutturazione, restauro e risanamento conservativo di un’opera sono termini cruciali per i professionisti del settore edile. Dal momento in cui bisogna redigere un contratto, definire un progetto e iniziare i lavori di costruzione o ristrutturazione dell’opera bisogna tenere a mente il limite legale che contraddistingue i tre: ovvero, il Testo Unico dell’Edilizia.

Il TUE disciplina i confini normativi che separano questi interventi per evitare sanzioni e operare in conformità con la legge in materia edilizia; in più, tra le altre cose, regola proprio le specificità legali di ristrutturazione, restauro e risanamento conservativo. Questo articolo intende chiarire tali aspetti, fornendo una guida per i professionisti impegnati nella progettazione e nell’esecuzione dei lavori edili.

Indice

La ristrutturazione

Per ristrutturazione si intende una trasformazione completa di una struttura edilizia, sia essa residenziale o commerciale. Questo processo può includere modifiche strutturali come la demolizione totale o la ricostruzione di parti dell’edificio, mantenendo comunque la volumetria originale.

Tra gli interventi comuni troviamo la sostituzione di pavimenti, nuovi rivestimenti murali, e l’aggiornamento degli impianti idrici ed elettrici. Più complesso è l’adeguamento antisismico, che richiede una specifica attenzione e il rispetto di normative tecniche dettagliate. Anche le superfici accessorie, come mansarde, scantinati e cantine, possono essere trasformate in spazi abitabili, a patto che rispettino le normative vigenti, inclusi i requisiti igienico-sanitari e di sicurezza.

Inoltre, la ristrutturazione può comportare anche il cambiamento di destinazione d’uso: ad esempio, si parla di ristrutturazione se la volontà è quella di trasformare un appartamento abitabile in studio medico a condizione che si seguano le procedure previste dalle normative edilizie e urbanistiche. In molti casi si interviene riorganizzando lo spazio interno, demolendo pareti per creare nuovi spazi o suddividendo grandi stanze in spazi più funzionali come uffici o bagni.

Interni di un'abitazione in lavorazione
Foto di Kindel Media via Pexels

Il restauro conservativo

Il restauro conservativo riguarda tutti quei beni architettonici inclusi nel “Codice dei beni culturali e del paesaggio”, contraddistinti da un valore storico-artistico. Per garantire la conformità legale e tecnica degli interventi di restauro, è fondamentale seguire le linee guida stabilite da questo codice al fine di assicurarsi che ogni intervento sia svolto nel rispetto delle disposizioni legali.

L’obiettivo principale di questo intervento è ripristinare l’edificio al periodo storico in cui era collocato. Quindi, non si tratta solo di conservare l’organismo così com’è arrivato ai giorni nostri, ma di riportarlo al suo momento storico “compiuto”, anche attraverso modifiche significative che rispettino la struttura e le volumetrie originali.

Il restauro può includere la demolizione parziale di strutture fatiscenti e l’integrazione di nuovi volumi per recuperare reperti di grande valore storico-artistico. Inoltre, è possibile la costruzione di impianti elettrici, idrici o sanitari necessari per l’uso pubblico dell’edificio.

Interventi comuni riguardano il rafforzamento delle fondamenta, delle travi e delle colonne, sostituendo materiali degradati con soluzioni più resistenti e lavorabili, come il Rasa & Ripristina di Tradimalt. Questa malta antiritiro, tixotropica, fibrorinforzata a presa ed indurimento rapido, è ideale per il ripristino, la rasatura e la passivazione strutturale del calcestruzzo, si applica manualmente e offre una soluzione efficace e duratura.

Il risanamento dell’opera

Il risanamento conservativo mira a preservare la struttura originale dell’edificio, effettuando tutti gli interventi necessari per garantire la funzionalità ed eliminare eventuali segni di degrado presenti nella struttura. Questo approccio assicura che vengano mantenuti gli standard igienici e sanitari senza alterare la costruzione originaria e la distribuzione interna. Gli interventi possono includere modifiche alla struttura o alla planimetria dell’edificio, sempre rispettando e salvaguardando l’impianto originale per un pieno recupero funzionale.

Le tecniche di ricostruzione, sostituzione e consolidamento devono essere simili o compatibili con quelle utilizzate durante la costruzione originale, così come i materiali impiegati. Per avviare un progetto di risanamento, è necessario ottenere un permesso tramite Segnalazione Certificata di Inizio Attività (SCIA) presso il comune di competenza. Questo procedimento amministrativo è obbligatorio per garantire che tutti gli interventi siano eseguiti nel rispetto delle norme vigenti.

E quindi, quali sono le differenze?

In sostanza, la differenza principale tra restauro conservativo e risanamento dell’opera risiede nella natura dell’edificio su cui si interviene. Il risanamento punta a recuperare la funzionalità dell’edificio, con l’obiettivo di ripristinarlo a una condizione ottimale. Al contrario, il restauro è strettamente legato alle radici storiche della costruzione, con l’obiettivo di preservare e valorizzare il patrimonio artistico e culturale.

D’altra parte, il risanamento consente di riorganizzare gli spazi interni dell’edificio. È possibile unire locali esistenti o suddividere spazi più ampi per creare nuovi ambienti, garantendo un recupero funzionale completo. Questi interventi di riorganizzazione non sono consentiti nei progetti di restauro, dove l’obiettivo principale è mantenere l’integrità storica e architettonica dell’edificio.

Come riporta Ingenio, citando il Consiglio di Stato sez. VI, 20/09/2021, n.6405, “mentre la ristrutturazione può condurre ad un “un organismo edilizio in tutto o in parte diverso dal precedente”, il restauro e il risanamento conservativo non possono mai portare a ridetto organismo in tutto o in parte diverso dal preesistente, avendo sempre la finalità di conservare l’organismo edilizio ovvero di assicurarne la funzionalità”.

Fonti:

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