Carta della Sismicità italiana, l’alleata della prevenzione antisismica

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Dettaglio di un edificio danneggiato da un terremoto
Foto di Paolo74s via Canva

Dal 1999 al 2024, la nuova mappa dell’INGV riordina e classifica gli eventi sismici nel nostro Paese. L‘obiettivo: promuovere la consapevolezza del rischio e le strategie di prevenzione

In occasione del 25esimo anniversario dalla sua fondazione, l’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV) ha rilasciato una nuova Carta della Sismicità italiana. Il documento raccoglie e analizza tutti i terremoti che si sono verificati tra l’1 gennaio 1999 e il 31 agosto 2024.

Si tratta di oltre 72.000 sismi con magnitudo pari o superiore a 2.0. Questi rappresentano solo una piccola parte degli eventi registrati dalla Rete Sismica Nazionale, ma sono comunque significativi per lo studio della sismicità del nostro Paese. 

Negli ultimi anni l’INGV ha realizzato diverse carte sismiche. Conoscere la distribuzione dei terremoti in Italia e avere un archivio che tenga conto di questi fenomeni è importante per migliorare le strategie di prevenzione antisismica.

Vediamo in dettaglio com’è strutturata la mappa.

Indice

La distribuzione geografica

La Carta della sismicità 1999-2024 classifica i terremoti secondo due parametri:

  • la magnitudo, rappresentata con simboli differenti, come le stelle per i terremoti di intensità pari o superiore a 5.0;
  • la profondità ipocentrale, espressa con una scala cromatica che va dal giallo al viola, per indicare rispettivamente i terremoti superficiali e quelli profondi, anche a centinaia di km.

Così impostato, il documento permette di visualizzare in modo intuitivo la distribuzione e l’intensità dei sismi sul territorio nazionale. In questo modo risulta evidente, a prescindere dall’arco temporale preso in considerazione, che i terremoti in Italia sono localizzati soprattutto in alcune zone:

  • Italia settentrionale: specialmente lungo le Prealpi orientali, la Pianura Padana e l’Appennino tosco-emiliano. Solo alcuni eventi hanno osservato una profondità superiore ai 15 km.
  • Appennino centrale: si osservano eventi sismici superficiali e non, con ipocentri che arrivano fino a 50 km di profondità verso il Mar Adriatico.
  • Appennino meridionale e Calabria: la sismicità è moderata ma diffusa, con sequenze importanti lungo le coste tirrenica e ionica e nelle aree interne.
  • Aree vulcaniche: ovvero l’Etna e i Campi Flegrei, dove si concentra un’elevata attività sismica.

Oltre la metà dei terremoti registrati si localizza nel settore più superficiale della crosta terrestre, al di sopra dei 35 km di profondità e in particolare nei primi 15 km. Fa eccezione solo la sismicità profonda del Tirreno centrale e meridionale, dove si osservano eventi anche a 500-600 km di profondità.   

La distribuzione temporale

La nuova mappa dell’INGV illustra in un grafico l’andamento dei terremoti di magnitudo superiore a 2.0 negli ultimi 25 anni. L’istogramma dimostra che i periodi che hanno registrato un numero maggiore di sismi coincidono con quelli delle sequenze più rilevanti di questa prima parte di secolo, ovvero 2009, 2012 e 2016-2017.

L’anno con il numero più alto di terremoti è il 2016: quasi 12 mila eventi di magnitudo maggiore o uguale a 2.0. Se aggiungiamo anche i sismi di magnitudo inferiore a questa soglia, il dato sale a oltre 70 mila eventi.

Per quanto riguarda l’intensità dei sismi, l’INGV ha osservato 72 terremoti di magnitudo oltre 5.0 e 3 eventi che hanno raggiunto o superato la magnitudo 6.0.

Intervento dei Vigili del Fuoco dopo un terremoto
Foto di Paolo74s via Canva

I terremoti più rilevanti segnalati nella Carta della Sismicità sono:

  • la sequenza sismica in Abruzzo nel 2009, con magnitudo 6.1;
  • gli eventi in Emilia-Romagna nel 2012, con magnitudo 5.8 e 5.6;
  • le scosse nell’Italia centrale tra il 2016 e il 2017, con i terremoti di Amatrice, Visso e Capitignano. Il sisma di Norcia del 30 ottobre 2016 è l’evento più forte registrato dalla Rete Sismica Nazionale Integrata durante gli ultimi 25 anni;
  • il terremoto al largo della costa marchigiana nel 2022, con magnitudo 5.5.

Nell’arco di tempo in esame si sono verificati altri terremoti rilevanti, ma di magnitudo inferiore a 5.0, come gli eventi nel Mar Tirreno meridionale. Dalla mappa risulta poi evidente un’alta sismicità nell’area etnea in Sicilia e nei Campi Flegrei in Campania.

Un obiettivo: il rinforzo strutturale

Nel 1986 le stazioni della Rete Sismica Nazionale Integrata nel nostro Paese erano circa 80: negli ultimi anni il numero è passato a 850. Oggi, quindi, è possibile avere informazioni su un sisma poco tempo dopo che questo si sia verificato.

Tutti i dati, raccolti e catalogati nella Carta della Sismicità, permettono di valutare in modo più preciso il rischio sismico nelle varie zone d’Italia. Per ognuna è possibile applicare delle soluzioni progettuali specifiche. 

Per chi si occupa di ingegneria strutturale e progettazione antisismica, la mappa dell’INGV rappresenta un importante supporto. Questo strumento rafforza il legame tra ricerca e tecnica. In particolare, spinge a ripensare le strategie di rinforzo strutturale, un ambito che noi di Tradimalt sentiamo particolarmente vicino.

Nel 2023, infatti, abbiamo discusso il tema con alcuni esperti di calibro internazionale durante Existing Building Forum, la Biennale sul rischio sismico che abbiamo organizzato con l’Ordine degli Ingegneri e l’Università degli Studi di Catania. 

A livello pratico, invece, abbiamo sviluppato con G&P Intech una linea di prodotti per il rinforzo strutturale, QuakeProof. Per sapere in dettaglio di cosa si tratta, ti invitiamo a sfogliare il nostro catalogo online; nel caso avessi ancora delle domande, puoi contattarci compilando il form.

Fonti:

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