Rischio sismico in Sicilia, il caso di Catania

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Visuale di Catania
Foto via Canva

Diverse le cause che rendono la città una delle meno sicure a livello sismico. Un punto di partenza: promuovere una maggiore consapevolezza presso i cittadini

Di Catania si dice che fu distrutta e ricostruita almeno 7 volte. Non sempre fu per eventi sismici, ma tra questi si ricorda il terremoto del Val di Noto nel 1693. L’evento registrò una magnitudo di 7,4 ed è ancora oggi il più forte sisma avvenuto in Italia negli ultimi 1.000 anni.

Catania, e in generale la Sicilia orientale, “sconta la pena” di avere una posizione geografica “scomoda”. La città infatti si trova sulla faglia Alfeo-Etnea, una grande struttura sismogenetica che percorre lo spazio tra il Mar Ionio e i Monti Iblei. La specifica collocazione, unita alla vulnerabilità del patrimonio architettonico e all’alta densità della popolazione, rendono il capoluogo etneo uno dei centri italiani a più alto rischio sismico.

Intervenire dal punto di vista geografico non è possibile e per questo, in diverse occasioni, abbiamo ribadito l’importanza di fare una corretta prevenzione del costruito. Anche se negli ultimi anni sono stati compiuti dei passi in avanti, Catania non è del tutto preparata all’eventualità di forti terremoti. Oggi, infatti, un sisma come quello del 1693 rischierebbe ancora di avere gravi conseguenze.

Mappa del rischio sismico in Sicilia
Foto via INGV OSU-CT

Informare per prevenire

In occasione dell’incontro “Catania: sicurezza e futuro”, il Ministro della Protezione Civile Nello Musumeci ha ricordato che la Legge di Bilancio 2024 ha stanziato 250 milioni di euro da investire in un piano di intervento quadriennale per la vulnerabilità sismica degli edifici pubblici.

Ciò che emerso dal dibattito tra i professionisti, però, è che troppo spesso i cittadini non sono adeguatamente informati in materia di prevenzione antisismica. L’analisi condotta da Focus Sicilia parla chiaro: uno strumento come il Superbonus 110%, che permetteva di migliorare a costo zero la resistenza sismica di molti edifici, è stato quasi del tutto ignorato. Il 70% delle domande presentate erano infatti relative all’Ecobonus e solo il 30% interessava il Sismabonus.

Secondo il Professore Ivo Caliò, docente di Scienza delle Costruzioni all’Università di Catania, il problema dipenderebbe dalla scarsa conoscenza della storia edilizia delle città siciliane. “Spesso si preferiscono interventi palliativi che servono solo ad accedere ai bonus, ma non risolvono i problemi strutturali” ha dichiarato l’esperto a Focus Sicilia. Nella convinzione comune, infatti, attivare il Sismabonus avrebbe comportato disagi abitativi.

Niente di più diverso: in realtà, ha ricordato ancora il Professor Caliò, esistono tante tecniche non invasive che permettono di migliorare la resistenza di un edificio senza dover lasciare casa.

È chiaro, quindi, che ridurre il rischio sismico non è un’operazione che si risolve solo con norme e leggi. Queste azioni vanno accompagnate dalla partecipazione attiva dei cittadini, che devono essere informati delle caratteristiche del territorio in cui vivono.

Un sistema di monitoraggio all’avanguardia

In anni più recenti Catania si è dotata di una rete di monitoraggio urbano per raccogliere dati utili alla mitigazione del rischio sismico. Il sistema, denominato OSU-CT, è stato sviluppato dall’INGV (Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia) ed è il primo in Italia per densità di stazioni sismo-accelerometriche. In tutto la rete conta 40 stazioni e la maggior parte di queste sono installate nel centro storico, in corrispondenza di edifici storico-monumentali.

I dati registrati dalle stazioni hanno permesso di realizzare delle “mappe di scuotimento” (ShakeMaps), in costante aggiornamento. Queste mappe forniscono un’immediata visualizzazione del livello di scuotimento di una zona colpita o interessata da un sisma.

Rischio sismico: mappa di scuotimento di Catania
Foto via INGV Terremoti

Le opportunità offerte dalla Rete Sismica Urbana sono innumerevoli. Il sistema può essere impiegato per monitorare lo stato di salute di strutture ed infrastrutture, sperimentare un sistema automatico di allarme rapido on-site per i terremoti e anche per valutare il danno strutturale in caso di terremoto, proprio attraverso la generazione automatica di mappe di scuotimento.

Fonti:

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