Inquinamento, povertà e disoccupazione: in Italia la strada per migliorare è ancora lunga.
Se l’edizione 2020 di Ecosistema Urbano aveva mostrato un’Italia che correva a due velocità, adesso il rapporto elaborato da Legambiente – in collaborazione con Ambiente Italia e Il Sole 24 Ore – presenta una nazione sostanzialmente ferma.
I dati di Ecosistema Urbano 2021, infatti, riportano numeri impietosi a dimostrazione di come la pandemia abbia ulteriormente complicato lo scenario non troppo facile dei capoluoghi di provincia. Proprio questi, che già prima dell’emergenza sanitaria faticavano a emergere, adesso sono tornati indietro e hanno registrato un calo generale nei servizi.
L’Italia attuale ha perso terreno su diversi fronti: il 13,1% dei giovani ha lasciato la scuola prematuramente, mentre nel Mezzogiorno il tasso di disoccupazione per le madri lavoratrici tra i 25 e i 49 anni è salito a 35,2% – il più alto in Europa, davanti a Grecia e Spagna.
Il report conferma ciò che era già emerso dal Rapporto Italia Sostenibile 2021, e aggiunge che:
- 2 milioni di famiglie vivono in povertà assoluta;
- 250 mila operai lavorano in nero nel settore costruzioni;
- 180 mila lavoratori sono vittime di fenomeni di sfruttamento e caporalato;
- 1,6 milioni di decessi sono stati causati dall’inquinamento indoor;
Fronteggiare l’emergenza
Le difficoltà evidenziate da Ecosistema Urbano 2020 non solo sono rimaste identiche durante il 2021, ma per certi versi sono anche peggiorate. Proprio per questo Legambiente invita a utilizzare opportunamente le risorse del PNRR, considerando la pandemia come un’occasione per ridisegnare i modelli urbani e promuovere la realizzazione di edifici salutari.
Il cambiamento non può essere evitato, ma deve essere colto come un’opportunità per potenziare la mobilità sostenibile e ridefinire gli spazi. La pandemia, infatti, ha generato negli italiani il desiderio di lasciare le città in favore dei borghi e delle piccole località, e questi stanno iniziando a trasformarsi in Smart Villages per poter ricevere studenti e lavoratori che operano da remoto.
Le nuove realtà urbane dovranno essere costruite con lungimiranza e intelligenza attraverso linee guida per lo sviluppo di commercio, lavoro, scuola, benessere e socialità. Al contempo bisognerà gestire al meglio i fondi straordinari del PNRR e coinvolgere attivamente i sindaci per concretizzare progetti innovativi nei Comuni che amministrano.
Centrale per la ripresa sarà la capacità, da parte delle strutture tecniche dei capoluoghi di provincia, di sottoporre ai ministeri dei progetti adeguati e coerenti con i criteri ambientali dell’UE. L’Italia dovrà quindi sviluppare una visione integrata e trasversale, basata sull’idea che la sostenibilità non è solo una questione ambientale, ma anche economica e sociale.
Non solo brutte notizie
Nonostante il difficile scenario, Ecosistema Urbano 2021 ha rintracciato delle realtà positive, stilando una classifica dei Comuni italiani che hanno saputo riorganizzarsi a seguito della crisi sanitaria.
L’analisi condotta da Legambiente ha preso in esame 105 Comuni, che sono stati valutati sulla base dei 17 Obiettivi di sviluppo sostenibile fissati dall‘Agenda 2030 delle Nazioni Unite. Per comodità gli indicatori sono stati raggruppati in 6 macrocategorie: aria, acqua, rifiuti, mobilità, energia e ambiente urbano.
Il punteggio finale è stato espresso in centesimi e a salire sul podio sono le città di Trento (84,71 punti), Reggio Emilia (77,89) e Mantova (75,14). Chiudono invece Brindisi, Catania e Palermo, che non riescono a raggiungere la soglia dei 30 punti.
Nelle parole di Alberto Fiorillo, responsabile scientifico Ecosistema Urbano, la ripresa è possibile cooperando con tutti gli stakeholder coinvolti, siano essi decisori politici
nazionali e locali, imprese, consumatori, mondo della ricerca e della comunicazione, organizzazioni non governative e cittadini. Solo così si assisterà a un miglioramento delle performance economiche e sociali, che si tradurrà in aumento del benessere e della qualità della vita grazie all’innovazione.