Patologia edilizia, cos’è e perché è importante studiarla

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Lo studio della patologia edilizia contro il degrado delle strutture
Credit foto: freepik

Circa il 10% degli importi di ricostruzione edilizia è legato a problemi di progettazione, realizzazione e produzione di materiali e impianti.

La patologia edilizia è la disciplina che studia, con un approccio scientifico sistematico, le anomalie e le alterazioni di un organismo edilizio, per comprenderne le cause e trovare le soluzioni più adatte.

Il “patologo edile” agisce come un “medico della casa” e studia i sintomi dell’edificio per capire cosa è accaduto, come e perché. Approfondisce i meccanismi alla base dei fenomeni di degrado che comportano l’alterazione fisica e prestazionale della struttura.

L’analisi non si propone tanto di attribuire colpe, ma è fondamentale per evitare la perdita di valore immobiliare degli immobili, a vantaggio delle famiglie, dei proprietari e dell’ambiente.

Risolvere i difetti di costruzione costa caro e in Italia si conta che le spese di ricostruzione si aggirino intorno ai 14 miliardi di euro all’anno.

“Mediamente il 50% dei danni si verificano in corso di costruzione, in cantiere; l’altra metà si ha dopo la consegna del bene immobile” ha affermato l’esperto Marco Argiolas a Infobuild. “In ogni caso, a rimetterci è l’acquirente che paga per errori, spesso banali, che si sarebbero potuti benissimo evitare”.

Di cosa si occupa la patologia edilizia

La prima definizione di patologia edile risale al 1994 per opera dell’AEEBC (Association of European Experts in Building and Construction), che ne indicava tre aree di competenza:

  • identificazione, indagine e diagnosi dei difetti degli edifici;
  • prognosi dei problemi e individuazione delle possibili soluzioni;
  • definizione degli interventi di riparazione e correzione.

Nello specifico, lo studio della patologia edilizia cerca di comprendere i motivi di corrosione e degrado di un impianto prima delle sue logiche di invecchiamento naturale. Lo scopo è quello di garantire un efficace comportamento dell’organismo edilizio, permettendogli di svolgere al meglio le funzioni per cui è stato progettato.

Infiltrazioni d’acqua, muffe, batteri e corrosione sono la norma in molti edifici e mettono a rischio tanto la struttura quanto le persone che la vivono. Healthy building e Sindrome dell’Edificio Malato oggi impongono la diffusione di un’edilizia sana e rispettosa, che richiede quindi il costante supporto di uno specialista.

Le 3 D del mestiere: danni, difetti e degrado

Per valutare correttamente una struttura è fondamentale prenderne in considerazione l’età, i materiali e i sistemi di cui è costituita, ma anche l’uso per cui è stata progettata e utilizzata, le condizioni ambientali a cui è esposta e ciò che ha subito nel corso del tempo.

Il patalogo segue un processo di analisi multifattoriale che comprende conoscenze ampie e trasversali. La sua attività ha inizio con la rilevazione delle 3 D: danni, difetti e degrado legati ad errori e omissioni nelle fasi di progettazione, costruzione e gestione.

Idealmente l’esperto dovrebbe arrivare in anticipo sui tempi e promuovere azioni di prevenzione, ma molto spesso, invece, viene chiamato a risolvere una difficoltà già in corso. Qualunque sia il caso, il lavoro parte sempre dalla definizione dei cosiddetti “quadri morbosi”.

Per stabilire correttamente lo scenario è possibile ricorrere a tre diversi tipi di analisi:

  • tecniche, rivolte alla determinazione delle cause del guasto;
  • di responsabilità, per individuare il responsabile del difetto;
  • di processo, utili a comprendere l’origine e i motivi alla base del problema.
Lo studio della patologia edilizia contro il degrado del calcestruzzo
Credit foto: Inarcassa

Il decadimento improvviso dell’edificio, quindi la sua incapacità di rispettare i requisiti prestazionali, fa parlare di “non qualità” dell’opera in oggetto. La norma ISO 6241 (1984) definisce gli agenti che interferiscono più spesso sulle prestazioni della struttura e li classifica in 5 categorie:

  • agenti meccanici: peso, forze e deformazioni imposte, energia cinetica, vibrazioni e rumori;
  • agenti elettromagnetici: irraggiamento, elettricità, magnetismo;
  • agenti termici: calore, gelo, shock termico;
  • agenti chimici: acqua e solventi, ossidanti, riduttori, acidi, basi, sali e sostanze chimicamente neutre;
  • agenti biologici: vegetali e microrganismi, animali.

La combinazione dei diversi fattori può attivare quadri morbosi differenti, per questo gli agenti vengono ulteriormente distinti tra quelli di origine esterna all’edificio (relativi all’atmosfera o al terreno) e quelli con origine interna (imposti dall’uso o derivati dalla progettazione).

Ciò che è importante, per studiare la “non qualità” di un impianto, è non valutare la struttura nel cosiddetto “tempo zero” di realizzazione, perché questa non è ancora stata abitata. Il rischio, infatti, è quello di spostare la problematica a un ambito diverso da quello della patologia edilizia, che invece tiene conto della variabile temporale. 

Il patologo, quindi, studia la qualità edilizia nel tempo e la sua attività consiste nella verifica della durabilità del sistema edilizio, che va controllata dopo un certo periodo dal suo utilizzo.

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