Siamo l’aria che respiriamo: la Sindrome dell’Edificio Malato

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Facciata di un edificio in rovina
Foto di Mike Rasching su Unsplash

Polveri, acari, muffe e cattivi odori minacciano il nostro benessere psicofisico più di quanto pensiamo.

Negli ultimi anni i professionisti dell’edilizia hanno variamente ripensato gli spazi che viviamo, con un occhio sempre più attento al fenomeno dell’edilizia residenziale malata e del perché sia importante costruire case e ambienti sicuri.

La Sindrome dell’Edificio Malato non è una nuova patologia. L’Organizzazione Mondiale della Sanità ne parlava già nel 1983, dopo aver osservato che il 30% circa degli edifici realizzati nel mondo dal 1960 emetteva un volume maggiore di gas tossici e forniva una scarsa qualità dell’aria interna.

Da allora, l’espressione Sick Building Syndrome (SBS) è usata per descrivere le situazioni in cui gli occupanti di un edificio manifestano sintomi direttamente connessi al tempo trascorso all’interno della struttura, senza però che possano essere associati a specifiche cause o malattie.

Secondo i dati OMS del 2023, oggi tendiamo in media a trascorrere almeno il 90% del nostro tempo in ambienti indoor. Le analisi dimostrano che in questi spazi l’aria può essere fino a 5 volte più inquinata di quella esterna. Ciò ha un impatto significativo sulla vita e sulla produttività delle persone, con ripercussioni anche potenzialmente severe sulla salute.

Gli ambienti a rischio

La maggior parte dei casi di Sindrome dell’Edificio Malato si riscontra nelle abitazioni plurifamiliari, negli edifici pubblici e in generale laddove si registrano problemi nel sistema di riscaldamento, ventilazione e condizionamento.

La situazione si rivela ancora più complessa per gli immobili realizzati in prossimità di aree industriali o a traffico intenso. Questi, infatti, devono rispondere a requisiti severi per garantire la sicurezza e la protezione della salute della popolazione.

Per combattere il problema, l’ASHRAE (American Society of Heating, Refrigeration and Air Conditioning Engineers) ha codificato lo standard IAQ per valutare lo stato dell’aria all’interno e intorno agli edifici, misurando la salubrità in relazione agli abitanti della struttura stessa.

Ai fini di una corretta valutazione della qualità ambientale di un edificio è bene considerare altri fattori, come i livelli di illuminazione, il comfort termico, l’umidità, la ventilazione e le prestazioni acustiche. Sono utili all’analisi anche la presenza di spazi verdi, il grado di ergonomia della struttura e i materiali da costruzione utilizzati, così come l’impatto che questi hanno nel breve e nel lungo termine.

Cause, sintomi e quadro normativo

Il primo passo da compiere per costruire case sicure e salubri è quello di capire il problema alla base, così che sia poi possibile imparare a progettare, costruire e gestire gli edifici in modo economico per soddisfare le esigenze di qualità dell’aria indoor.

Le nuove strategie di progettazione dovrebbero quindi coinvolgere esperti in tossicologia, igiene industriale, salute ambientale, edilizia salubre, illuminotecnica, ingegneria gestionale e dei sistemi edilizi.

La Sindrome dell’Edificio Malato, infatti, può essere dovuta a una moltitudine di fattori, come polveri, composti organici volatili, gas Radon, acari, tossine, muffe, amianto, fumo di tabacco o legna, ossidi di zolfo o azoto.

Tra le cause principali troviamo anche la formaldeide, che può essere impiegata nei materiali da costruzione come pannelli in compensato, moquette, rivestimenti murali, intonaci, pitture. Si tratta di un potente irritante per l’uomo e per questo motivo il suo utilizzo è soggetto a una specifica normativa, il Regolamento (UE) 605/2014.

Una permanenza costante e prolungata in un ambiente scarsamente ventilato causa un crescendo di malesseri che vanno dal mal di testa, allergia, asma, tosse secca, irritazione alla gola fino a malattie più gravi con conseguenze anche mortali. I sintomi dovrebbero scomparire entro poche ore dall’abbandono dell’ambiente compromesso, ma gli effetti hanno delle importanti ripercussioni sul nostro status psicofisico.

Una scarsa qualità dell’aria ha infatti delle conseguenze anche sulla produttività. Nei luoghi di lavoro, per esempio, l’incidenza della patologia è tra il 15% e il 50%, con un forte impatto economico e sociale. La SBS può portare a episodi di assenteismo e scarsa produttività tanto in ufficio quanto a scuola, motivo per cui si rende opportuno progettare ambienti ecosostenibili e salutari, come gli healthy building o gli edifici scolastici pensati da Renzo Piano.

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