Dal 2007 al 2013 dimezzato il mercato immobiliare

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La crisi economica ha letteralmente dimezzato il mercato immobiliare, passato da 807mila abitazioni compravendute nel 2007 a 403mila nel 2013. Un dimezzamento che riporta l’Italia al volume di scambi del 1984. A denunciare l’arretramento di trent’anni, i dati di un Dossier del Censis e della Rur (Rete Urbana delle Rappresentanze), un’associazione promossa dallo stesso Censis per la valorizzazione dell’economia urbana.

“Il fatturato complessivo del settore immobiliare residenziale e del non residenziale di piccolo taglio ha registrato una riduzione di 57,7 miliardi – si legge in un comunicato congiunto – che equivalgono a tre volte il fatturato della Fiat e a quasi la metà dell’Eni. È come se in questi anni i quattro principali gruppi della grande distribuzione in Italia (Coop, Conad, Selex ed Esselunga) fossero scomparsi”.

La previsione è per il 2014 non si vedrà un segnale di inversione di tendenza. Sarà un anno di transizione, preparatorio al 2015 per cui invece si prevede un cambiamento.

Il Dossier evidenzia gli elementi negativi dello stato attuale del mercato, tra cui le tasse sulla casa (Imu, Tari e Tasi) e la riduzione del reddito disponibile delle famiglie (-9,8% dal 2008), che naturalmente influenza la debolezza della domanda; ma anche gli elementi positivi: un incremento nell’erogazione dei mutui, concessi a luglio 2014 a 118mila famiglie rispetto alle 90mila dell’anno scorso, e i provvedimenti di incentivo del Decreto Sblocca Italia, da qualche giorno in G.U., di cui vedremo gli effetti l’anno prossimo.

L’andamento delle compravendite rispecchia anche quello degli investimenti, passati in Italia dai 174 miliardi di euro del 2007 ai 142 miliardi del 2013, con una caduta in termini reali del 28,7%. Nell’edilizia residenziale si registra non solo un ridotto volume di nuovi interventi, ma anche il progressivo passaggio dall’attività costruttiva a una prevalenza di manutenzione e recupero diffuso, che rappresenta attualmente il 69% degli investimenti complessivi in edilizia residenziale.

La burocrazia è uno degli handicap più invalidanti del settore. Per la costruzione di un semplice edificio in Italia sono necessari in media, solo per le autorizzazioni, 234 giorni, in Germania ne bastano 97 e in Gran Bretagna 88. Nel solo 2014 l’Italia ha perso ben 11 posizioni rispetto al 2013 rispetto ai tempi per le autorizzazioni edilizie, collocandosi nella fascia dei Paesi meno efficienti.
Ogni città registra poi differenti livelli di efficienza amministrativa: Milano la più rapida, seguita da Bologna e Torino. Ultime Palermo, Napoli e Cagliari.

“La situazione in Italia è diventata paradossale. In una fase di profonda crisi dell’economia immobiliare e dell’industria delle costruzioni, calano gli investimenti pubblici e privati. I primi a causa dei tagli al bilancio statale, i secondi per ragioni di mercato e di credito – ha sostenuto Giuseppe Roma, Direttore Generale del Censis e Segretario Generale della Rur – Ove, però, gli investitori fossero interessati a trasformare immobili esistenti, valorizzare il patrimonio demaniale, riqualificare ambiti urbani o realizzare nuove strutture, la barriera più difficile da superare è proprio l’atteggiamento inquisitorio delle autorità pubbliche, la non chiarezza delle regole del gioco, i continui aggiustamenti richiesti da una pletora di soggetti, detentori di piccoli o grandi poteri autorizzativi”.

 

Foto credit: Luca Biada

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