Disastri naturali: l’Italia tra prevenzione dei rischi e gap di protezione

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Disastri naturali: aumentano le alluvioni in Italia
Credit foto: pixabay

Tra il 2011 e il 2021 le alluvioni e i terremoti hanno flagellato il nostro Paese per un totale dei danni che si aggira intorno a 58 miliardi di dollari

L’Italia è uno dei dieci Paesi più a rischio per numero ed entità di disastri naturali. A confermarlo è il rapporto Sigma “Natural catastrophes in 2021: the flood gates are open“, che ha stilato una classifica considerando le perdite economiche subite, le perdite assicurate e la copertura assicurativa delle singole nazioni prese in esame.

Da Nord a Sud, nell’ultimo decennio la nostra penisola è stata attraversata da danni per l’ammontare di 58,1 miliardi di euro. Gli incidenti assicurati sono stati pari a 6,3 miliardi di dollari, eppure scontiamo il più grande gap di protezione tra tutti i Paesi dell’Unione Europea.

Sono ancora relativamente poche le abitazioni in Italia che godono di un’assicurazione sugli eventi naturali. Il divario corrisponde infatti a circa l’89% delle perdite economiche complessive, per un totale di 51,8 miliardi di dollari che restano scoperti.

Gli studi condotti presso il Consiglio Nazionale delle Ricerche mettono poi in luce un’altra triste verità: se non interveniamo nel più breve tempo possibile, il cambiamento climatico taglierà il Pil italiano pro-capite dello 0,89% nel 2030, del 2,56% nel 2050 e del 7,01% nel 2100.

L’Italia non è certo nuova alle catastrofi naturali, ma oggi più che mai occorre promuovere un approccio consapevole al territorio che tenga conto delle nuove sfide globali. È per questo che la Protezione Civile ha lanciato la campagna “Io non rischio”, un’occasione per sensibilizzare i cittadini e aiutarli ad adottare comportamenti corretti per la riduzione dei rischi e la salvaguardia dell’ambiente.

Un allarme non più trascurabile

Ancora secondo il report Sigma, ogni anno i danni da catastrofi naturali aumentano globalmente ad un ritmo percentuale che oscilla tra il 5% e il 7%. Solo nel 2021 i disastri ambientali hanno provocato una perdita economica totale di 270 miliardi di dollari in tutto il mondo.

Tra i Paesi nel mirino, l’Italia è da sempre nota per la sua suscettibilità a questi fenomeni: incendi, eruzioni vulcaniche, alluvioni – come quella che ha colpito Catania nell’ottobre 2021 – e terremoti non sono affatto rari.

Considerata da sola, l’attività sismica rappresenta il principale pericolo in termini di potenziale perdita finanziaria ed umana. Infatti, anche se con significative variazioni da regione a regione, quasi il 70% di tutti i Comuni è esposto alla probabilità di eventi sismici.

Sigma pone l’accento anche sui danni da temporali e inondazioni, un altro rischio tristemente confermato dall’alluvione che si è abbattuta nelle Marche. I principali fattori di pericolo, in questo caso, sono le inondazioni improvvise, le piene dei fiumi e le colate di fango che trascinano via tutto ciò che incontrano lungo il cammino.

Negli ultimi anni si sono verificate esondazioni e smottamenti su piccola scala, ma la loro frequenza crescente in rapida successione ha portato a notevoli danni cumulativi alla proprietà e alla perdita di vite umane. Secondo l’European Severe Weather Database, infatti, nell’ultimo decennio gli eventi meteorologici estremi in Italia come forti piogge, grandine e tornado sono più che quadruplicati e si sarebbe passati da 348 nel 2011 a 1.602 nel 2021.

Mappa dell'aumento dei disastri ambientali in Italia
Credit foto: Atlante

Le misure di tutela attuali

“L’alluvione che ha colpito le Marche è l’ennesimo campanello d’allarme che il Pianeta ci sta inviando” si legge nell’Osservatorio Città Clima di Legambiente. “Con la crisi climatica non si scherza, servono interventi non più rimandabili”.

Il Presidente di Legambiente Stefano Ciafani commenta il rapporto sottolineando l’importanza di “aggiornare e approvare entro fine anno il piano nazionale di adattamento alla crisi climatica, in stand by dal 2018”.

L’Italia è rimasta infatti l’unico grande Paese europeo senza un Piano di adattamento al clima, per cui affronta le emergenze senza una chiara strategia di prevenzione che tuteli le aree urbanizzate e gli ambienti naturali delle aree di pianura e montane.

La nostra politica ambientale si caratterizza per una gestione dei danni da calamità naturali mediante l’intervento ex-post dello Stato. Una situazione che accresce nei cittadini la convinzione che esista un garante disposto a farsi carico dei lavori di ricostruzione nella loro interezza.

Secondo Antonio Coviello, ricercatore presso il Cnr, questo spiegherebbe perché “le coperture assicurative per gli eventi catastrofali sono scarsamente diffuse: l’88,7% delle polizze non presenta alcuna estensione”.

E aggiunge: “Dai dati forniti dall’Ania, l’incidenza percentuale delle unità abitative assicurate contro il rischio catastrofi naturali a livello nazionale è pari al 4,9% dei 31,2 milioni di abitazioni esistenti censite dall’Istat”.

Nel nostro Paese la copertura assicurativa contro i disastri naturali è un tema che presenta sicuramente ampi margini di sviluppo, così come la stessa questione della prevenzione dai rischi ambientali.

Gli investimenti del PNRR a supporto della rete idrica nazionale sono già un inizio, ma occorre fare di più se vogliamo arrivare a risultati concreti. Cifani sottolinea l’importanza di sostenere gli sforzi con fondi adeguati: “Malgrado l’accelerazione evidente dell’emergenza climatica, il Piano di adattamento al clima non è stato ancora approvato, nonostante siano passati nel frattempo tre governi (Conte 1 e 2, Draghi) e due Ministri (Sergio Costa e Roberto Cingolani). Se non si approva in tempi brevissimi rischiamo nei prossimi anni un disastroso impatto sociale, ambientale ed economico, e di sprecare anche le risorse del PNRR con opere non rispondenti alle urgenti politiche di adattamento”.

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