Progettare la risposta delle città all’emergenza

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L'ospedale di Wuhan da 1000 posti letto costuito in 10 giorni (c) PH Stringer - Getty Images

Sta sempre più prendendo forma una nuova sfida urbana, più volte lanciata dopo le più recenti calamità naturali e resa oggi ancora più urgente dalla prima pandemia che costringe la Terra a vivere in una “zona protetta” di scala globale

Champs Elysees, Time Square, Piazza San Marco sono solo alcuni degli spazi pubblici più frequentati al mondo e che in queste settimane sono la spettrale controfigura di sé stessi. L’inarrestabile diffusione del Covid-19 ha mutato, con una velocità e una estensione mai viste prima, le nostre vite.
Il lockdown (letteralmente: confinamento) decretato da un numero sempre più elevato di governi nazionali ha fermato le attività “non essenziali”, imponendoci di restare a casa ad osservare con distacco le città di colpo svuotate, come in un opera di Edward Hopper o in paesaggio metafisico di De Chirico.
L’emergenza è accompagnata da una generalizzata impreparazione dei servizi sanitari di fronte ad un virus che sembra non conoscere confini. In parallelo stanno mutando tutte le nostre abitudini, generando interrogativi che esulano anche dal campo medico. Il mondo dell’Architettura sta tentando di fornire delle risposte teoriche e pratiche, mettendosi a servizio di istituzioni, imprese e cittadini.

Pandemic Architecture. Il concorso di idee

L’Organizzazione Mondiale della Sanità ha dichiarato l’11 marzo 2020 la pandemia da COVID-19, quando si contavano ancora “solo” 138mila contagiati in 130 diversi paesi. Da quel giorno milioni di persone hanno iniziato il loro isolamento in nuovi tipi di bunker.
Con queste premesse, la piattaforma greca Archisearch.gr ha lanciato il 16 marzo una open call dal titolo Pandemic Architecture sottolineato dallo slogan: “Epoche straordinarie richiedono progetti straordinari. Cosa può fare l’Architettura per la nostra salute?

Quando il contagio era ancora confinato nella provincia cinese dell’Hubei, ha destato molto scalpore la costruzione di un nuovo ospedale da 25mila metri quadrati in soli 10 giorni, grazie ad una organizzazione del lavoro difficilmente replicabile – per una pluralità di ragioni politico/economiche – in altri paesi del mondo.

Per quanto Pandemic Architecture lancia una visione nella quale occorre ripensare la case e la città del futuro, immaginando di vivere in epoche in cui pandemie e virus saranno parte della nostra quotidianità.

I progetti post COVID dovranno essere focalizzati sulle esigenze di una realtà “pandemica” nella quale l’azione degli architetti potrà configurarsi come garante della salute pubblica – riprendendo il ruolo dell’ingegnerie igienista e dell’urbanistica ottocentesca che, insieme, diedero vita alla concezione moderna di città.
Due gli obiettivi della call: garantire le cure ad un numero sempre più vasto di persone malate e mantenere “normale” la vita delle città anche in periodi di emergenza come quella che stiamo vivendo.

Da questi obiettivi scaturiscono le due categorie che il bando chiama a sviluppare: Progetto per l’emergenza (strategie urbane, ospedali, cimiteri, spazi di cura in generale) e residenzialità (case, spazi di lavoro, spazi pubblici, Hotel); i criteri di valutazione delle giuria internazionale sono basati su innovazione, originalità e creatività della proposta, oltre alla chiarezza nella rappresentazione del concept.

Questi gli interrogativi a cui designer, architetti e urbanisti dovranno dare una risposta: Quando milioni di persone sono isolare e lavorano da casa, quali caratteristiche deve avere la casa?
Quando le persone non possono viaggiare, quale ruolo hanno gli hotel?
Quanto non è permesso l’accesso agli spazi pubblici, come cambiano le città?
Quali di dettagli architettonici (e tecnici) necessari negli spazi di cura in epoca pandemia?

La scadenza per la presentazione dei progetti è prevista per il 31 maggio.

CURA_Bio Hub_ipotesi di installazione nel centro di Milano (c) carloratti.com
CURA_Bio Hub_ipotesi di installazione nel centro di Milano. Credit foto: carloratti.com

C.U.R.A. – moduli per l’emergenza

In Italia, alla fine di marzo il secondo paese del mondo per numero di contagiati e il primo per vittime da COVID, una prima risposta l’hanno data Carlo Ratti e Italo Rota, con un qualificato team di consulenti, che hanno dato vita al progetto C.U.R.A. – acronimo di Connected units for respitatory ailments – che realizza unità di terapia intensiva grazie al riutilizzo di container commerciali con lunghezza fino a 6 metri. I moduli riconfigurati con letti e attrezzature medicali, sono adattati al biocontenimento grazie ad un impianto che tiene lo spazio interno in pressione negativa.

CURA_sezione assonometrica (c) carloratti.com
CURA_sezione assonometrica Foto credit: carloratti.com

Ogni singolo modulo può essere impiegato in autonomia oppure aggregato ad altri per mezzo di filtri gonfiabili per ottenere dei reparti temporanei da 4 a 40 posti letto. La nota stampa che accompagna il progetto informa che la prima unità è in fase di realizzazione per essere testata in uno degli ospedali dei Milano – tra gli epicentri italiani dell’emergenza.

Avventura UrbanaSpazio Prossimo. Dialoghi su un futuro urbano protetto

Avventura Urbana, uno storico gruppo di professionisti nel campo delle politiche urbane e territoriali con sede a Torino, ha lanciato Spazio Prossimo. Iniziativa di costruzione di spazi di ascolto e di dialogo a fronte dell’emergenza COVID-19 per condividere riflessioni, proposte e soluzioni per affrontare il presente e per ripensare le attuali modalità di interazione e di agire comune.

Sia l’epoca di emergenza sanitaria che la successiva fase di progressivo ripristino di attività produttive e relazioni sociali necessitano di processi decisionali migliori, di nuovi spazi, reali e virtuali, di dialogo che ha avuto come primi tema la didattica a distanza inclusiva per la quale un team di designer ha proposto di riflettere collettivamente su come integrare in nuovi strumenti e contribuire allo sviluppo di una piena cittadinanza digitale. Si può partecipare all’iniziativa commentando i post sulla pagina Facebook di Avventura Urbana, oppure scrivere una mail, oppure realizzare un post con l’hashtag #spazioprossimo.

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