Sicilia, obiettivo emissioni zero: lo scenario edilizio

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Sicilia case green, veduta di un villaggio
Foto di Sammy-Sander da Pixabay

Gran parte delle strutture dell’Isola è stata realizzata negli anni Sessanta e mai ristrutturata. Solo il 3% degli edifici risulta oggi classificato a impatto zero

L’approvazione della Direttiva Case Green apre nuove sfide per la Sicilia, che oggi presenta un parco immobiliare tra i più vetusti in Italia. Per rispondere alle richieste dell’Unione Europea, infatti, sarà necessario migliorare energeticamente circa il 97% delle abitazioni siciliane.

Il problema della sostenibilità energetica rischia di intrecciarsi alla sostenibilità economica. Secondo un rapporto realizzato da Enea e CTI, oltre la metà degli edifici sull’Isola si trova al di sotto delle classi D ed E, che sono quelle richieste dall’EPDB (altro nome della Direttiva Case Green).

Le spese di efficientamento ammonteranno a cifre tra i 20 e i 55 mila euro a famiglia. Buona parte degli interventi prevede l’eliminazione delle caldaie a gas e la posa di cappotti termici. Ancora per quest’anno, però, sarà però possibile usufruire del Bonus Ristrutturazioni e fino a tutto il 2025 resterà inoltre in vigore l’Ecobonus; si attendono poi anche notizie rispetto all’Ecobonus sociale, annunciato a luglio 2023.

Le stime dei costi

Con la fine del Superbonus e lo stop della cessione del credito, la ristrutturazione di case ad alto consumo energetico torna a carico di singoli e condomini. Un’occhiata ai dati Enea del 2022 rivela quella che è stata finora la spesa minima in Sicilia per i lavori di efficientamento energetico. Catania e Messina, ad esempio, hanno registrato rispettivamente una spesa media per abitante di 60 e 58 euro l’anno e si distinguono per essere le città più “economiche”.

I costi sono decisamente più alti ad Enna, dove in media ogni abitante ha speso 99 euro in interventi “eco”. Palermo, Agrigento, Caltanissetta e Trapani si posizionano poco sotto, con cifre medie pari a 87 euro, 84 euro e 83 euro.

Il rapporto Enea sulle Detrazioni Fiscali 2023 pone inoltre l’accento sull’arretratezza del parco immobiliare siciliano. Sull’Isola, infatti, le case hanno circa 44 anni d’età in media. I siciliani sono in parte intervenuti sui propri immobili grazie all’Ecobonus: il 24% degli investimenti, infatti, ha interessato edifici realizzati tra il 1961 e il 1970.

È poi importante ricordare che in Sicilia, in quanto regione a rischio sismico, le sfide dell’efficientamento energetico si intrecciano con quelle della messa in sicurezza degli edifici.

Soluzioni a basso consumo energetico

Il Ministro dell’Economia Giorgetti ha commentato il via libera alla Direttiva Case Green affermando che non sarà facile coordinare gli interventi di efficientamento su tutto il territorio nazionale.

La Sicilia conta solo il 2,7% delle abitazioni nZEB (ovvero “a energia quasi zero”) e, paradossalmente, il dato è tra i migliori d’Italia. In Valle D’Aosta, per esempio, le case a quasi zero impatto sono lo 0,2%. In Basilicata non esistono. In Umbria e Campania non sono censite.

La percentuale siciliana è uguale a quella di Trento e si avvicina a Toscana (3,2%), Friuli Venezia Giulia (3,3%) e Marche (3,5%). La maggiore percentuale di case a quasi zero consumo di energia si trova in Emilia-Romagna (26,7%) e Puglia (20%).

Realizzare case nZEB è una strategia sostenibile per abbattere i costi in bolletta riducendo l’impatto dell’edilizia sull’ambiente. Questo tipo di edifici consumano infatti solo 30 kWh/mq in un anno, contro i 400 kWh/mq di un impianto standard.

Importante è la fase di progettazione: la sostenibilità di un edificio passa per il modo in cui viene concepito e posizionato, prima ancora di essere costruito fisicamente. Le case nZEB, quindi, sono pensate analizzando l’ambiente circostante e gli utenti ospitati.

Fonti:

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