11 mila i cantieri completati in 8 anni. Previsione, prevenzione e mitigazione sono le parole chiave per il rilancio delle zone terremotate.
Tra agosto 2016 e gennaio 2017 il Centro Italia è stato attraversato da una forte sequenza di terremoti fino a 6.5 di magnitudo. L’evento ha danneggiato 320 mila edifici in un’area grande circa 8 mila km² tra Marche, Umbria, Lazio e Abruzzo. Per avere un’idea, si tratta di un territorio superiore alle dimensioni della regione dell’Olanda.
Le province colpite sono state 10 e i comuni 138. Ancora oggi, 8 anni dopo il sisma, i centri abitati come Accumoli, Norcia, Amatrice e Castelsantangelo sul Nera sono interessati dalle opere di ricostruzione. La buona notizia, però, è che nell’ultimo biennio, si è assistito a una generale accelerazione dei lavori.
Infatti, come riporta True, il Commissario Straordinario Guido Castelli ha fatto sapere che tra il 2022 e il 2024 è stato speso il 58% dei fondi destinati alla ricostruzione privata. L’obiettivo sarebbe eguagliare il record del Friuli, che completò la ricostruzione in 19 anni dopo il terremoto del 1976.
Numeri alla mano
Il “Rapporto sulla ricostruzione Sisma 2016”, aggiornato al 31 maggio 2024, parla di 20 mila cantieri autorizzati nel primo semestre dell’anno. 11 mila sono quelli già completati, distribuiti in modo variabile tra le diverse regioni:
- 62% in Abruzzo;
- 58% in Marche e Umbria;
- 48% in Lazio.
In generale, quello che emerge dal report è che il 2024 ha raccolto i progressi dell’anno precedente e li porta avanti allo stesso ritmo. Vediamo i dettagli.
La ricostruzione pubblica
La programmazione post-sisma 2016 prevede 3.509 interventi, con un valore complessivo di 4,2 miliardi di euro. Questi lavori comprendono due tipi di ricostruzione:
- quella ordinaria, che riguarda 2.725 opere pubbliche per un totale di 2,2 miliardi;
- quella speciale, regolata dalle Ordinanze Speciali in deroga, che coinvolge 784 opere e ha un valore di 2 miliardi.
Alla data di pubblicazione del rapporto, era stato avviato il 95% delle opere programmate. Un altro 66% risultava in fase di progettazione, il 16% in corso e il 12% dei lavori era completato. Si tratta di un progresso importante: infatti, nei primi 5 mesi del 2023 gli interventi da avviare erano quasi il 50%; nello stesso periodo del 2024, invece, solo il 5%.
Per assicurare una migliore transizione verso il nuovo Codice Appalti, infatti, sono stati sviluppati con l’ANAC dei provvedimenti per velocizzare le procedure di gara. In più, come ha evidenziato il Commissario Castelli, è stato sottoscritto un Protocollo con il Ministero della Cultura per il rafforzamento amministrativo delle Soprintendenze.
La ricostruzione privata
I risultati si mantengono positivi anche sul fronte della ricostruzione privata. Come ha dichiarato il Commissario Castelli, da giugno 2022 a maggio 2024 è stato finanziato quasi il 60% dell’intero importo, corrispondente a 2,5 miliardi di euro. Nello stesso periodo, le richieste di contributo presentate corrispondono a più di 8 mila, ovvero il 25% del totale.
Nel primo semestre del 2024, le erogazioni di Cassa Depositi e Prestiti per le imprese hanno registrato il 16,64% in più rispetto allo stesso periodo del 2023. Se confrontato con il 2022, il dato sale persino del 41,71%.
L’analisi dei primi mesi del 2024 conferma l’accelerazione iniziata nel 2023, quando le liquidazioni erano aumentate del 37% rispetto al 2022. In termini assoluti, al 31 maggio 2024, la Cassa Depositi e Prestiti ha erogato 4,414 miliardi di euro per la ricostruzione privata (nel 2023 la cifra era stata pari a 1,364 miliardi, ovvero un terzo del totale).
Le richieste di contributo presentate per la ricostruzione privata sono 31.177 su circa 50 mila stimate, con un valore di 13 miliardi e 746 milioni di euro. Di queste domande, il 64% ha ricevuto l’approvazione degli Uffici Speciali per la Ricostruzione, con una concessione di 8,5 miliardi di euro e la liquidazione di 4,5 miliardi di euro.
Il contributo del Superbonus
Il report sottolinea anche il ruolo del Superbonus nella ricostruzione. Da un lato, è vero che l’incentivo ha spostato l’attenzione verso altri interventi in diverse parti d’Italia; dall’altro, però, il bonus ha aiutato chi abita nelle zone del sisma a sostenere l’aumento delle spese nel settore edile.
Come sappiamo, il Superbonus è destinato a scomparire progressivamente nei prossimi anni. Tuttavia, per l’area del cratere è prevista un’uscita “più leggera” fino al 31 dicembre 2025, con un plafond di 330 milioni di euro per il 2024. In questo modo è possibile garantire continuità alla ricostruzione privata che utilizza il Superbonus insieme ai contributi di ricostruzione.
Secondo il rapporto di maggio 2024, tutti questi investimenti hanno avviato delle dinamiche di rivitalizzazione del contesto sociale. Proprio come si è visto per L’Aquila, impegnata nella ricostruzione post sisma 2009, il principale nemico da combattere è lo spopolamento.
Gli interventi messi in campo finora intendono favorire le condizioni per uno sviluppo locale duraturo e sostenibile, promuovendo l’innovazione e il trasferimento tecnologico. Come per Gibellina, il nostro augurio è di veder rinascere anche questi territori.
Fonti:
- Commissario Straordinario Ricostruzione Sisma 2016, “Rapporto sulla ricostruzione sisma 2016”;
- SkyTG24, “Terremoto in Centro Italia, 8 anni fa il sisma: come procede la ricostruzione”;
- Ingenio, “Sisma 2016: Come procedono i lavori di Ricostruzione nel Centro Italia?”;
- True, “Sisma 2016, il punto sulla ricostruzione a Italia Direzione Nord”.