Rinaturalizzare i suoli degradati: previsti nuovi fondi

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La Legge di Bilancio 2023 stanzia 160 milioni di euro e istituisce un fondo per il contrasto del consumo di suolo urbano e suburbano

L’Italia cresce a scapito delle aree naturali ed agricole: come già sottolineato da SNPA (Sistema Nazionale per la Protezione dell’Ambiente), le coperture artificiali nel nostro Paese si estendono al ritmo di 2,2 metri di suolo consumati ogni secondo, quasi 70 chilometri quadrati in un anno.

Proprio per questo l’articolo 1 della Manovra 2023, tra gli altri punti, prevede anche la rinaturalizzazione del territorio con la creazione di un fondo ad hoc che disporrà di 160 milioni di euro per gli anni dal 2023 al 2027.

Il provvedimento, però, è volto alla riparazione dei suoli danneggiati e non alla prevenzione. Le risorse messe a disposizione, infatti, più che fronteggiare l’espansione sulle aree naturali, serviranno a programmare e avviare interventi per la ricostituzione del suolo e il ripristino delle relative funzionalità in aree già degradate o in via di degrado.

Le opere finanziate dal fondo

La relazione illustrativa alla Legge di Bilancio 2023 individua le azioni finanziabili dal Fondo che possono concorrere al raggiungimento dell’obiettivo. Per ripristinare le aree degradate, quindi, i principali interventi da mettere in campo riguardano:

  • la riduzione dei deflussi;
  • l’incremento della capacità di ritenzione idrica o della permeabilità del suolo;
  • la realizzazione di infrastrutture verdi e il recupero delle acque meteoriche per irrigare tali aree;
  • il contrasto del degrado del suolo e della desertificazione a scala locale, con la realizzazione di ambienti verdi di fruizione pubblica.
Velocità del consumo di suolo giornaliero netto (2012-2021)
Velocità del consumo di suolo giornaliero netto (2012-2021) • Credit foto: Rapporto consumo di suolo 2022 – SNPA

Nel dettaglio, le risorse stanziate dal Ministero dell’Ambiente saranno ripartite come segue:

  • 10 milioni di euro per il 2023;
  • 20 milioni per il 2024;
  • 30 milioni per il 2025;
  • 50 milioni all’anno per il 2026 e il 2027.

Le zone di intervento saranno individuate dall’apposito Tavolo Tecnico che sarà costituito da rappresentanti di ISPRA, delle Autorità di bacino e della DG USSRI (Direzione Generale Uso Sostenibile del Suolo e delle Risorse Idriche).

Un successivo decreto del Ministero dell’Ambiente, redatto in collaborazione con i Ministeri delle Infrastrutture e dell’Economia, definirà i criteri per la ripartizione dei fondi tra Regioni e Province autonome.

Consumo di suolo: la normativa italiana

I terreni sono risorse fragili, da sempre soggetti all’espansione urbana e ai conseguenti interventi di impermeabilizzazione. Il Rapporto pubblicato da ISPRA associa il consumo del suolo alle dinamiche insediative e infrastrutturali delle diverse città e definisce il fenomeno come la variazione da una copertura non artificiale (suolo naturale, non consumato) a una artificiale, che può essere permanente o reversibile.

Consumare suolo significa quindi perdere una risorsa ambientale di primaria importanza, che purtroppo è limitata e non rinnovabile. L’Italia non dispone ancora di un quadro normativo completo, ma nel maggio 2022 è stato presentato un disegno di legge per la protezione e la gestione responsabile del terreno.

Il documento, però, è attualmente in stallo al Parlamento. L’obiettivo del testo è garantire la tutela e il risanamento dei suoli, assicurando la riduzione del degrado e la prevenzione dei fenomeni di dissesto idrogeologico, anche al fine di mitigare gli effetti del cambiamento climatico e di garantire la sicurezza dell’intera popolazione.

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