In attesa della formazione del nuovo esecutivo iniziano a circolare indiscrezioni e proposte di modifica al comparto delle agevolazioni fiscali
Un unico bonus edilizio con un’aliquota tra il 60% e il 70%: sarebbe questa l’intenzione del Governo Meloni eletto il 25 settembre 2022. Stando alle prime voci pubblicate dall’Ansa, l’idea sarebbe di sostituire l’attuale aliquota del 110% con una media di tutte le detrazioni degli incentivi fiscali (Bonus barriere architettoniche, Bonus facciate, Bonus verde e via dicendo).
Seppure più contenuta la nuova aliquota potrebbe essere garantita a lungo termine oppure diversificata in base al reddito del beneficiario o al tipo di immobile oggetto dei lavori. In ogni caso sembra che a rimanere esclusi dal bonus unico sarebbero i proprietari delle case di lusso.
Una soluzione come questa alleggerirebbe certamente il peso delle detrazioni sul bilancio dello Stato. Quale che sarà la decisione finale, Fratelli d’Italia rassicura che verranno tutelati i cantieri già aperti in modo da non pregiudicare famiglie e imprese.
Le richieste dell’Ance
Gli interventi normativi del Governo Draghi non sembrano aver sbloccato del tutto la situazione, che rimane ancora piuttosto ingolfata. Il riferimento è soprattutto al Decreto Aiuti, al Decreto Aiuti bis e alla bozza contenente la terza modifica del provvedimento.
Nel frattempo anche l’Ance inizia ad avanzare le proprie proposte, accolte e sostenute già da diversi professionisti e organizzazioni di categoria. L’Associazione Nazionale Costruttori Edili chiede in particolare una proroga di sei mesi per recuperare il tempo perso con le cessioni incagliate e quindi la possibilità di permettere alle imprese di utilizzare tali crediti.
Secondo la legislazione ancora in vigore, per le abitazioni unifamiliari e le unità funzionalmente indipendenti il Superbonus è scaduto lo scorso 30 giugno 2022. Per i condòmini e gli immobili da 2 a 4 unità posseduti da un unico proprietario la maxi detrazione resterà al 110% per tutto il 2023: dopo questa data, l’aliquota scenderà al 70% nel 2024 e al 65% nel 2025.
È innegabile che il Superbonus sia stato un importante volano per la crescita del nostro Paese, in termini non solo economici, ma anche sociali e ambientali. Proprio per questo motivo, considerate le scadenze attuali, l’obiettivo dell’Ance è proprio quello di dare a famiglie e aziende tutto il tempo per organizzarsi.
La priorità è rispettare quanto stabilito con la Legge di Bilancio 2022 ed evitare cambiamenti retroattivi. Molto probabilmente si tornerà anche a discutere il meccanismo della cessione. Per questo è necessaria la proroga di sei mesi: il calendario arriverebbe a giugno 2023 per le case unifamiliari e gli immobili indipendenti e a giugno 2024 per i condomini.
Cosa dice FdI
Che Fratelli d’Italia volesse revisionare gli incentivi non era un mistero. Il partito aveva infatti espresso la volontà di sostituire “la miope politica dei bonus con misure stabili e durature”. Proprio a proposito delle agevolazioni edilizie, il programma di FdI recita: “Salvaguardia delle situazioni in essere e riordino e armonizzazione degli incentivi destinati alla riqualificazione, alla messa in sicurezza e all’efficientamento energetico degli immobili pubblici e privati”.
Su SkyTG24 possiamo leggere le parole spese dalla leader Giorgia Meloni sul Superbonus durante la campagna elettorale: “Nasceva da un obiettivo nobile. Ma la norma, come spesso accade, era scritta male e applicata peggio”.
Si legge ancora: “Penso che il Superbonus debba essere rivisto, riordinando l’intero sistema delle agevolazioni edilizie e dal mio punto di vista uniformando l’entità dei bonus che non dovrebbero mai superare l’80% del costo sostenuto. Personalmente lo indirizzerei prevalentemente verso la prima casa, semplificando le norme e con controlli adeguati. Ma abbiamo bisogno di tutelare i cosiddetti esodati del 110%, cioè accompagnare alla scadenza della norma secondo il principio del legittimo affidamento, per cui a chi ha iniziato i lavori non puoi modificare le norme”.