Un tour nella casa di Barbie, dove tutto è rosa e magnificamente surreale

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Una casa di tre piani in cui le stanze sono più piccole del normale, per scendere in piscina si usa uno scivolo e tutto è dipinto di rosa. Il tour della Dreamhouse di Barbie ci porta in una meravigliosa dimensione surreale.

Si chiama Dreamhouse, letteralmente “casa dei sogni”, e il suo nome è decisamente all’altezza delle aspettative. La casa di Barbie, ricostruita in occasione dell’attesissimo film Barbie, diretto da Greta Gerwig, è un sogno ad occhi aperti. 

Dentro e fuori la casa, e comunque entro i confini di Barbieland, tutto è surreale. Non c’è acqua né fuoco, tanto che è possibile camminare sulla piscina e non tuffarcisi. Per prendere l’auto basta fluttuare dalla camera da letto fino al giardino, invece che scendere le scale. E l’outfit del giorno compare magicamente nell’armadio, pronto per essere indossato.

In questo video pubblicato da Architectural Digest, Margot Robbie, protagonista del film, ci accompagna alla scoperta della Dreamhouse di Barbie, soffermandosi sui dettagli, stanza per stanza. 

Il lavoro dietro la Dreamhouse di Barbie

Le scenografe che si sono occupate dell’intenso lavoro attorno alla casa di Barbie sono Sarah Greenwood e Katie Spencer, le stesse dietro a “Orgoglio e Pregiudizio” e “Anna Karenina”.

Le due scenografe si sono ispirate al modernismo di metà Novecento di Palm Springs, città del Sud della California, ad abitazioni celebri, come la Kaufmann House progettata da Richard Neutra, alle atmosfere fotografate da Slim Aarons.

I riferimenti non finiscono qui: in Barbie troviamo anche lo stile bohémienne degli anni ’70, con i suoi effetti trompe-l’oeil, le iconiche sedie a sdraio di Philippe Starck e dettagli presi in prestito da film come Pee-wee’s Big Adventure e Un americano a Parigi.

Costruita presso i Warner Bros Studios fuori Londra, la casa cinematografica di Barbie risponde a un preciso diktat voluto dalla regista: ogni cosa deve essere bella
Per portare il mondo fantastico del gioco a una dimensione reale, ma comunque folle, nel senso che non rispecchia le regole del nostro mondo, le scenografe sono partire dallo studio dei giocattoli Mattel, ovvero quelle “case di Barbie” con cui tantissime bambine hanno giocato o che hanno anche solo desiderato.

Strane proporzioni e nessun confine

Una delle prime cose che salta all’occhio è la stranezza delle proporzioni
Gli ambienti interni ed esterni, la piscina, le scale, le auto, sono più piccoli di circa il 23% rispetto alle loro dimensioni normali, proprio come succede con i giocattoli. 
Il soffitto della casa è molto vicino alla testa, il che fa sembrare gli attori più grandi nello spazio, ma alcuni accessori, come la spazzola per i capelli o lo spazzolino da denti sono ben più grandi del normale, facendo sembrare gli attori più piccoli se inseriti nello scenario complessivo.

Come ha dichiarato la regista, “La Dreamhouse non è un posto per timidi”. Non esistono né porte né finestre e le Barbie che popolano Barbieland possono darsi la buonanotte ciascuna dalla propria camera da letto, salutandosi con la mano. 
Le scale ci sono, ma perché utilizzarle se si può semplicemente fluttuare dal piano di sopra per salire direttamente in macchina? Il panorama che fa da sfondo a Barbieland è un immenso cielo azzurro sopra le montagne di San Jacinto e ovviamente non è reale, ma è un enorme dipinto interamente realizzato a mano.

Questo gioco tra proporzioni incoerenti e libertà di movimento crea un effetto straniante, volutamente finto e divertente.

Il rosa Barbie, anzi i rosa Barbie

“Impossibile dire tutte le riunioni che abbiamo avuto sul rosa. Sedevamo con tutte queste diverse tipologie di rosa, chiedendoci quale dovesse essere “il” rosa e come le diverse sfumature di rosa dovessero interagire tra loro”.  Come si evince dalle parole di Greta Gerwin, decidere il colore predominante del film non è stata un’impresa facile. Il “rosa Barbie”, anzi i rosa, sono stati scelti per creare un’atmosfera luminosa, luccicante e pop. 
“Tutto doveva essere rosa […] Mantenere quel carattere ‘infantile’ era fondamentale, volevo che i rosa fossero molto brillanti e che tutto fosse quasi eccessivo”, ha dichiarato la regista. 
Effettivamente è tutto così rosa che la lavorazione del film ha provocato una carenza del rosa fluo prodotto da Rosco, l’azienda che ha rifornito le vernici. 

Barbie è uno dei film più attesi del 2023, per il cast, per la scenografia, per i costumi, per la storia che c’è dietro, per la bravura della regista. Noi ci soffermeremo sicuramente sulle architetture di questo mondo straordinario, così irreale eppure così familiare.  

Fonti: Architecturaldigest.com, Tg24.sky.it, Style.corriere.it
Foto: Jaap Buitendijk / Courtesy of Warner Bros. Pictures, via Architecturaldigest.com

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