Valeria Spampinato

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Valeria Spampinato, catanese, ha 33 anni, vive e lavora a Catania presso lo Studio Associato SOA. Ha conseguito la laurea in Architettura presso la Facoltà di Architettura dell’Università di Catania, con sede a Siracusa e un master di II livello in Procedure di valutazione ambientale, direttore e istruttore cantieri lavoro, certificatore energetico. Ha partecipato a diversi seminari di aggiornamento tecnico, in particolare su tematiche ambientali e riqualificazione energetica. Insieme ai componenti dello Studio Associato SOA di cui fa parte si è classificata al II secondo posto, ricevendo anche una menzione speciale, al concorso di progettazione “Alt Stazione” indetto dal Comune di San Giovanni in Persiceto (BO). Il progetto riguarda la riqualificazione del piazzale della stazione centrale del comune e la riqualificazione dell’edificio denominato “Ex Arte Meccanica” da adibire a museo. E’ possibile seguirla sui canali social Facebook : Soa Spazio Oltre l’Architettura (profilo), Soa Spazio Oltre l’Architettura (pagina); Twitter: @StudioSOA; Instagram: vaspa21; Linkedin: SOA_ Spazio Oltre l’Architettura.

Cosa significa vivere questa professione a Catania? In generale pensi che la Sicilia sia il posto giusto per il lavoro di un giovane architetto come te?
Fare un lavoro criptico a molti, causa di una più ampia confusione dei ruoli professionali. Spesso la figura dell’architetto non si sa dove collocarla: o gli si dà troppa importanza ritenendola prerogativa elitaria o viene compressa riducendone le competenze.
Non sono tanto sicura che sia un problema confinato alla Sicilia. Non esistono, in assoluto, luoghi non adatti, sta a noi valorizzare le peculiarità del contesto cui apparteniamo, accettando sfide talvolta ardue.

Qual è il progetto della tua carriera di cui sei, al momento, più soddisfatta?
Il progetto della mia carriera…in questo momento la sfida è progettare la carriera stessa!
SOA è uno Spazio Oltre l’Architettura che nasce dall’esigenza di creare un luogo dove competenza e creatività si incontrano, con lo scopo di avvicinare il ruolo dell’architetto e dell’ingegnere alla collettività. Accanto all’attività puramente tecnica, lo studio svolge anche attività culturali legate al mondo dell’Arte e dell’Architettura: lo spazio diventa così officina di idee, in cui fotografia, pittura, comunicazione, grafica confluiscono in un unico grande progetto.

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In che cosa è differente lo sguardo di un giovane architetto da quello dei suoi maestri?
Lo scarto generazionale non è un deterrente: la cultura progettuale, il diverso modo di intendere intrinsecamente i principi dell’architettura non credo dipendano dall’epoca, ma sono frutto di una sintesi personale sicuramente determinata dalla condizione storica, ma comunque influenzata dalla sensibilità e creatività del singolo.

Hai un modello a cui fai riferimento? Ci indichi un architetto non più in vita e uno ancora in vita che ti piacciono particolarmente e perché?
Preferisco avere diverse contaminazioni piuttosto che un riferimento predeterminato.
“Less is more” celebre frase di Mies van der Rohe sintetizza il suo pensiero i cui capisaldi sono ordine e razionalità. Obiettivo è la riduzione della complessità dei fenomeni della realtà alla loro qualità essenziale, quindi la semplificazione non è fine a se stessa. Accetta la modernità senza subirla, plasmando la tecnica al servizio dell’uomo.
Lo studio Cino Zucchi Architetti ricerca nuove soluzioni spaziali per la vita contemporanea social housing , co-housing …) nel tentativo di rispondere ai bisogni di una società in forma consapevole e vedendo valori spesso trascurati. Tiene anche conto di un’architettura “d’accompagnamento” che non deve prevaricare, ma essere sfondo della vita quotidiana.

Quanto è importante l’attenzione per la cura dell’ambiente nel tuo lavoro di progettazione?
L’architettura è l’arte di costruire la città e i suoi spazi; non c’è progettazione che possa prescindere dall’ambiente.

E come si sposa l’attenzione per l’ambiente con l’innovazione nei tuoi progetti?
È fondamentale dare massima priorità alla sostenibilità ambientale all’interno di un quadro progettuale che non si limiti al comparto edilizio, ma si estenda alla scala urbana nell’ottica di una comprensione più esaustiva del territorio.

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Quali sono i materiali “tradizionali” che secondo te hanno più potenzialità guardando al futuro dell’architettura, mi riferisco all’ambito del benessere abitativo e della salubrità degli ambienti in genere?
L’impegno è quello di proporre un processo al contempo culturale e tecnologico per integrare la sostenibilità nel processo di pianificazione urbana e progettazione architettonica fornendo delle indicazioni imprescindibili per il raggiungimento di una consapevolezza ecologica che si pone al servizio dei reali bisogni del cittadino e contribuendo alla formazione di una sensibilità progettuale fondata sui dettami della bio-compatibilità ed eco-sostenibilità. Dovendo scegliere un materiale della tradizione, anche se può sembrare banale, preferisco il legno, lo ritengo il più flessibile.

In fase di creazione/progettazione per te c’è una dicotomia tra estetica e funzionalità, o le cose camminano di pari passo?
Vitruvio insegna che l’architettura è utilitas, firmitas e venustas e deve quindi rispondere a delle funzioni, deve garantire un’adeguata sicurezza strutturale e deve mostrarsi con appropriata bellezza.

Quanto credi sia utile la collaborazione tra progettista e aziende produttrici nell’ambito dell’ottimizzazione dei materiali adatti a realizzare nuove costruzioni o ristrutturazioni di immobili a latitudini “critiche” come quelle siciliane?
La collaborazione tra diverse figure professionali è fondamentale nello sviluppo di ricerche sui materiali e nuove soluzioni tecnologiche.

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