“Nell’Italia zona protetta”. Intervista a Francesco Triolo

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L’analisi dell’attualità e le speranze per le innovazioni già in atto da riprendere con maggiore impegno nel prossimo futuro. Tradimalt tramite il nostro collaboratore arch. Domenico Mollura, ha intervistato l’Ing. Francesco Triolo, Presidente degli ingegneri della Provincia di Messina. 

Cantieri bloccati, commesse sospese, uffici amministrativi irraggiungibili. Questi sono solo alcuni degli effetti dell’emergenza, vista dal punto di osservazione della professione di ingegnere. Presidente, come stanno reagendo l’Ordine e i suoi iscritti?

Bene da un punto di visto organizzativo, Male da un punto di vista produttivo.

Nonostante gli Uffici (mi riferisco a quelli Tecnici) per esigenze di sicurezza devono adattarsi alle stringenti e giuste norme (essendo chiusi al pubblico), funzionano molto bene (tranne qualche piccolo intoppo). Genio Civile, Urbanistica di Messina e ora anche Soprintendenza utilizzano portali telematici per l’istruzione delle pratiche. I progettisti inseriscono la documentazione o sulla piattaforma Sismica Sicilia (Genio Civile) o al SUE (Sportello Unico per l’Edilizia) tramite il portale Urbamid in modo semplice e spedito.

I funzionari (grazie a una ottima organizzazione) lavorano con ottimi risultati, alcuni in smart working, e altri direttamente in ufficio.
Le note dolenti sono legate alla possibilità di fare progetti senza sopralluoghi, non eseguire direzioni lavori, collaudi, operazioni peritali e quant’altro occorrente per lo svolgimento della libera professione. In buona sostanza nonostante gli studi possono funzionare, di fatto gli stessi, non possono operare.

Il mestiere dell’ingegnere è di tipo dinamico. Il progetto non è un mero disegno. Su carta (o al computer) si rappresenta quanto discerne da una realtà, oggi di impossibile percezione. Se i medici sono perplessi di fronte al COVID-19, gli ingegneri sono dubbiosi per il loro futuro.

L’Ordine, in accordo con il Consiglio Nazionale degli Ingeneri, ha già individuato una strategia (o magari più strategie) per la gestione della cosiddetta Fase 2, ovvero della progressiva ripresa delle attività in coabitazione con il Covid-19?

L’Ordine degli Ingegneri di Messina non è in accordo con il CNI. Pur riconoscendo tanto impegno e propulsione nel chiedere alle singole istituzioni un qualcosa di positivo per l’intera categoria, riteniamo che lo stesso Consiglio Nazionale poteva fare uno sforzo in più.

Dalla lettura del bilancio di previsione 2020, tantissime attività quest’anno non verranno svolte (Congresso Nazionale, manifestazioni, incontri, riunioni, corsi, ecc..). Economie che se aggiunte a una riduzione della spesa di € 1.460.000,00 inerente stipendi e indennità per i Consiglieri (tagli come fatto da tanti consigli di amministrazione, calciatori e qualche politico) potevano essere distribuite ai vari Ordini territoriali per aiutare e sostenere i colleghi in “sofferenza economica”.

Di fatto siamo ancora alla Fase 1. Non avendo contezza dei tempi per la rifunzionalità di studi e cantieri non si può parlare di Fase 2. In atto ci sono tantissime idee e tante parole, che vengono “sprecate” ipotizzando scenari migliori e immediati. Attendiamo ancora risultati e certezze.

Ordine Ingegneri ME_Scaffold building da PixabayIl blocco delle attività “non essenziali” è determinato essenzialmente da una generalizzata impreparazione all’emergenza (procedure di isolamento, approvvigionamento di attrezzature e dispositivi di sicurezza, carenze diffuse nel Sistema Sanitario Nazionale). Quali, invece, i limiti del mondo professionale emersi con l’emergenza?

L’impreparazione all’emergenza è più riconducibile a un problema politico che tecnico. Molti medici in trincea, sono ammirevoli. Alcuni di loro hanno sacrificato la vita, altri la sfidano quotidianamente. Un monumento per ogni medico italiano.

Purtroppo è un Italia della burocrazia e del “comando a distanza”. Tutti bravi a dispensare consigli e indicare la soluzione. Di fatto, ciò ha portato a tanta confusione.

Non si può parlare di limiti del mondo professionale, quando mancano tamponi, attrezzature e le disposizioni di protezione individuale e soprattutto strutture ricettive.

Italia del “boom” era puntellata su un sistema tecnico pioneristico che ha fatto del nostro Paese un modello (economico, produttivo ed estetico) indiscusso. Cosa non deve mancare nell’Italia post pandemica perché si possa ritrovare il conforto dell’innovazione nei campi dell’Ingegneria e non solo?

Questa pandemia di fatto avrà “effetti” su tutti i campi (oltre a quello economico). Al pari di un qualsiasi avvenimento storico, politico e culturale, cambierà le abitudini non solo degli Italiani, ma dell’intero globo. Quando stringeremo la mano a qualcuno, ci avvicineremo o ancor di più useremo “l’inflazionato” bacio sulla guancia verrà immediatamente il ricordo e forse il timore di essere contagiati da questo o altro nuovo virus.

Tutti gli “igienisti”, compresa mia moglie, avranno la soddisfazione e quindi la giustificazione di camminare con amuchina e prodotti contro virus e batteri. Sarà un caos con quanti, incuranti e menefreghisti continueranno a non adottare le più elementari regole di igiene.

Trovato nel tempo un giusto equilibrio, si può pensare a ricominciare e produrre. Paradossalmente oggi l’innovazione è data da sistemi esistenti, considerati prima secondari o sconosciuti. Il lavoro agile e fatto da casa (lo smart working), le videoconferenze, gli incontri virtuali e quindi la comunicazione a distanza. Si prospetta un mondo diverso basato su regole anti-contagio.

Come immagina il futuro prossimo degli ingegneri siciliani?

Gli ingegneri siciliani, e soprattutto quelli messinesi, stavano già da tempo conoscendo un futuro diverso e migliore (da un punto di vista organizzativo e non lavorativo) prima dell’emergenza COVID-19. A parte il virus, il mondo tecnico si stava evolvendo, soprattutto quello della pubblica amministrazione.

Oggi con la conoscenza delle Norme sulla semplificazione e la possibilità di utilizzare i portali telematici si stavano ottenendo risultati eccellenti.

Sicuramente il futuro degli ingegneri in relazione all’emergenza COVID-19 sarà direttamente proporzionale alla conclusione della stessa. Più si sta fermi e maggiori saranno i problemi indotti. L’anno 2020 si era aperto nel migliore dei modi grazie a varie agevolazioni governative e fiscali che riguardavano gli interventi sui fabbricati. Molti cantieri erano pronti a partire e in tanti avevano colto l’occasione d’intervenire su condomini e case.

Per mia indole mi piace guardare sempre il bicchiere sempre mezzo pieno. Non nascondo, che esistono problemi occupazionali e lavorativi per tantissimi ingegneri, oggi aggravati dalla recente pandemia, ma preferisco sempre pensare ad un futuro che ci riservi migliori soddisfazioni.

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